sabato, 8 Febbraio , 2025
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C’era una volta Josephine, che a letto… trovò la chiave della vita

Detta così sembra proprio che l’energia sprigionata da impulsi libidinosi irrefenabili, spinta dall’invito ossessionante, ipocrita, da luogo comune ” Vieni a letto con me”, possa portare all’armonia dei sensi sull’onda di ricordi, misteri, ambizioni e delusioni di una ragazza delle nostre parti ” Josephine” ,pronta a sognare per una risposta ai tanti ”Perchè?” di una sorte segnata ma pronta, dopo tanto cercare, a volare sulle ali di una farfalla. L’ultimo libro della scrittrice, artista, appassionata di tango e canto – sintetizziamo- Anna Terlimbacco dal titolo provocatorio ” Vieni a letto con me” è un viaggio intricato verso la ricerca di una verità, segnata da passioni lungo la scala – spesso in salita- della vita di una bambina, poi donna, mai rassegnata a restare nell’angolo tra tanti ”No!”, ”Forse”, ”Vediamo” di famiglia, comari e compari del ”Paese dei Mulini a vento” che non riescono a muovere l’aria viziata dei luoghi comuni. E per Josephine, donna, che vorrebbe diventare ballerina, iscriversi a una scuola di ballo e muovere quei passi di tango, che possono portarla al successo, è l’occasione per spiccare il volo magari a Roma. Già perchè la vita è un tango…fatta di passi decisi, improvvisi, ammiccamenti e di ricorrenti richieste di andare a letto, con lo sfrontato di turno. Richieste, che fanno disonore al loro nome e cognome, come il signor Onest che bolla come ”sporcaccioni” gli uomini che fanno ”avances” senza mezzi termini. Salvo a comportarsi come loro….quando è a tu per tu con una ragazza come ”Josephine” , ricevendo un inaspettato e lapidario : ” Si arrangi da solo, da ora in poi”. Che tempra!

E l’ambiziosa ragazzina dagli occhi dolci, che continua a sognare, non può che confidarsi con Vanessa…una farfalla dalle ali parzialmente monche che vive in una gabbia, una ”caggiola” , come si usa dire in dialetto. Storie di sofferenza, che si incrociano con quelle di altre donne sole, come Candida ( e il candore ci sta tutto) che ha affidato a una rosa appassita sull’uscio di casa i tanti ”Perchè?”di una vita di solitudine. Violentata e sfregiata tra l’indifferenza generale, con le comari di paese pronte a nascondere tutto, a travisare fatti perchè è “la bellezza di una donna a stimolare e a giustificare certi atti”, tanto da lavarsi la coscienza rovesciando sul corpo di Candida l’acqua del bucato. I panni ”sporchi”, sporcati da un uomo violento, si lavano in famiglia, tradendo anche l’amore vero. Luoghi comuni duri a morire, anche oggi. Josephine è perplessa, alle prese con la ricorrente provocazione che gli uomini vogliono solo il suo corpo, mentre sogni e ambizioni restano nella caggiola…

Finchè una foto, la storia di un’altra donna del passato, Evelin,abituata a sedurre gli uomini con uno spogliarello dal separè, nella casa gestita dalla signora Onest , non fanno che far spiccare voli pindarici alla sognatrice Josephine ,”ipnotizzata” da un ciondolo comune. E qui il mistero si infittisce. L’opera di una fattucchiera? Una figura dei tarocchi, finita nel mazzo di carte napoletane ,dal quale prenderne una da calare al momento opportuno? Tutto questo mentre compare un uomo biondo, come acqua rassicurante, nell’incendio della vita o di calamità, come la pandemia da virus a corona, che gela rapporti e alza una cortina di fumo tra passato, presente futuro. Passaggi della vita con quel ” Vieni a letto con me” che viene da un bimbo, per una rassicurante ”Ninna Nanna” o per farsi raccontare una ”fiavola”. Pagine di passione, speranza di una bambina alla quale strapparono le ali ma che trovò forza e segni per spiccare il volo…come Vanessa, che non ”avrebbe permesso più a nessuno di violentare la sua voce o di rinchiuderla in una caggiola”.

Ce ne parlerà l’autrice, Anna Terlimbacco, nella presentazione del libro, che si terrà a Matera, martedì 21 maggio, alle 17.30, presso la Sala Laura Battista della Biblioteca provinciale. Un luogo appropriato, quello dedicato alla giovane poetessa dell’Ottocento, per parlare di Josephine e di quante intendono essere artefici della propria vita.

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