Guest star dell’Urban Street Art Matera Festival che parte oggi e si svilupperà per sei giorni nel rione Piccianello di Matera sarà David Vecchiato detto Diavù, un artista poliedrico e multiforme che ha attraversato gli ultimi vent’anni di pop culture italiana ed europea da protagonista assoluto. Assume le sembianze, di volta in volta, del pittore, scultore, editore, musicista, illustratore, cartoonist, vocalist, speaker e dj radiofonico. Dell’ artista arrabbiato e irriverente, con il colore sovraccarico e lo schizzo metamorfico, il gusto del polisenso e del polisegno, un interprete dell’icononogia postwharholiana dei miti d’oggi. Di questo artista che si dividerà tra Piccianello e la sua personale/work in progress “Diavù on the Rocks” che terrà nella MOMART Gallery di via Buozzi dal 23 giugno al 30 luglio prossimi.
Pubblichiamo di seguito la nota di Damiano Laterza che presenta questa interessante presenza artistica nella Città dei Sassi.
DIAVÙ AIUTACI TU!
(Testo critico di Damiano Laterza)
Quando la direttrice artistica della Momart Gallery e dell’Urban Street Art Matera Festival, Monica Palumbo, mi ha chiesto un parere su quale profeta dell’arte pubblica portare nella Città dei Sassi onde impreziosirla coi fermenti visivi più attuali – e all’insegna di una fruizione davvero partecipata degli stessi – non ho avuto dubbi: Diavù!
«Se penso a Matera, mi viene in mente il passo di Carlo Levi quando dice che la città ha la forma di un imbuto rovesciato, simile a quello che a scuola immaginavamo essere l’inferno di Dante. Questa descrizione mi ha molto stimolato. Non ci sono mai stato e non vedo l’ora di venirci!» così dichiarava l’artista accettando immediatamente, e senza esitazione alcuna, l’invito a venire a creare a Matera, che gli era stato testé rivolto.
Diavù on the Rocks è il titolo della personale/work in progress che David Vecchiato detto Diavù terrà in galleria mentre sarà contemporaneamente coinvolto nella realizzazione di un murale altamente evocativo, nel degradato quartiere di Piccianello. Uno sdoppiamento, per questo artista-macchina, pop nel DNA, social oltre ogni schermo, touch perché puoi toccarlo – e modificarlo – biz perché se puoi permettertelo, puoi comprarlo e appenderlo in casa. O puoi fare un investimento. Un sicuro investimento.
Ecco perché “On The Rocks”. Perchè è tra le rocce, dentro i Sassi – sulla trafficatissima Via Buozzi e a ridosso della Piazza mozzafiato di San Pietro al Caveoso, location della ipogea MOMART Gallery – che l’opera di Diavù si svelerà per mezzo di tavole iconiche riproducenti i suoi lavori outdoor più famosi. Oppure no, visto che c’è anche una tela inedita, un lavoro per strada non ancora eseguito o che non verrà mai realizzato. Uno studio. Un capriccio. Chicche di culto, nelle viscere dell’imbuto di cui sopra.
“On The Rocks”, poi, è un drink di sicuro rinfrescante. “Cool” si diceva fino a poco tempo fa. Cioè nuovo. Matera è come una verginella inesperta e assetata di tutto, in questo momento. La grande arte può solo aiutarla a risorgere ancora più splendente e a rinforzare l’autostima, in vista del debutto in società, previsto nel 2019, quando entrerà nella modernità come modello d’insediamento umano e culturale da imitare.
“On The Rocks”, inoltre, perché nello slang degli street artist newyorkesi significa “be in trouble” cioè “mettersi nei casini”. Ed è quello che sta facendo Diavù, venendo a Matera. La bellezza straordinaria di questa città è causa di turbamenti negli artisti. Per fortuna sappiamo che in questi esseri speciali lo scompiglio è generativo – la RESILIENZA è un cluster verriano che amo molto – quindi sarà un inferno estatico che gli farà bene. La sua arte ne uscirà trasformata e Matera avrà nutrito ancora la civiltà della sua essenza. La missione sarà dunque compiuta. Non vi resta che venire a vedere da vicino la discesa agl’inferi dello street artist romano più famoso, colui che di sali e scendi per le scale ne sa qualcosa, visto il suo straordinario progetto anamorfico in corso nella Città Eterna.
Scalinate anonime che diventano il pretesto per raffigurazioni incredibili di femmine fatali della storia del cinema che forse le percorsero, forse no. Il tutto a partire dall’utilizzo di una proiezione chiamata anamorfosi – che crea l’abbaglio della terza dimensione. Oggi la chiamiamo “3D Art”, ma è la stessa che nel ‘700 (e pure prima) si usava per decorar soffitti e creare inganni architettonici. “Trompe l’œil”, dicono i francesi. Tra i re-inventori di tali incanti ottici c’è Kurt Wenner, architetto americano ed ex illustratore della NASA. Dice di ispirarsi a un certo Andrea Pozzo (1642-1709) architetto, decoratore e teorico dell’arte, cantore del tardo barocco illusionistico e membro laico della Compagnia di Gesù.
Con questa tecnica è possibile trasformare luoghi quotidiani in scene fantastiche: squali in eruzione da marciapiedi, voragini e bisettrici suburbane, strade e corsi d’acqua a cascata che attraversano quartieri anonimi. Diavù, però, è andato oltre. Nell’illusione da lui creata, infatti, la scala non è più reale ma regredisce quasi in 2D, si trasforma in schermo per la proiezione di un fotogramma che, quando sali o scendi i gradini, scompare decisamente per lasciar spazio a incomprensibili pennellate. Poi, quando ci si allontana e si conquista il giusto punto d’osservazione, l’immagine ricompare in tutto il suo splendore. Miracolo!
Infine, perché Diavù in galleria? La risposta è semplice: perché l’arte è di tutti e non è di nessuno, anzi, è bene che ogni tanto sia di “qualcuno”. Nel senso che il mercato fa bene all’arte. In questo caso le opere di Diavù sono in vendita. Il ricavato serve a permettere all’artista di realizzare sempre nuovi e più entusiasmanti progetti di arte pubblica, i quali sono sacrosanti ma molto difficili da far finanziare e spesso autofinanziati – persino Christo, il più grande Land Artist vivente, si è pagato da solo la realizzazione della sua ultima straordinaria opera galleggiante, la passerella sul Lago d’Iseo, costata 15 milioni di dollari.
Ecco, adesso potrete permettervi un Diavù tutto per voi, da mettere in salotto, in bagno o dove preferite. Un’occasione più unica che rara da non lasciarsi sfuggire.

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