Platone e la sua “caverna ” riportata nell’opera ‘’ La Repubblica’’ per approfondire pensiero e rapporto con gli altri. Un mito che ancora oggi è un fondamento universalmente riconosciuto per la storia del pensiero occidentale, tanto da essere riproposto anche in moderne sceneggiature cinematografiche, quali The Truman show o la trilogia di Matrix. E poi la ricerca di verità, passando nelle dimensioni del Tempio, che spesso segna una linea di demarcazione tra sacro e profano . Ma c’e dell’altro nella lunga e articolata descrizione di una “tavola architettonica riccamente scolpita’’ come evidenzia il Maestro Pietro Andrisani, da un fratello, durante l’ultima tornata,in camera di Apprendista, della R:. L:. Quinto Orazio Flacco, Orgoglio Europeo, N. 1500 all’Or di Matera. Tanti gli spunti di riflessioni per quanti vorranno soffermarsi su rispetto della dignità umana, delle idee altrui, della tolleranza, della solidarietà e della fratellanza. Valori universali dei quali la società contemporanea ha bisogno per rinnovarsi, superare gli stress e i conflitti che contribuiscono ad alzare i muri della incomunicabilità e della intolleranza.
IL MASSONE FONDA LA SUA VITA NEL TEMPIO E NEL MONDO PROFANO SU DI UNA CONTINUA RICERCA DI PERFEZIONAMENTO RIVOLTA ALL’ACQUISIZIONE DI UNA PIU’ AMPIA CONOSCENZA DI SE STESSO E SULL’AFFINAMENTO ETICO RIVOLTO AL BENE COMUNE ED ALLE VIRTU’.
Maestro Venerabile, Fratelli tutti, sono umilmente grato di poter fornire alcune modeste occasioni di riflessione sul complesso ed interessante argomento propostomi.
Il Templum, in latino, soleva originariamente definire una parte di cielo e di terreno, dalla cui osservazione gli àuguri traevano presagi. È passato poi ad indicare una porzione di terra consacrata in uno all’edificio sacro ivi eretto. Il Tempio ascrive a sé un concetto di separazione, un muro o addirittura una linea che separa ciò che è sacro da ciò che è profano. È un luogo da sempre antropologicamente rilevante, in quanto riesce a dare, al di là della comunità in esso raccolta, ineguagliabile profondità alla meditazione ed all’azione, astraendola dall’avvicendarsi delle premure quotidiane. È un concetto che ci protegge dalle generalistiche globalizzazioni che vogliono ogni luogo uguale ad un altro.
Nessuno più di noi, carissimi Fratelli, può rappresentare quanto la nostra “Tornata” ci infonda sempre ed ogni volta di più “serietà, senno, benefizio e giubilo”.
La Tornata ci separa, quasi miracolosamente, dal mondo profano, dalle sue grida, dai suoi affanni, dai suoi metalli.
Prima della mia rinascita iniziatica non avrei compreso perché tanti fratelli, dopo una giornata di lavoro, di ansie, ed affrontando anche fastidiose distanze provino un palese entusiasmo ed appagamento nei lavori di Loggia.
Non me ne vogliate, fratelli, ma ancora non saprei facilmente spiegare, perché ne abbia subito anch’io lo stesso fascino.
Il Tempio non è quindi solo il microcosmo sacro, dove si realizza la dottrina esoterica dell’Ordine, ma è il luogo, dove io, certamente insieme a tutti voi, mi sento sempre più a mio agio.
Il miglior insegnamento che vi si può cogliere non ha carattere nozionistico, ma renderà la nostra psiche sempre più aperta, più duttile, disponibile. La curiosità è innata nell’uomo, ed è fondamentale, affinché egli possa progredire sulla via del sapere, ma va sostenuta da una continua tensione, il cui calo può indurre a confondere i mezzi con il fine ed interrompere il nostro cammino evolutivo ben lontani dalla meta.
Quindi i simboli del Tempio hanno lo scopo di indurre ad una profonda riflessione sulla capacità e volontà dell’adepto di mantenere alta la tensione verso il proprio perfezionamento e la propria crescita interiore.
