” Ma v(i)d n’z(i)ch c’è t’ ho fott…u’ MUSICOLL!” che tradotto dal materano in italiano è ” Ma guarda un po’ cosa è riuscito a fare…il musical!”. Senz’altro un complimento, misto a sorpresa e ad ammirazione, quello che uno dei tanti concittadini e appassionati delle commedie in vernacolo ha espresso al termine della pièce ” C’ no ‘ddè a mangè? …Frot’m!!!”, rappresentato sul palco del vecchio cineteatro Duni , che ha celebrato i 10 anni di attività della Compagnia teatrale ” Sipario”.
Per Bruno Nicola Francione, una fucina di idee che attingono a piene mani dalla cultura dei padri fino al sociale e all’innovazione, è una pagina nuova da ampliare nel solco di una formula dalle notevoli potenzialità. Una formuale che sta nel legare il dramma di cassintegrati, licenziati,precari,delle convivenze tra coppie di fatto alla musica, al ballo con testi in dialetto su basi di brani che vanno per la maggiore, tra effetti speciali e l’ironia tutta materana del ” Ddo’ t’abb(i)?” …dove ti avvii, dove vai se la voglia di divertirti e di divertire non ce l’hai?. Per la compagnia il Sipario e per il vecchio Duni, in attesa di conoscere quale sarà il suo futuro, è l’occasione per compiere un salto di qualità, diversificare l’offerta anche in vista per quel poco che si potrà fare (viste le polemiche e il tempo perso)in vista di Matera 2019 .
E questo nonostante la speculazione sui prezzi, da “Ladri”, come hanno evidenziato nei dialoghi tra la messaggeria del ”VazzApp!” e i tanti ” Uem sorta Maj !” le donne della compagnia. Un invito a ridere…per non piangere fino a farsela addosso, magari prendendo il numero ”elimina code” (quasi si fosse al bancone salumeria del supermercato” per andare al bagno nell’unica toilette dell’anonimo teatro cittadino, occupato dalle famiglie dei disagiati locali. ” C’ no ‘ddè a mangè? Frot’m!!!” come ripete un noto intercalare dialettale, tra equivoci e commiserazione, circa la insensibilità delle Istituzioni, a occuparsi di quanti sono senza lavoro e non sanno come tirare avanti. E allora ci si ritrova soli,insieme alle tante storie di altri sfortunati e disgraziati che si arrangiano nel buio di un teatro chiuso e inutilizzato, convivendo – condizione difficile- tra difficoltà di mettere insieme colazione e cena ma superando i pregiudizi dei ”sazi che non credono chi è a digiuno”.
E così basta un caffè tutto materano, con infusi di erbe della murgia, o una focaccia di cipolle e cipollacci ( la sp’nzogghj) per calmare la fame e correre al gabinetto come capita a una giovane ospite incinta( prena), sedotta e abbondonata. della quale si invaghisce Cenzino ” barista sopraffino”. Naturalmente i genitori fanno la loro parte all’antica per avere la sicurezza che il povero Cenzino porti la loro figliola all’altare e del padre Arturo Lippolis, il ” fustone”, rè dell’arrosto e sensibile al fascino delle badanti dell’Est. Ma questo è un altro capitolo che procurerà dissapori, temporanei, con la parentela dei Papapietro fino a rinfacciarsi tanti vizi privati da vicinato… A mettere pepe e brio il rapporto giocoso della coppia gay tra ” rr’cchjin sop o’ rracchj” (orecchini all’orecchio) ” ciuffi di capelli colorati, baci, doppi sensi e inviti a non tradire…tra nic pic e beauty case in comune, quando vanno al bagno,le movenze e l’abbigliamento trendy di ”Dolce &Banana” e l’effetto speciale in sottofondo dello sciacquone del water.
La situazione si complica quando arriva Donna Mafalda di Casalnuovo, proprietaria del teatro, che non vuole sentire le ragioni degli occupanti e delle loro attese per un alloggio popolare e si affida ad agenti della Polizia Municipale(imparentati con gli abusivi) per lo sgombero dell’immobile. Come se non bastasse la foresteria del teatro comincia a diventare stretta a causa dell’arrivo di un’altra povera disgraziata, che ha sorpreso il marito in rapporti ravvicinati di ogni tipo in garage, con la badante straniera ” sempre disponibile” , e che accudisce una parente paralizzata. Le spiegazioni sul popolare social “vazzAPP” suscitano commenti inevitabili , con l’aggiunta di quelli che “gli uomini sono tutti uguali” di Elena, la donna straniera delle pulizie del teatro della quale si invaghisce (come un calapriscio ,un pero selvatico,di Timmari) il maturo Arturo. Tra codici e codicilli contraddittori si giunge, comunque, a un ultimatum di tre giorni poi sfociato nella disponibilità della contessa Mafalda a concedere gratis, e per un anno, due appartamenti in locazione alla squinternata compagnia familiare. Da qui l’idea di mettere sù lo spettacolo, un musical, per ringraziare la proprietaria di tanta disponibilità.
