Appena terminata la lettura dell’ultimo romanzo dell’atomico dandy, Piersandro Pallavicini (“Nel giardino delle scrittrici nude”, di Piersandro Pallavicini, Feltrinelli -Milano, 2019, pag. 240, euro 16.00), ho avuto l’impulso immediato di correre in libreria a comprare un altro suo libro; e ho trovato l’edizione economica di “La chimica della bellezza” (Feltrinelli, prima uscita 2016).
Perché quando si legge Pallavicini, rimani incollato al mondo suo. Insomma alla sua penna.
In “Nel giardino delle scrittrici nude”, romanzo tanto cappelliano da portare nel suo grembo citazioni rimandi e dediche al nostro Gaetano Cappelli, la miracolata dalla fortuna Sara Brivio, scrittrice poco nota ma che da almeno alcuni anni pubblica senza sosta e scrive con soste dettate dal calo fisiologico dell’ispirazione, ha inventato praticamente dal nulla un Premio Letterario dotato di centinaia di migliaia d’euro disponibile per il vincitore; ché Sara Brivio, ripartiamo, ha improvvisamente e inaspettatamente davvero incassato un’eredità così tanto imponente da, giustamente, cambiarle la vita. Proiettandola, innanzitutto, nello sfrenato e spasmodico bollore e consumo di vizi e superficialità.
Quando leggiamo e diciamo di qualcosa di pirotecnico, traversando sempre le matrie lettere, non possiamo che far da adesso riferimento a questo nuovo romanzo di Pallavicini.
Il parco giochi che riesce a costruire lo scrittore vigevanese, figlio eletto di Mastronardi epperò figlioletto più che altro, invero, dell’intreccio artistico fra il pure lui citato Galliazzo, con poi Ballestra, Tondelli e sorelle e cugini vari, ha spazi mantenuti per il circo e settori trattenuti per i petti gonfi della realtà più reale che c’è.
Tutto sostenuto da una fluidità di linguaggio equivalente al mestiere=lingua di Pallavicini, del pratico praticante dei film che crea.
Senza contegno e privi di vergogna come siamo, inoltre, non possiam che vantarci d’aver subito subito beccato il cammeo: un nominato premio di scrittrici e scrittori ambientato nella nostra Basilicata/Lucania (chiaramente quel Cappellini l’aveva apprezzato all’epoca anche noi).
Non a caso la migliore segnalazione favorevole al romanzo “Nel giardino delle scrittrici nude”, aggiungeremmo, è firmata dallo sferzante proprio sempre Massimiliano Parente.
Dove s’incontrano la stessa visione delle brutture del mondo dell’editoria, delle storture grandi di queste lande, con in più il talento chimico inarrestabile del Pallavicini.
BREVE NOTA BIOGRAFICA
Nunzio Festa è nato a Matera, ha vissuto in Lucania, a Pomarico, poi in Lunigiana e Liguria, adesso vive in Romagna.
Giornalista, poeta, scrittore.
Collabora con LiguriaDay, L’Eco della Lunigiana, Città della Spezia, La Voce Apuana e d’altri spazi cartacei e telematici, tra i quali Books and other sorrows di Francesca Mazzucato, RadioA, RadioPoetanza e il Bollettino del Centro Lunigianese di Studi Danteschi; tra le altre cose, ha pubblicato articoli, poesie e racconti su diverse giornali, riviste e in varie antologie fra le quali: Focus-In, Liberazione, Mondo Basilicata, Civiltà Appennino, Liberalia, Il Quotidiano del Sud, Il Resto.
Per i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Matera dei margini. Capitale Europea della Cultura 2019” e “Lucania senza santi. Poesia e narrativa dalla Basilicata”, oltre agli e-book su Scotellaro, Infantino e Mazzarone e sulle origini lucane di Lucio Antonio Vivaldi; più la raccolta poetica “Spariamo ai mandanti”, contenenti note di lettura d’Alessandra Peluso, Giovanna Giolla e Daìta Martinez e la raccolta poetica “Anatomia dello strazzo. D’inciampi e altri sospiri”, prefazione di Francesco Forlani, postfazione di Gisella Blanco e nota di Chiara Evangelista.
Ha dato alle stampe per Historica Edizioni “Matera. Vite scavate nella roccia” e “Matera Capitale. Vite scavate nella roccia”; come il saggio pubblicato prima per Malatempora e poi per Terra d’Ulivi “Basilicata. Lucania: terra dei boschi bruciati. Guida critica.”. Più i romanzi brevi, per esempio, “Farina di sole” (Senzapatria) e “Frutta, verdura e anime bollite” (Besa), con prefazione di Marino Magliani e “Il crepuscolo degli idioti (Besa).
Per le edizioni Il Foglio letterario, i racconti “Sempre dipingo e mi dipingo” e l’antologia poetica “Biamonti. La felicità dei margini. Dalla Lunigiana più grande del mondo”.
Per Arduino Sacco Editore “L’amore ai tempi dell’alta velocità”.
Per LietoColle, “Dieci brevissime apparizioni (brevi prose poetiche)”.
Tra le altre cose, la poesia per Altrimedia Edizioni del libro “Quello che non vedo” (con note critiche di Franco Arminio, Plinio Perilli, Francesco Forlani, Ivan Fedeli, Giuseppe Panella e Massimo Consoli) e il saggio breve “Dalla terra di Pomarico alla Rivoluzione. Vita di Niccola Fiorentino”.
Per Edizioni Efesto, “Chiarimenti della gioia”, libro di poesie con illustrazioni di Pietro Gurrado, note critiche di Gisella Blanco e Davide Pugnana.
Per WritersEditor, la biografia romanzata “Le strade della lingua. Vita e mente di Nunzio Gregorio Corso”.
Per le Edizioni Ensemble, il libro di poesie “L’impianto stellare dei paesi solari”, con prefazione di Gisella Blanco, postfazione di Davide Pugnana e fotografie di Maria Montano.
Per Bertoni Editore, il libro di poesie “Semplificazioni dai transiti sotto la coda di Trieste”.
Per Tarka Edizioni, il saggio narrativo “Ai piedi del mondo. Lunigiana e Basilicata sulle corde degli Appennini”.
Per BookTribu, il romanzo breve “Io devo andare, io devo restare”.