Più che regole la Massoneria fornisce [soprattutto] principi e valori con i quali orientare il nostro cammino anche nella comunità profana. Il perfezionamento a cui tende il massone dentro e fuori dal tempio è una ricerca senza fine, un percorso individuale che percorre il dubbio e si fonda sulla cautela verso ogni verità, soprattutto se imposta come dogma.
Essa mira a liberarci della “caverna platonica” e ad affrancarci da ogni realtà impostaci o manipolata, che nel mito del filosofo greco era solo riflessa, olografica.
Non è un caso che il mito della caverna costituisca ancora oggi un fondamento universalmente riconosciuto per la storia del pensiero occidentale, periodicamente persino riproposto anche in moderne sceneggiature cinematografiche, quali The Truman show o la trilogia di Matrix.
Né è un caso che, per molti di noi, possa rappresentare un’allegoria di un percorso iniziatico verso la conoscenza ed il perfezionamento etico.
Nel pensiero arcaico il concetto di progresso era assente, anzi la storia umana era concepita come un allontanamento dalla mitica “età dell’oro”, dopo la quale si pensava addirittura ad un regresso. Nei secoli a venire, la coscienza del progresso affiorò solo debolmente e timidamente nella civiltà latina, da cui etimologicamente perviene, pro (avanti) gressus (passo), per avere, poi, uno spiraglio esclusivamente trascendentale, nel pensiero ebraico cristiano.
L’orgoglio razionale e consapevole del cammino umano cominciò a farsi strada soltanto dopo Giordano Bruno, per proseguire con Bacone, nella cui “Nuova Atlantide”, l’isola di Bensalem si concretizza in una società ideale, con perfetta convivenza morale e civile tra gli uomini, dove solo la conoscenza ha liberato l’umanità dagli idoli.
La Massoneria non può prescindere dallo scavare oscure e profonde prigioni al vizio ed innalzare templi alle virtù per il bene dell’umanità.
Il progresso le appartiene!
Il Fratello in essa e con essa si evolve sfidando e superando ogni certezza supina ed appiattita.
Il Massone è diverso dal Cristiano. Questi ha un rapporto di intimità personale con Dio, un rapporto di preghiera, che, al contrario non è essenziale per il nostro G.A.D.U. che vuole essere esclusivamente un ideale regolativo a cui conformare la nostra attività etica. I sacramenti cristiani vogliono esprimere il diretto intervento di Dio nella storia dell’uomo; la ritualità massonica si estrinseca invece all’interno di un progetto di perfezione morale che l’uomo, anzi il Massone, propone a se stesso. La perfezione massonica è connessa ad un ideale di miglioramento dell’uomo, da un punto etico, senza il quale non si può avere nemmeno quello sociale.
Per Giordano Bruno, il Cristianesimo ha un’etica decadente, perché non invita i propri fedeli all’amore per la conoscenza ed a compiere imprese utili per il benessere della comunità, ma impone loro la disciplina “asinina” della rassegnazione dell’ascolto, in attesa della beatitudine ultraterrena.
Perdonerete i miei studi profani, ma le scienze economiche hanno spesso affrontato questa sfida, pur se limitata a mera produzione o distribuzione di beni e servizi. Ne siano esempio l’ottimo paretiano, o il toyotismo, la qualità globale perseguita dalla casa automobilistica, concetto fondato sul KAI ZEN giapponese, ovvero miglioramento continuo.
Il primo perseguiva la migliore allocazione delle risorse in assenza di danno ad altri; il secondo mirava ad un quotidiano miglioramento dell’efficienza produttiva, pur se attraverso l’umanizzazione del posto di lavoro.
Ne è ulteriore prova l’attuale ricerca continua di uno sviluppo sostenibile.
Ma le teorie economiche, concettualmente asservite alla produzione ed assegnazione di beni e servizi, trattano entità finite, limitate, magari grazie al progresso demoltiplicate, ma comunque limitate.
Così non è per l’uomo, per le sue conoscenze, per la sua morale che non ha mai cessato di stupirci meravigliosamente o, aimè, a volte, spaventosamente.
