In tanti bravi a commentare e ad assistere che il mondo va avanti verso il declino, con i cambiamenti climatici che sciolgono ghiacciai e portano l’estate a a Natale, tra uno tsunami e una carestia. E poi la guerra, tra quelle ufficiali tra Ucraina e Russia per il Donbass su uno scacchiere internazionale che finisce con il creare contraccolpi nella “striscia di Gaza’’ tra i Israele, il movimento Hamas pro Palestina, con lo sfondo di grandi potenze e Stati dai dubbi interessi, pronti a mediare e a rimediare propri tornaconti. Copioni già letti, magari sfogliando il ‘’deserto dei Tartari’’ di Dino Buzzati o l’omonimo film di Valerio Zurlini che nel grigiore dell’attesa primo o poi vengono a confronto con la sfida più grande che è la morte, che va accolta con dignità, come la vita. Riflessioni della professoressa Vittoria Leone, che riportiamo di seguito, e con un invito a rimboccarsi le maniche, con dignità, naturalmente, senza ipocrisie e magari con un moto orgoglio.
UNA LEZIONE DI VITA
Dal film “IL DESERTO DEI TARTARI” del 1976, regia di V: Zurlini; Cast : J. Perrin, Vittorio Gassman, Philip Noiret; Max Von Sydow, Giuliano Gemma-Musiche .Ennio Morricone.
Traendo ispirazione dal romanzo omonimo di Dino Buzzati, il regista Valerio Zurlini, coadiuvato da una cast di celebri attori, ha costruito un solido racconto che vede un giovane ufficiale, il tenente Drogo, inviato nella lontana e misteriosa fortezza Bastiani.
La zona è d’importanza strategica in quanto confinante con il vasto e misterioso deserto da cui si aspetta l’invasione dei leggendari Tartari. Il tempo passa e gli Ufficiali organizzano turni di guardia, manovre ed ispezioni ma nulla succede. Il tenente Drogo, sempre in attesa dell’evento, trascorre nella fortezza trenta lunghi anni fino a che, un giorno, l’armata dei Tartari appare all’orizzonte e avanza in direzione della fortezza. Anche Drogo vorrebbe combattere valorosamente ma troppo tempo è passato; egli è stanco e ammalato sicchè il nuovo Colonnello, Simeoni, lo rimanda a casa facendolo trasportare in carrozza.
Fin qui il film è abbastanza fedele al romanzo ma il finale è diverso: nel film, il tenente Drogo muore, disperato e pieno di rimpianti, sulla carrozza che lo sta portando lontano dalla fortezza verso la quale, però, stanno già avanzando i Tartari.
Nel romanzo, invece, Drogo muore sulla strada del ritorno, in una misera locanda e con l’uniforme in perfetto ordine.
Egli ha compreso che ha una battaglia da combattere ben più importante di quella con i Tartari: è la battaglia con la morte.
Noi tutti viviamo come ingabbiati in una fortezza, attendendo alle nostre occupazioni monotone e noiose, sempre in attesa di qualche evento che dia un senso alla nostra esistenza.
Intanto il tempo passa e trascolora i nostri lineamenti, finchè non ci resta altro che affrontare con dignità e coraggio la grande prova, certa ed inevitabile, del nostro destino.
Prof.ssa Vittoria Leone – Docente Lettere Classiche Licei di Stato