mercoledì, 26 Marzo , 2025
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“Inabissarsi”, di Aldo Nove. Di tutta la poesia che c’è

Inabissarsi”, di Aldo Nove, Il Saggiatore (Milano, 2025), pag. 222, euro 18.00.

“La poesia non eleva, e tantomeno, secondo un’espressione che ho sempre trovato stolta, ‘salva la vita’. La poesia inabissa.” Aldo Nove, dopo aver lasciato al mondo uno dei migliori libri di poesia dell’ultimo periodo, “Sonetti nel giorno di quarzo”, per i tipi di Einaudi nel 2022, davvero poco valorizzato in special modo per la sua carica pienamente anti-sistema – dove il sistema era la critica feroce alle imposizioni del tempo della crisi pandemica -, torna con un’idea straordinaria: parlarci del respiro della poesia; la strada è segnata con tutti i tratti che hanno formato e permettono al poeta Nove di scrivere, quei maestri spesso ingiustamente tenuti in un angolino poco illuminato della memoria. E il cominciamento di questo saggio, percorso a metà fra la autobiografia e la semplice e pura messa in forma di antologia delle letture dell’autore, è un bel gioco: “Una sorta di tesoro verso cui cominciare a *”: con la troncatura, anzi il celare nell’appunto della nota, della parola chiave, del verbo che si fa titolo: Inabissarsi. Che non poteva precludere una premessa di questa fatta: “Lo schifo assoluto di questo momento storico, la vergogna quotidiana di essere passati alla forma più sofisticata ed efficace di dittatura, quella delle nostre menti, nella falsificazione di qualsivoglia idea di realtà, nell’efficienza e nell’idea di un’imprenditoria totalizzante come sostitutiva di ogni forma di umanesimo, ma anche ormai di umanità, mi spinge a raccogliere frammenti di qualcosa che percepisco di avere vissuto. Una sorta di ineguagliabile tesoro”. Come, ancor di più, ricordare che “Una poesia senza vita è nulla, oppure uno degli ennesimi giochi imperanti della finanza globale”. Appunto. Ed ecco che l’apertura termina col primo omaggio, quella al romagnolo trasferitosi a Milano, Elio Pagliarani. Epperò il primo, “vero” capitolo del libro è benedetto da una fotografia di Milo De Angelis da giovane, poeta che insieme a Franco Buffoni scopriremo essere stato uno dei suoi primi estimatori, anzi più esattamente, proprio uno dei primi veri maestri. Di vita. E di versi. Escamotage lirico, diremo, che aiuta Aldo Nove a narrare della sua crescita, del suo diventare, certo, poeta. Anzi prima di tutto lettore oggi capace di ‘spiegarci’, grazie a Ceronetti come pure a Rilke, Zanzotto, passando per Giudici e il suo adorato, oltre che poi grande amico Nanni Balestrini e finanché col meno noto Guido Ballo, e Giacomo Leopardi, perché la poesia quando c’è davvero ci fa sprofondare. Ed ecco che è il momento di inabissarsi. Parola verbale che il poeta calabrese Lorenzo Calogero, che Nove considera, altro fra le poche penne accorte, poeta di afflato europeo e di valore ancora poco compreso, incarnava. Ripartendo dalla necessità di fare chiarezza, comunque. Insomma se dovessimo prendere per buono che il metodo scolastico dell’obbligo di imparare le poesie a memoria faccia innamorare alla poesia, staremmo commentendo un grosso errore. Certo la scoperta di Aldo Nove delle poesie di Federico Camon, per esempio, non passa da lì. Tutt’altro. “Le poesie di Leopardi, di Pascoli, di Carducci, di D’Annunzio, di Marino Moretti, di Diego Valeri e di non mi ricordi chi altri – avverte Nove – che mi veniva imposto di imparare a memoria a scuola, non le volevo neanche leggere. Mi sembrava che impararle a memoria le deturpasse, che deturpasse la Poesia intera. Eppure tante le ho poi riprese da solo, le ho scoperte da solo e così molte di loro le ho imparate a memoria senza desiderarlo”. In mezzo a tutto questo magna, anzi per la precisione di frammenti che si fanno corpus unico, Aldo Nove cita i momenti di stesura di alcuni dei suoi libri. Senza dimenticare, in tutto ciò, l’importanza di George Trackl e di Celan. Di Neri. E perfino degli studi di Franco Bifo Berardi. Ché è “sempre una questione di respiro. Inspirazione. Svolta del respiro. Espirazione”. Ma in questo volume c’è davvero tanto altro. Tutta l’arte che c’è. Tutta la poesia dell’esistere. Esemplificata con parole di poetesse e poeti che mai dimenticheremo. Perché, certo, riprendendo Aldo Nove che a sua volta ci ricordava il testamento di Amelia Rosselli: “Io quando finisco una poesia tiro un respiro di sollievo, perché altrimenti soffoco. Riprendo a respirare, e poi daccapo. Con una nuova poesia.”.