E così dai lustrini, agli improperi su cassa integrazione e corna diffuse, alle precisazioni dell’arguto Niccolò sulla cottura del pollo allo spiedo o del porco fedigrafo , si giunge alla mesa in scena del nuovo spettacolo che stupisce piccini e grandi. La favola di Biancaneve, con gli equivoci iniziali tra Cenerentola e Cappuccetto rosso, e gli interrogativi della rubiconda Strega cattiva allo specchio delle sue ”ndrame”( budella) di chi fosse la ”piu bella del regname”, porta nel regno de ”Puffi” o dei ” 7 nani’ (bella scenografia e la trovata dei neologismi diversamente alti o bassi ) al colle di Timmari con quello che sappiamo sulla mela avvelenata. Fino all’ arrivo del principe azzurro ”du Quastigghjion”, a piedi, e seguito da un cavallo impigrito ”butrone” come Martino, al quale ha promesso di togliergli anche la paglia dopo l’acqua, minacciandolo di trasformarlo in succulente braciole. Storia al lieto fine E così fino al bacio liberatorio con la barbuta Cenerentola affascinante -per il principe azzurro- come la cantante l’austriaca Concita Wurst.
La favola potrebbe ricominciare con un altro morso alla mela, ma il principe tira dritto e con saggezza contadina esclama ” La sai lunga tu. Cam(i)n!”. Lo spettacolo riserva altre sorprese con la trovata di dover sostituire l’attore ufficiale impegnato nel ruolo del conte di Duval nella commedia ”La signora delle Camelie”. Tocca al poliedrco Bruno Francione, passato dal ruolo di parrucchiere gay dal ciuffo rosa e le movenze sculettanti a quelle del conte Duval in cilindro, frac e bombetta, recitare ripetendo e reinterpretato – scambiando fischi per fiaschi-i suggerimenti del presentatore cameriere Giuseppe Giuralongo. E così la ” ”Signora delle Camelie” , tratta dal romanzo di Alexandre Dumas e trasposta in musica nella Traviata di Giuseppe Verdi, diventa la “Signora delle Sciammerie” e le parole coloni, cerco, cesso,odore, e mignon per esempio vengono girate ad arte , assumendo un significato a volte triviale ma colorito, tanto da far scendere giù il teatro dalle risate… come le scenografie calate con le corde sul palco.
I colpi a sensazione si susseguono e così pure la presenza di due noti rappresentanti dell’Associazione Ragnatela Folk, il musicista e cantante Claudio Mola e la ballerina Marianna Nolè che presentano brani e coreografie del lavoro di ricerca sulla tradizione della cultura dei Sassi. E così da ”Iattanera” a ” La Cerasa” con il tormentone ” Ueh, Ueh lass a ‘mmamt e ven cu mmè..” , alternato ai vorticosi passi di pizzica, introducono al genere moderno del ” El Mismo sol” di Alvaro Sorel, con i balli provati e riprovati e le musiche con testo dialettale sull’onda del ” Ce sso’ bbun u’ matarr(i)s s’abboll com’è l’is…Sono bravi i materani si balla come è d’uso” o dei successi della Febbre del sabato sera di John Travolta e Oliva Newton John con un dialettale ” Ti si’ ffott p’ mma…tu sei fatto per me”. Luci, fumogeni e un cartellone, per i 10 anni della compagnia ”Il Sipario”, hanno cementato il rapporto con il pubblico all’insegna del ” P ‘ssemp aun(i)t” .
Per sempre insieme, anche a Broadway, in attesa della nuova replica del 9 marzo prossimo, con l’incasso che sarà devoluto in beneficenza per contribuire a un progetto estivo dell’associazione materana persone Down. Anche questo è Sipario, un gruppo di amici ( Bruno Francione Giuseppe Giuralongo, Giuseppe Montemurro, Rosa Tataranni, Mariangela Fiore,Imma Rondinone, il già citato Bruno Nicola Francione, Uccio Persia. Vito Papapietro, Annalisa Molinari, Maria Di Marzio. , Arcangela Nicotera,Vito Capozza, Niccolò Montemurro,, Francesca Spagnuolo,Grazia Losignore, Imma Martemucci, Doriana Lanza, Antonio Scalcione) aperto alla solidarietà, tanto da scendere tra il pubblico per un saluto sincero.
