mercoledì, 26 Marzo , 2025
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Le frontiera oltre il margine. Per il superamento dei confini.

Sconfinare. Viaggio alla ricerca dell’altro e dell’altrove”, a cura di Donatella Ferrario, AA.VV. (Arslan, Borgna, Khouma, Lucas, Magris, Tolentino Mendonça, Rumiz, Yehoshua e un ricordo di G. Pressburger, prefazione di Furio Colombo, postfazione di Nello Scavo, Edizioni San Paolo (Cinisello Balsamo, 2018), pag. 222, euro 16.00.

La superba antologia di scritti “Sconfinare”, che la curatrice dell’opera, la giornalista Donatella Ferrario, destina ai nostri studi è necessità di lettura, obbligo per la crescita, materiale per la mente, ragionamenti contro l’involuzione culturale.

L’introduzione di Ferrario, oltre ovviamente a omaggiare Pressburger, scomparso prima che il libro fosse pubblicato, omaggia le illuminazioni dell’altro grande assente, prematuramente deceduto anch’egli, Alessandro Leogrande. E continua spiegando che il viaggio nello sconfinamento inizia a Milano con Pap Khouma, che è arrivato in Italy trent’anni addietro.

Poi ci si sposterà a Trieste, con gli illustri Claudio Magris e Paolo Rumiz, passando insomma dal Caffé Tommaseo. Lisbona, invece, è segnata dal teologo e poeta José Tolentino Mendonça. Mentre lo psicologo Eugenio Borgna è ‘incontrato’ nel suo studio di Novara. Prima di passare allo sguardo e agli sguardi del mitico fotoreporter Uliano Lucas. A Padova ecco, invece, il dialogo interiore e verso l’altro tra Italia e Armenia, grazie alla scrittrice Antonia Arslan: tra Oriente e Occidente; Abraham Yehoshua appare addirittura dal Museo Nazionale dell’Ebraismo di Ferrara.

Con i miei compagni di viaggio ho superato i confini. (…) Mi sono contaminata”, scrive Donatella Ferrario.

Obiettivo del libro – dirà poi –: quanto è mobile il termine confine, quando è vasto il suo orizzonte semantico”. Perché, ovviamente, dobbiamo sempre vedere il confine come ponte.
Il tempo presente è spietato. Anzi, troppi protagonisti di questi nostri tempi stanno costruendo un mondo spietato. Si pensa alle barriere.

Ma Magris nel suo saggio cita almeno i confini dell’Italia orientale, adesso vicino a Trieste, che da spazi d’odio sono diventati “pacifici, aperti e liberi”.

Il “milanese” nero Khouma ricorda la partenza dal Senegal, l’attraversamento del Mali e della Costa d’Avorio ecc. Che straniero significa “semplicemente il fatto di uscire dalla propria casa, si comincia da lì”. Esempio, ancora, “Quando ero giovane, a Dakar, l’appartenenza era quella del quartiere. Chi vi abitava ne faceva parte, indipendentemente dal colore della pelle, nera o bianca, o dall’etnia”.

In Costa d’Avorio con costanza gli rimembravano di non esser in Senegal… E nell’intermezzo, Donatella Ferrario sottolineerà opportunamente: “L’apertura fa crescere come una pianta rigogliosa: il restare arroccati, asserragliati, rende aridi, ci esclude”.

Rumiz appartiene alla frontiera e la frontiera appartiene a Rumiz. Con, in, verso un tempo fermo, fermato. Alla stregua degli scacchi bloccati.

I confini ti sembrano offrire la garanzia che al di là ci sia qualcosa di diverso”, insegna Rumiz. Un Paolo Rumiz che poi, fornendoci un altro insegnamento magnifico, preme sul discrimine fondamentale tra il muro e la frontiera; il primo, orribile. L’essenza stessa del respingimento. La seconda, fascinosa, da valicare, quindi indubbiamente attraente.

La scuola dell’attesa, invece, per Mendonça. Come un “laboratorio dell’arrivo” (formula letteraria stupenda, tra l’altro).

Ogni sezione del libro è composta da una scrittura saggistica dei “compagni di viaggio” della curatrice del volume agganciata a un’intervista agli stessi.

