venerdì, 4 Ottobre , 2024
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I Borbone? Una sanità illuminata e Altamura fu sede di Università

Sanità e istruzione, ricerca e verità durante il Regno delle Due Sicilie con un disegno lungimirante che ne fecero, tutto vero, soprattutto nella capitale-Napoli- un punto di riferimento per studiare, confrontarsi, apprendere nuovi saperi. Ne abbiamo conferma, dopo aver apprezzato a Matera durante l’anno da capitale europea della cultura 2019 con le mostre allestite e curate dal professor libro di Gennaro Rispoli “Scienza, Carità, Arte negli Antichi Ospedali d’Italia https://giornalemio.it/cultura/sanita-lungimirante-al-tempo-dei-borboni-e-il-cotugno-di-napoli-al-top/. Ad Altamura ne abbiamo avuto la conferma nel corso del convegno ”Il Regno delle Due Sicilie, la Real Casa Borbone e l’Università di Altamura ” https://giornalemio.it/cultura/suona-linno-al-reper-beatrice-di-borbone-ad-altamura/ che ha offerto utili spunti di riflessioni su quanto si continua a non fare per frenare la migrazione dei cervelli , aldilà degli appelli spesso ipocriti o degli annunci del governo di turno che si impegna a fare…ma di fatto il Sud si spopola, subisce il taglio di risorse e le prospettive con la legge di autonomia differenziata il futuro è a tinte fosche. Il Diritto alla Cura nella Sanità pubblica, insieme alla Università, e ai servizi sono i settori che continuano a penalizzare la gente del Mezzogiorno.

Eppure, lo abbiamo detto sopra, il Sud con i Borbone era avanti con le vaccinazioni obbligatorie, i protocolli di sicurezza in ambiente ospedaliero, la istituzione del medico provinciale e del veterinario e della figura dell’architetto per progettare gli ospedali- come ha ricordato il professor Luigi Antonio Fino,storico del Regno delle Due Sicilie. E poi l’ospedale degli incurabili, con la presenza del dottore e poi Santo Luigi Moscati, dove venivano a specializzarsi medici da tutta europea. E l’Istruzione, parliamo di quella formatrice, ”alta” delle Università. E quella di Altamura, veniva dopo quelle di Napoli e Palermo, che fu operativa dal 1747 al 1821. A raccontarla, con un pizzico di emozione, la storica Barbara Raucci, su come e quando l’aspirazione di un ‘seminario” religioso degli altamurani venisse trasformata in Università, ma gestita da un arciprete nel ruolo di rettore. Una soluzione di compromesso, poco accettata a livello locale, con limiti gestionali ( problema di sempre) superata in seguito con l’avvento di monsignor Gioacchino De Gemmis, che riusci a far sottoscrivere la somma di 12 ducati mensili agli altamurani illuminati e anche a procurare libri e strumenti, che portarono a fare ricerche interessanti sulle osservazioni atmosforiche- utile per l’agricoltura. La rivoluzione partenopea del 1799, con l’innalzamento dell’albero della Libertà, segnò l’inizio del declino dell’Università. Il rettore Cagnazzi fu perseguitato, la biblioteca distrutta, le proprietà confiscate e alcuni tra i giovani studenti che avevano partecipato alla rivolta furono imprigionati o uccisi nella inevitabile repressione borbonica. Nel 1811 la chiusura della Università fino a quella definitiva del 1822, nonostante l’approto di 7 ducati al mese degli altamurani. E il tema della Università ha tenuto banco negli interventi del magnifico rettore dell’Università di Basilicata, Stefano Bronzini, di origini materane, che si è soffermato sui concetti di Università come luogo di conoscenza e competenza, e sui limiti attuali – per assenza di risorse e condizioni adeguate- per trattenere i giovani al Sud e nel Paese.

La palla alla politica di ieri e di oggi. E così l’Italia e il Sud, aldilà di dichiarazioni e rassicurazioni, continuano a essere sempre meno competitivi. Giovanni Lagioia, direttore Dipartimento di Uniba si è soffermato sulle potenzialità delle filiere imprenditoriali e su quanto rappresenti Bari, che ha avuto tra le prime la scuola superiore del commercio, e sul rapporto tra ateneo e territorio. Tema che ha caratterizzato l’intervento del professor Ugo Patroni Griffi, presidente agenzia rapporti con l’esterno di Uniba e delegato Puglia Smocg, circa il ruolo di servizio dell’ateneo con il territorio, le imprese, le associazioni. Ma alla base di tutto deve esserci la ”verità che fa la libertà” come ha ricordato il professor Marcello Fracanzani, consigliere di Cassazione, che ha tracciato un lungo excursus sulla nascita delle università favorite da figure ”reali” illuminate, ricordando la volontà di Carlo III di Borbone ”….pour le bonheur du peuple” e quanto riporta la Costituzione italiana che favorisce lo studio degli studenti meritevoli e che vogliano impegnarsi.

Attesa per la presenza della principessa Beatrice di Borbone delle Due Sicilie, che nell’intervento ha fatto riferimento ai giovani risorsa da non sprecare al Sud. ” Felicità e verità – ha detto la Principessa Beatrice- sono le parole che ho apprezzato questa era. I problemi ci sono e occorre impegnarsi per aiutare i giovani. E’ un bel lavoro da fare. Sono sicuro che ci riuscirete”. Speriamo. Le avevamo chiesto cosa ne pensasse dell’autonomia differenziata che rischia di penalizzare ulteriormente il Sud, ma l’esponente dei Borbone che vive in Francia ha detto di conoscere ben poco l’argomento. Resta l’invito alla politica a impegnarsi.

Tra il pubblico c’era anche il generale Roberto Vannacci, parlamentare europeo della Lega, che ha ascoltato quali siano le problematiche del Sud. E andato via a conclusione dei lavori, dirigendosi subito dopo in serata a un incontro presso la sede del partito. Soddisfatto per il livello di dibattito e di partecipazione all’evento l’organizzatore dell’evento, avv Piefrancesco Viti che ha aperto i lavori -moderati dai giornalisti Maria Paola de Santis e Vito Giordano- il giornalista e scrittore Giovanni Mercadante, che ha pubblicato di recente un libro sui palazzi nobiliari di Altamura. Un argomento che può aprire a nuovi filoni di ricerca e a itinerari turistici dedicati.

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