Entrano nel mito i guerrieri, i portatori sani di pugnale e pistola o di cappa e spada. Mitici sono gli eroi, quelli che si mostrano valorosi nell’uccidere il nemico. Mitici gli assassini e mitici gli eroi. Mostri o salvatori? Dipende da che parte stanno.
Il Mito sta sempre dalla parte dei forti. Dei più forti.
In guerra il nemico schiera eserciti brutali armati di tutto punto, file di addestrati assassini pronti a uccidere i nostri con ferocia, determinati a farci del male e noi che combattiamo il male dobbiamo esser pronti a far del male, se vogliamo impedire al male di farci del male.
Dicono: per combattere nemici spietati non servono delicati poeti ma uomini d’arma e di polso, gente che non si spaventa delle esplosioni che non si tira indietro se c’è da massacrare torturare falciare sparare accoltellare scannare bruciare ferire scorticare impiccare sgozzare ammazzare altra gente. Per non soccombere, occorre schierare gli stessi spietati assassini che schiera il campo avverso, perché la lotta si concluderà a favore di chi farà più male all’altro.
Quelli dall’altra parte sono nemici feroci; invece i nostri, i brutali assassini che stanno dalla nostra parte, noi li chiamiamo eroi.
Le mamme dei ragazzi che corrono armati nel campo avverso e ci sparano addosso, le mamme del nemico, dicono invece che i nostri soldati sono feroci uccisori, bestie assetate di sangue.
Ma non è vero, i nostri ragazzi sono umani e generosi perché noi abbiamo ragione, noi siamo i buoni. È vero che li massacriamo mani e piedi come noi li rimettiamo ai nostri debitori, ma noi, noi lo facciamo per bontà.
I loro soldati sono criminali di guerra. I nostri, fulgidi eroi.
Le Patrie sono pronte sempre a glorificare gli eroi, a esaltare i valorosi che sian d’esempio al grande popolo della carne da macello.
Traditori signori ufficiali
Che la guerra l’avete voluta
Schernitori di noi carne umana
Maledetti sarete un dì.
(versi tratti dalla canzone “Gorizia, tu sei maledetta“)
Che la guerra l’avete voluta
Schernitori di noi carne umana
Maledetti sarete un dì.
(versi tratti dalla canzone “Gorizia, tu sei maledetta“)
Il 10 agosto 1916 in una spaventosa battaglia attorno a Gorizia, creparono quasi 100.000 uomini, in un sol giorno: 52.000 Italiani e 41.000 Austriaci. Uomini.
Oggi, cento anni dopo, si parla di riabilitazione e dignitoso ricordo anche delle migliaia di soldati che, folli di orrore per quegli scannatoi, mentre fuggivano abbandonando le trincee, venivano sommariamente abbattuti dai loro ufficiali. Orrore nell’orrore: furono migliaia i ragazzi uccisi o fucilati in quel modo orrendo dai propri stessi ufficiali. Entreranno nel mito quelli che si fecero ammazzare, pur di non uccidere più?
Al 4 novembre per decenni abbiamo festeggiato la “VITTORIA” prima del paludamento in festa delle forze armate.
Si grida all’orrore. Alle feste comandate. Ma di smetterla, non se ne parla. Si continua, qua e là a esecrare gli orrori della guerra, in un mantra orrorifico che serve forse solo a esorcizzarne la paura, ma di smetterla non se ne parla.
Qui in Europa abbiamo la storica fortuna di non combattere direttamente guerre da 70 anni: quella con gli eserciti e i cannoni, almeno.
Durerà?
(w/cody)*