NUNZIO FESTA

Nunzio Festa
Nunzio Festa

BREVE NOTA BIOGRAFICA

Nunzio Festa è nato a Matera, ha vissuto in Lucania, a Pomarico, poi in Lunigiana e Liguria, adesso vive in Romagna.

Giornalista, poeta, scrittore.

Collabora con LiguriaDay, L'Eco della Lunigiana, Città della Spezia, La Voce Apuana e d'altri spazi cartacei e telematici, tra i quali Books and other sorrows di Francesca Mazzucato, RadioA, RadioPoetanza e il Bollettino del Centro Lunigianese di Studi Danteschi; tra le altre cose, ha pubblicato articoli, poesie e racconti su diverse giornali, riviste e in varie antologie fra le quali: Focus-In, Liberazione, Mondo Basilicata, Civiltà Appennino, Liberalia, Il Quotidiano del Sud, Il Resto.

Per i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Matera dei margini. Capitale Europea della Cultura 2019” e “Lucania senza santi. Poesia e narrativa dalla Basilicata”, oltre agli e-book su Scotellaro, Infantino e Mazzarone e sulle origini lucane di Lucio Antonio Vivaldi; più la raccolta poetica “Spariamo ai mandanti”, contenenti note di lettura d'Alessandra Peluso, Giovanna Giolla e Daìta Martinez e la raccolta poetica “Anatomia dello strazzo. D'inciampi e altri sospiri”, prefazione di Francesco Forlani, postfazione di Gisella Blanco e nota di Chiara Evangelista.

Ha dato alle stampe per Historica Edizioni “Matera. Vite scavate nella roccia” e “Matera Capitale. Vite scavate nella roccia”; come il saggio pubblicato prima per Malatempora e poi per Terra d'Ulivi “Basilicata. Lucania: terra dei boschi bruciati. Guida critica.”. Più i romanzi brevi, per esempio, “Farina di sole” (Senzapatria) e “Frutta, verdura e anime bollite” (Besa), con prefazione di Marino Magliani e “Il crepuscolo degli idioti (Besa).

Per le edizioni Il Foglio letterario, i racconti “Sempre dipingo e mi dipingo” e l'antologia poetica “Biamonti. La felicità dei margini. Dalla Lunigiana più grande del mondo”.

Per Arduino Sacco Editore “L'amore ai tempi dell'alta velocità”.

Per LietoColle, “Dieci brevissime apparizioni (brevi prose poetiche)”.

Tra le altre cose, la poesia per Altrimedia Edizioni del libro “Quello che non vedo” (con note critiche di Franco Arminio, Plinio Perilli, Francesco Forlani, Ivan Fedeli, Giuseppe Panella e Massimo Consoli) e il saggio breve “Dalla terra di Pomarico alla Rivoluzione. Vita di Niccola Fiorentino”.

Per Edizioni Efesto, “Chiarimenti della gioia”, libro di poesie con illustrazioni di Pietro Gurrado, note critiche di Gisella Blanco e Davide Pugnana.

Per WritersEditor, la biografia romanzata “Le strade della lingua. Vita e mente di Nunzio Gregorio Corso”.

Per le Edizioni Ensemble, il libro di poesie “L'impianto stellare dei paesi solari”, con prefazione di Gisella Blanco, postfazione di Davide Pugnana e fotografie di Maria Montano.

Per Bertoni Editore, il libro di poesie “Semplificazioni dai transiti sotto la coda di Trieste”.

Per Tarka Edizioni, il saggio narrativo “Ai piedi del mondo. Lunigiana e Basilicata sulle corde degli Appennini”.

Per BookTribu, il romanzo breve “Io devo andare, io devo restare”.

nunziofesta81@gmail.com.

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