La collana ” Matera Sotterranea”, delle edizioni Magister, che raccoglie un interessante lavoro di ricerca portato avanti negli anni con passione da Enzo Viti e Teresa Lupo ci propone, con il numero 9 dedicato alle Cave a Pozzo, un itinerario strutturato e ricco di sorprese che merita un progetto di visita da offrire stabilmente a cittadini e turisti, per accrescere le potenzialità dell’offerta di visita e di conoscenza e per far conoscere quella che sono anima e storia della Città dei Sassi. Ma continuiamo a scontare le conseguenze, della insensibilità e mediocrità di gestione dei beni pubblici, che volutamente ignorano cosa significhi aver amore per Matera. Aggravata dall’assenza di una programmazione degna di tal nome e affidata a professionalità che si occupino a tempo pieno di turismo. Vecchio discorso…e, intanto, si arretra con le ricorrenti lamentele ( e meno male che c’è stato il presepe vivente nei Sassi, organizzato da privati) sul che fare ?quando sopraggiunge il calo di arrivi e presenze.
E allora, in attesa di tempi giusti e di competenze appropriate, non resta che apprezzare quanto hanno descritto Enzo Viti e Teresa Lupo con le Cave a pozzo, lungo un itinerario con dovizia di mappe, foto, descrizioni che comprende l’arcinota Casa Cava, Cava Candeloro e le Cave – neviere. L’ausilio di una mappa, nel comprensorio tra via Santa Cesarea, via Tommaso Stigliani è utile per capire cosa è accaduto in quella zona tra il 1600 e il 1700, quando i foggiali dismessi lasciano spazio alla realizzazione di nuovi edifici e parte di quelle cave è utile per tagliare blocchi di calcarenite per le costruzioni o per altri usi. Negli anni Ottanta- sintetizziamo- Enzo Viti tra curiosità e ricerca attiva quella esplorazione sul campo, anzi, sotto la superficie stradale che lo porta a infilarsi in cunicoli e anfratti, spesso bui che lasciano intravedere che in fondo c’è qualcosa da riportare alla luce. Un lavoro fatto a tentoni, con la mano che tocca superfici modellati e che si fanno spazio tra conci, umidità, , detriti e rifiuti d’ogni sorta. Ma nel valeva la pena. Eccome. Ed è la storia narrata di Casa Cava, oggi auditorium dall’acustica esemplare frutto di volontà, intuizioni partite dall’Onyx jazz club, sostenute da una Amministrazione comunale lungimirante…e dalla progettualità del progettista materano architetto Renato Lamacchia, che ha rispettato i luoghi e utilizzato soluzioni gestionali e di fruibilità che destano ammirazione ancora oggi.
Lamacchia ci ha tenuto a riportare un suo ricordo del ”giovane” Enzo Viti, conosciuto mezzo secolo fa…nello studio dell’ingegner Piergiorgio Corazza, al quale affidò ”i rilievi per della prima residenza dei nobili Gattini, a fianco della Torre Metellana, per redigere un progetto nato da un’idea del pittore spagnolo Josè Ortega che, transitando da Matera in quegli anni ( esule in Italia durante la dittatura del ‘caudillo’ Francisco Franco ndr) aveva ipotizzato in quel sito ,la formazione di una scuola per Arti applicate, legata alla cultura mediterranea. Mi resi conto – continua l’architetto- che Enzo andava aldilà del semplice rilievo geometrico. I suoi disegni erano ricchi di notizie e di particolari. Mai avrei immaginato che da allora Enzo sarebbe diventato l’autore di una immensa produzione di materiali rilevati: palazzi, case grotte, foggiali, cave neviere, cisterne e tanto altro. Mi colpiva di Enzo la velocità e la precisione dei rilievi realizzati senza i mezzi attuali. Per un progettista i rilievi sono importanti come per un medico le radiografie: se restituiti bene, suggeriscono già le soluzioni da adottare, operazione che è molto diversa dal progetto che parte da un foglio bianco”. Una sintesi di reciproca stima continuata negli anni e che Enzo Viti,inarrestabile nel lavoro di memoria storica del territorio, insieme a Teresa Lupo che troviamo non solo nella descrizione dell’antico sotterraneo ”ritrovato” che è Casa Cava ma anche nella Cava Candeloro, poco conosciuta ai più, nell’omonimo palazzo, o quelle dei Radogna, Enselmi, senza dimenticare le cantine che conservano un loro fascino per via dei palmenti, scalinate, spazi destinati alle botti o di una testa apotropaica o delle cave neviere che rappresentano una tecnica tradizionale antesignana dei nostri frigoriferi. Altri tempi. E poi le grotte abitate, dotate di focolari, cucine ”economiche” con un piano cottura, piastrellato, alimentato a legna e sui quali le massaie collocavano per caldaie in rame o pentoloni per cuocere le pietanza. Mentre in fondo, nella stalla, il mulo consumava la biada.
Luoghi identitari con tanto di citazione dei proprietari (pag. 41) nel vicinato di via Santa Cesarea. Una strada che costeggia i rioni Sassi lungo il Piano, toccando piazza Plebiscito, l’antica Corso Umberto I, via Ridola, fino a via Casalnuovo dove negli ipogei di Palazzo Lanfranchi ci sono ambienti che abbiamo visitato durante l’anno di Matera capitale europea della cultura 2019, apprezzando – attraverso spazi e scalinate- casa neviera e cantina tornati utili come rifugio antiaereo durante la Seconda guerra mondiale. Via Casalnuovo riserva altri spazi destinati a palmento e a frantoio, oltre che a neviere e in alcuni anche graffiti, con disegni , date che vanno dal 1643 al 1848, e poi cisterne (una caratteristica dei rioni Sassi) chiese rupestri come quella di Sant’Andrea e a Cappuccini anche una antica conceria, per anni adibita a carrozzeria. Per quel luogo si era parlato, durante la giunta guidata dal sindaco Raffaello De Ruggieri, di recupero e valorizzazione. Ma la cosa è rimasta ferma come una molazza o nel silenzio, per stare in tema, di una pecchiara che ha perso da tempo la presenza delle api.
Un percorso che porta ai siti rupestri di Agna e, fuori porta, lungo la vecchia strada dell’Appia (ricordate la beffa del mancato inserimento di quel tratto della Regina Viarum tra i beni dell’Unesco? con tutta la coda di polemiche locali e nazionali legate alla ex ministro dei Beni culturali Gennaro Sangiuliano?) fino alla Cava del Sole. Anche qui cava a pozzo a uso neviera, cisterna e il mancato uso dei luoghi che ha privato la città ( ritorniamo alla mediocrità di quanti gestiscono la cosa pubblca) di uno spazio per concerti di richiamo nazionale.
Non resta che una preghiera al Santuario della Palomba, Enzo Viti e Teresa Lupo non si sono risparmiati, o lungo il solco della memoria al rione San Pardo sui luoghi dov’era un tempo la sede principale dell’Istituto tecnico industriale ” G.B Pentasuglia” ( la succursale in via Annunziatella) con gli ambienti dedicati alla vendita di Benzina e Olio. Retaggio dell’economia di prossimità degli anni Cinquanta, che riportano a uno slogan calcistico biancazzurro: ”Olio, petrolio, benzina e minerale . Per battere il Matera ci vuole la nazionale”. Chissà che non sia la volta buona per lasciare la ”quarta serie”, in attesa del volume numero 10 di ”Matera Sotterranea” dedicato alla strada del seminario, via Ridola e dintorni.
