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Noi non abbiamo paura della bomba atomica, atomica, atomica…

Dopo Hiroschima e Nagasaki la paura di una distruzione totale a seguito della presenza di questa nuova e micidiale arma di distruzione che non aveva precedenti, ha costituito un solido deterrente che ha spinto per un lungo periodo a discutere su un disarmo equilibrato tra le superpotenze e una riduzione degli arsenali, compreso quelli nucleari. Ora sembra, invece, che quella sana paura sia svanita e spingersi sempre più verso il limite di una provocazione bellicista che possa provocare l’utilizzo di quell’arsenale atomico nel frattempo accumulato da diversi Stati, e bastante a distruggere il pianeta numerose volte, sia come praticare uno di quegli sport estremi ma tutto sommato a rischio che è possibile correre (fini a che la corda elastica non si rompe). Tutti in coro a canticchiare come se nulla fosse quel vecchio successo de I Giganti “… Noi non abbiamo paura della bomba/Noi non abbiamo paura della bomba/Atomica, atomica, atomica/Atomica, atomica, atomica!”, magari con i bassi di Enrico Maria Papes. Che la memoria sia evanescente nell’umanità e che questa non impari molto dalla storia, purtroppo non sono solo luoghi comuni. Magari lo fossero. E proprio su questo rapporto dell’umanità di oggi rispetto al rischio di una guerra atomica che ragiona con interessanti spunti Francesco Paolo Francione nell’intervento che ci ha inviato e che pubblichiamo a seguire.

                                              L’uomo d’oggi e la guerra atomica.                                Norberto BOBBIO, nel 1964, spaventato probabilmente anche lui per il rischio di una guerra termonucleare sfiorato a seguito della installazione dei missili a Cuba, svolse un corso sulle questioni attinenti la guerra e la pace nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino. Lezioni chiare e ricche di analisi storico – filosofiche, raccolte ora in volume da due sue allieve. ( N. Bobbio, Lezioni sulla guerra e sulla pace, Editori Laterza 2024).
Schematica ma convincente, a mio parere, risulta l’analisi degli atteggiamenti dell’uomo d’oggi dinanzi al rischio di una guerra che “ che contiene in sé la minaccia della distruzione del genere umano”, quale è appunto quella atomica. Vengono tratteggiate cinque tipologie di atteggiamenti, attualissimi, tanto che ci capita di riscontrarli anche in conversazioni con vecchi amici.
L’ottimista ad oltranza è colui che vive spensierato perché è sicuro che nessuno dei governanti, pur in possesso di armi nucleari, avrà il coraggio di usarle. Il terrore per le possibili conseguenze è talmente forte da imporre e sorreggere la pace!
Il realista è colui che, con una certa dose di cinismo, accetta il disastro della guerra atomica, ma pensa che non sarà poi la fine del mondo: aumenterà la percentuale di morti tra civili e militari, ma l’umanità continuerà il suo cammino. Se nella seconda guerra mondiale ci sono stati – si stima- sessanta milioni di morti, in una guerra atomica ce ne saranno per quattro o cinque volte tanto ma, dopo tutto, sulla Terra vivono otto miliardi di uomini.
Il fatalista è uno scienziato rassegnato al Fato: tutta la storia della vita sul nostro pianeta è una “ lugubre storia di specie animali estinte attraverso una lotta incessante per la sopravvivenza”. La fine dell’umanità, perciò, altro non sarebbe che un “ prodotto necessario dell’evoluzione naturale”; oppure, in una concezione mitico-religiosa della storia umana, sarebbe un castigo di Dio.
Il metastorico- fanatico. E’ un filosofo convinto che, per l’umanità, la vita non è il valore supremo; l’uomo può, per esempio, scegliere di porre al primo posto nella scala dei valori la giustizia o la libertà. Di conseguenza il fanatico non avrebbe timore di affermare “ fiat iustitia, pereat mundus “, non considerando che questa volta, il mondo scomparirebbe veramente e non in senso metaforico. Egli dimenticherebbe anche l’antico e saggio proverbio “ primum vivere, deinde philosophari”.
Il Nichilista integrale. E’ il vecchio professore che sogna l’aula universitaria dove ascoltava, giovanotto esistenzialista, la lezione su Nietzsche e con lui si chiedeva : è meglio l’essere o il nulla? Pensa che la guerra atomica farebbe tornare l’essere al nulla, ma ciò non sarebbe un gran male; anzi, al contrario, la guerra atomica sarebbe la vera autentica soluzione dell’enigma dell’esistenza.
La sottigliezza filosofica è tale da trattenere il vecchio sul piano delle fascinose teorie, facendogli perdere, purtroppo, il contatto con la realtà.
Le ultime due posizioni ( il metastorico e il nichilista) non sono confutabili – afferma Bobbio – perché vengono assunte come valori ultimi, come scelte, e queste non si discutono.
Sarebbe oltremodo difficile, infatti, persuadere i crociati della democrazia che è meglio essere rossi che morti. Sarebbe, però, auspicabile che nessun governante si sentisse in diritto di estendere a tutta l’umanità la sua preferenza per la libertà piuttosto che per la vita. ( N. Bobbio, Lezioni sulla guerra e sulla pace, Editori Laterza 2024, p. 217 sg). E sarebbe ancor più desiderabile che il governante risolvesse l’enigma dell’esistenza con il ritorno dell’essere al nulla , soltanto per se stesso e non per tutta l’umanità.
Sarebbe auspicabile e desiderabile, ma nulla può essere garantito oggi, in un momento storico in cui abbondano, dappertutto, governanti e Capi di Stato che potrebbero essere collocati nella categoria dei fanatici e dei nichilisti. Perché, se è vero che la guerra dipende dall’uomo, è vero anche e soprattutto che “ essa dipende da pochissimi uomini che si presentano come le immagini viventi della divinità….. La guerra ci viene dalla fantasia di tre- quattrocento persone sparse sulla superficie del globo terraqueo sotto il nome di prìncipi o governanti per i quali la guerra è un divertissement ( ivi, p. 63).
C’è molto su cui riflettere ! Ma, soprattutto, sarebbe necessario impedire a quel centinaio di persone che Voltaire chiamava prìncipi e che oggi noi chiameremmo profittatori, di continuare imperterriti il loro divertissement.

Francione Francesco Paolo.

18 luglio 2024

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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