venerdì, 18 Luglio , 2025
HomeCulturaFiorenza Gorio ricorda quando papà Federico tornò a La Martella...

Fiorenza Gorio ricorda quando papà Federico tornò a La Martella…

Se guardate quella fontana a piazza Montegrappa, cuore del borgo La Martella, sentirete scorrere le considerazioni di un signore del passato che agli inizi degli anni Cinquanta fu tra i protagonisti che con Adriano Olivetti progettò, studiò e rispettò, soprattutto, l’identità, i valori, quello stare insieme – davvero unico della gente dei rioni Sassi- che al borgo La Martella avrebbe trovato unità e modernità…A raccontarci una parte di quella storia è l’architetto Fiorenza Gorio, figlia di Federico, a Matera per i 70 anni della fondazione del borgo La Martella. Una bella chiacchierata per un tuffo nel passato di 23 anni fa.
“Eravamo stati qui nel 2000 – dice Fiorenza. Avevamo visitato il villaggio e papà rimase piacevolmente sorpreso degli asili che avevano mantenuto lo stesso ambiente e la loro funzionalità. Vedemmo i bambini a loro agio, in ambienti che avevano una storia urbanistica e architettonica ben precisi. Ne rimase affascinato. E la presenza a Matera non era passata inosservata. Si era sparsa la voce , quasi un tam tam, che lui era qui a La Martella tant’è che venne organizzato un incontro negli ipogei dell’albergo, dove alloggiavamo, con la presenza di tanti giovani professionisti materani. E lui in quella occasione aveva ricostruito tutta la fase storica, le vicende che avevano portato alla realizzazione del borgo La Martella negli anni Cinquanta, grazie alla lungimiranza di un imprenditore illuminato come Adriano Olivetti. Papà aveva fatto parte di quel gruppo interdisciplinare di studi sui rioni Sassi, sulle situazione storica, sulla condizione ambientale e igienico sanitaria, insieme a economisti e sociologi. Con Ludovico Quaroni aveva partecipato come esperto di urbanistica e in quel gruppo del progetto di ”Comunità” c’erano altre professionalità come il sociologo Friedrich Friedmann, che continuarono a lavorare su una situazione da comprendere e valorizzare come l’unità di vicinato”.

E Federico Gorio aveva un motivo in più per rimboccarsi le maniche, approfondire e capire le condizioni di vita e le esigenze delle famiglie dei Sassi, che abitavano in umidi lamioni ma animati da tanta umanità
“Mio padre era tornato dall’India,ai piedi dell’Himalaya, dove era stato prigioniero per sette anni-ricorda Fiorenza- e quando tornò si è calato subito nella ricostruzione del Paese del dopoguerra. Si era immerso nel progetto di La Martella, perchè aveva capito che occorreva rispettare la storia dei rioni Sassi e dei loro abitanti, che vivevano nei vicinati e avevano servizi comuni come il forno . E questi erano aspetti da mantenere nella realizzazione del nuovo Borgo. Mio padre era un amante dei dettagli . Aveva studiato tutti i particolari costruttivi delle stalle , della loro areazione, dei cancelli per esempio e di come andavano montati con particolari giunzioni che nel tempo si sono degradate, ovviamente, perchè erano di legno e sono stati sostituiti. Un villaggio per nuove comunità, ma con una identità precisa, nella modernità. Lui si staccò dalle correnti razionaliste dell’epoca e riuscì a ricostruire l’idea del borgo, di una vita ideale, di rispetto dei contadini e di una collettività che andava tutelata per la storia che la contraddistingueva. A Matera era ritornato altre volte. Come esperto di ricostruzione e progettazione Ina Casa, di edilizia economica e popolare. Era stato coinvolto in più di una occasione in quel tipo di programmazione (Roma Tiburtina, Bologna Cavedone). Comunque ha rilasciato una lunga intervista e tanta documentazione come testimone, nel 2000, per uno studio del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e la Fondazione Don Sturzo sulla ricostruzione Ina Casa, quindi sul welfare anni ’50 e parlando, tra l’altro, anche dell’esperienza del borgo La Martella”

A La Martella ci ha pensato sempre, fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2007. ” Papà era convinto – continua Fiorenza Gorio- che un processo di rigenerazione dovesse partire dalla popolazione, da un processo identitario del borgo . L’Associazione degli amici del borgo si è calata proprio in questo percorso-progetto, guardando anche agli aspetti sociali. Per questi 70 anni occorrerebbe accelerare per il vincolo della Soprintendenza ”ope legis” . Potrebbe portarlo avanti un gruppo di professionisti, legato all’Università, sensibili al problema,.Ma c’è anche il docomomo per la tutela del moderno e poi c’è lo strumento relazionale che prevede la tutela di valori”. Un altro spunto per arricchire il dibattito sui 70 anni del borgo.

Altri ricordano il professor Gorio con affetto, stima, riconoscenza come l’architetto Luigi Acito che ha scritto e continua a parlare, e fa bene, vista l’attenzione spesso di facciata che continua ad esserci sull”esperienza olivettiana a La Martella e per i rioni Sassi e su figure come Leonardo Sacco che hanno raccolto una eredità in attesa di essere valorizzata….E poi l’ingegner Giovanni Grande che ha conosciuto e ben il professor Gorio, perchè amico di famiglia. “Lo aveva invitato 20 anni fa – dice Grande- un occasione dei lavori di riqualificazione del borgo,affidati a me e all’arch Amerigo Restucci dal Comun, da eseguire a scomputo degli oneri di urbanizzazione per il quartiere. Ricordo che in quella occasione In quell’incontro, il prof. Gorio mi spiegò il significato sia dei binari che del masso che stanno nella fontana: i binari dovevano idealmente servire alle donne a non farle stancare quando andavano a riempire i secchi d’acqua; il macigno proveniva dal Trentino, terra di Alcide De Gasperi…” Tutto torna . Intuizione, umiltà e rispetto per le persone e per la loro storia. Federico Gorio è stato anche questo. I cittadini di La Martella, soprattutto, gli sono riconoscenti.

IL SALUTO DI FIORENZA GORIO PER I 70 ANNI DEL BORGO
CELEBRAZIONE 70 ANNI LA MARTELLA

RELATED ARTICLES

Rispondi

I più letti