domenica, 20 Aprile , 2025
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Metti una sceneggiatura… alla Voce del Fiume

La bozza e l’idea ci sono, il luogo anche,in quel di Brienza che invita ad andare oltre tra riflessioni, fantasia, creatività, imprevisti come in quel ” Metti una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi e le note di Ennio Morricone che tengono alti i toni di una storia che si arricchisce di riflessioni, suggestioni, commenti e possibili finali. E in sintesi quello che viene fuori dal salotto letterario alla Voce del Fiume di Brienza, descritto dal ”regista” ( ci sta eccome) Armando Lostaglio in occasione della presentazione del romanzo “Respiro oltre” di Cinzia De Marzo, edito da Il filo di Arianna. Protagonisti e amici del salotto della Voce del Fiume hanno creato le premesse per continuare a scrivere, discutere come è sempre più raro e vedere. Merito della cultura e della voglia di farla…

Salotto letterario alla Voce del Fiume di Brienza.

Un’atmosfera di cultura e di respiro internazionale è stata creato da Rocchina Adobbato nella sua Dimora di charme La Voce del Fiume, a Brienza. La presentazione del romanzo “Respiro oltre” di Cinzia De Marzo, edito da Il filo di Arianna, ha dato spunti di riflessioni di spessore elevato, fra artisti avvocati e intellettuali, politici. Introdotti dal sindaco della cittadina di Mario Pagano, Antonio Giancristiano e dalla padrona di casa, Rocchina Adobbato, la serata ha visto la presenza della Consigliera regionale Dina Sileo che ha espresso parole di elogio alla iniziativa culturale in un luogo straordinario, promossa anche dal CineClub De Sica Cinit. Ad interloquire con l’autrice è stato Armando Lostaglio, critico di cinema e giornalista che ha trovato nel libro spunti cinematografici, dal “The nel deserto” di Bertolucci alla Sindrome di Stoccolma.

L’autrice Cinzia De Marzo è avvocato di origine barese, specialista in diritto dell’Unione europea a Bruxelles, si occupa anche di clima e di turismo culturale. E da qualche tempo si dedica con impeto e competenza alla scrittura. Dopo aver dato alle stampe “Clausura liberatoria” , ritorna con questo racconto di viaggio, interiore quanto fisico, fra varie umanità e luoghi dell’anima. Il nuovo romanzo si apre infatti con un verso di Henry Miller: La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose.

Nel vortice delle emozioni che travolgono i protagonisti del romanzo, la narrazione si snoda in momenti temporali diversi, attraverso il racconto di due donne. Voce narrante è quella di Amelie, aspirante regista cinematografica che mette in gioco anche il rapporto controverso con i propri genitori. Si va indietro nel passato con il diario di viaggi di Clara, giornalista e compagna del pittore Akim, coppia al limite del masochismo. La cornice geografica di riferimento spazia tra Napoli e Roma, passando per Milos in Grecia, sino a giungere in India e Marocco, conducendo il lettore in un’atmosfera esotica, ad un ritmo blando e costante. A corollario di tali vicende relazionali dominano i sentimenti di ciascuno, con diversi stati di sospensione.
Intrecci su vari livelli emotivi: rapporti madre figlia, madre assente e figlia che si lega ad una madre che non lo sarà mai; relazioni difficili di coppia al limite della Sindrome di Stoccolma; il lettore si crea un proprio film che evoca, dicevamo, Il thè nel deserto di Bertolucci (tratto da Paul Bowles). Amelie, l’io narrante, Clara ne diventa il suo alter ego, Akim è l’artista disperato che maltratta Clara cui rimane fortemente attratta. Un film già scritto. Un viaggio fisico e uno nell’anima, nel senso più profondo. Il pubblico della Voce del Fiume è stato brillantemente coinvolto dal racconto.

(Armando Lostaglio)

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