Ogni angolo di visuale ci rendere una parte di mondo, di mondi.

Dovremmo esser più abituati ai caravanserraglio delle migrazioni, piuttosto che al rifiuto dell’accoglienza delle marce per estrema indigenza.

Da un spicchio di sud del mondo, da uno dei tanti altri margini degli imperi, non possiamo che sperimentare il rispetto delle differenze. Che dovrebbe esser il concetto invero più scontato.

 

Nunzio Festa
Nunzio Festa

BREVE NOTA BIOGRAFICA

Nunzio Festa è nato a Matera, ha vissuto in Lucania, a Pomarico, poi in Lunigiana e Liguria, adesso vive in Romagna.

Giornalista, poeta, scrittore.

Collabora con LiguriaDay, L'Eco della Lunigiana, Città della Spezia, La Voce Apuana e d'altri spazi cartacei e telematici, tra i quali Books and other sorrows di Francesca Mazzucato, RadioA, RadioPoetanza e il Bollettino del Centro Lunigianese di Studi Danteschi; tra le altre cose, ha pubblicato articoli, poesie e racconti su diverse giornali, riviste e in varie antologie fra le quali: Focus-In, Liberazione, Mondo Basilicata, Civiltà Appennino, Liberalia, Il Quotidiano del Sud, Il Resto.

Per i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Matera dei margini. Capitale Europea della Cultura 2019” e “Lucania senza santi. Poesia e narrativa dalla Basilicata”, oltre agli e-book su Scotellaro, Infantino e Mazzarone e sulle origini lucane di Lucio Antonio Vivaldi; più la raccolta poetica “Spariamo ai mandanti”, contenenti note di lettura d'Alessandra Peluso, Giovanna Giolla e Daìta Martinez e la raccolta poetica “Anatomia dello strazzo. D'inciampi e altri sospiri”, prefazione di Francesco Forlani, postfazione di Gisella Blanco e nota di Chiara Evangelista.

Ha dato alle stampe per Historica Edizioni “Matera. Vite scavate nella roccia” e “Matera Capitale. Vite scavate nella roccia”; come il saggio pubblicato prima per Malatempora e poi per Terra d'Ulivi “Basilicata. Lucania: terra dei boschi bruciati. Guida critica.”. Più i romanzi brevi, per esempio, “Farina di sole” (Senzapatria) e “Frutta, verdura e anime bollite” (Besa), con prefazione di Marino Magliani e “Il crepuscolo degli idioti (Besa).

Per le edizioni Il Foglio letterario, i racconti “Sempre dipingo e mi dipingo” e l'antologia poetica “Biamonti. La felicità dei margini. Dalla Lunigiana più grande del mondo”.

Per Arduino Sacco Editore “L'amore ai tempi dell'alta velocità”.

Per LietoColle, “Dieci brevissime apparizioni (brevi prose poetiche)”.

Tra le altre cose, la poesia per Altrimedia Edizioni del libro “Quello che non vedo” (con note critiche di Franco Arminio, Plinio Perilli, Francesco Forlani, Ivan Fedeli, Giuseppe Panella e Massimo Consoli) e il saggio breve “Dalla terra di Pomarico alla Rivoluzione. Vita di Niccola Fiorentino”.

Per Edizioni Efesto, “Chiarimenti della gioia”, libro di poesie con illustrazioni di Pietro Gurrado, note critiche di Gisella Blanco e Davide Pugnana.

Per WritersEditor, la biografia romanzata “Le strade della lingua. Vita e mente di Nunzio Gregorio Corso”.

Per le Edizioni Ensemble, il libro di poesie “L'impianto stellare dei paesi solari”, con prefazione di Gisella Blanco, postfazione di Davide Pugnana e fotografie di Maria Montano.

Per Bertoni Editore, il libro di poesie “Semplificazioni dai transiti sotto la coda di Trieste”.

Per Tarka Edizioni, il saggio narrativo “Ai piedi del mondo. Lunigiana e Basilicata sulle corde degli Appennini”.

Per BookTribu, il romanzo breve “Io devo andare, io devo restare”.

nunziofesta81@gmail.com.

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