Il perenne miglioramento dell’uomo è la sfida che affascina l’umanità. Ogni record sportivo è presupposto del suo prossimo superamento.
“Siate comunque sempre il meglio di qualsiasi cosa siate”, concluse Martin Luther King, che pur se affiliato solo post mortem, ebbe certamente tutti i numeri per rappresentare l’ideale dell’impegno massone nella società.
Né va dimenticato l’impegno richiesto all’uomo dal “nostro” Giuseppe Mazzini, nei “doveri dell’uomo”.
La sua opera, sovente accusata di astrattismo del dovere, ha d’allora fino ai nostri giorni indotto anche i più grandi statisti ad esortare i propri cittadini a non chiedere quello che lo Stato fa per essi, ma quel che loro fanno per lo Stato.
Mi sono imbattuto in tanti scritti sulla morale e sull’etica e sull’esistenza o meno di un‘etica massonica, da contrapporre eventualmente ad un insieme di norme morali che un contesto sociale può imporre consapevolmente o meno.
La sua etica diventa esemplare fondata sul rispetto della dignità umana, delle idee altrui, della tolleranza, della solidarietà, della fratellanza.
Per noi parli il I dei nostri Antichi Doveri, che vorrei ripercorrere:
“Un Muratore è tenuto, per la sua condizione, ad obbedire alla legge morale; e se egli intende rettamente l’Arte, non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso. Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese ad essere della Religione di tale Paese, oggi peraltro si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella religione nella quale tutti gli uomini convengono, ossia essere uomini buoni e sinceri o uomini di onore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possono distinguere; per cui la Muratoria diviene il Centro di Unione e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti”.
Fratelli, da tre secoli e forse da molto di più amiamo definirci orgogliosamente come uomini liberi e di buoni costumi.
Nell’opportuno silenzio dell’apprendista ho ascoltato più volte il rituale, l’ho riletto, l’ho meditato.
Lo trovo come l’apoteosi della libertà, dell’uguaglianza, della laicità.
In quale altra comunità o istituzione, un Presidente degli Stati Uniti D’America, invitando un Fratello a visitare la sua Loggia, avrebbe potuto dirgli “abbiamo un ottimo Maestro Venerabile, è il mio giardiniere”. CATERINA ii
Fratelli, trovo la massoneria perfetta, a me ed a tutti noi il compito di somigliarle e di appartenerle sempre di più.
Fratelli, siamo uomini liberi e di buoni costumi, ma non lo siamo per titolo cartolare, per certificati esibiti, lo siamo perché, nostra sponte, abbiamo deciso di sgrezzare incessantemente la pietra, di ricordare sempre il testamento scolpito nel gabinetto di riflessione, di seguire incessantemente il V.I.T.R.I.O.L.
Fratelli, siamo uomini liberi e di buoni costumi e quindi non potranno scalfirci i sospetti e le ingiurie di coloro, che, per mediocre e facile complottismo, troveranno sempre un colpevole nella Massoneria, in una religione, in un’etnia, in un partito, in una squadra di calcio. Aimè l’animo umano è solito proiettare le proprie paure al di fuori di sé, immaginando che i propri mostri interiori si annidino ovunque, ed altrove.
Fratelli, liberi e di buoni costumi, ma uomini, miglioreremo ancora ed incessantemente, rammentando la parola “virtù” con cui venimmo iniziati; senza timori, in pochi o in tanti, poco importa.
Del resto, la storia, e non solo della nostra comunità, ci ha insegnato che i gruppi iniziatici e le grandi scuole hanno basato la loro forza e la loro longevità, non soltanto sul numero degli adepti, ma soprattutto e preliminarmente sulla loro qualità.
Fratelli della Mia Loggia siete uomini liberi e di buoni costumi, come tali vi riconosco e come tali vi ho riconosciuto, quando, nel mio terrore di un personale dolore, vi ho sentito vicino, quando Voi, Maestro Venerabile, in quei frangenti con grande umanità, siete stato nulla di meno del mio Maestro Venerabile.
Ho detto.
e. m.
