mercoledì, 14 Maggio , 2025
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Celebrare la Resistenza è anche questo. E grazie al grande Cinema con registi di spessore.

Fu un linciaggio di folla fuori luogo, sbagliando bersaglio. E la storia di Donato Carretta- ritenuto erroneamente come l’aguzzino delle carceri, legato a quel clima che si era creato nel 1944 dopo la strage delle Fosse Ardeatine- finì per diventare una delle pagine tristi, buie per alcuni, legate alla Resistenza. Se ne occupò anche il Cinema, come ricorda Armando Lostaglio. Un invito a conoscere la storia e ad approfondire argomenti che richiedono la giusta interpretazione.

Donato Carretta era nato a Lavello nel 1891– e fu ucciso a Roma il 18 settembre 1944, in quel terribile linciaggio pubblico di una folla inferocita per la strage delle Fosse Ardeatine. Era stato un funzionario, direttore del carcere dell’Asinara negli anni Trenta e in seguito del carcere di Regina Coeli fino alla liberazione di Roma: il suo nome è passato alla storia per essere stato linciato durante il processo all’ex questore della città Pietro Caruso.
Il film “Giorni di gloria” girato a più mani da vari registi come Luchino Visconti, Giuseppe De Santis, Mario Serandrei, Marcello Pagliero, vede proprio nel grande Luchino Visconti il segmento di sequenze sulle fasi del drammatico linciaggio di Donato Carretta, scambiato per l’aguzzino che non era. Scrive Lingiardi, psichiatra e critico di cinema: “Una pagina di rabbiosa disumanità in quei giorni esasperati su cui tornare, non per riscrivere torti e ragioni della Storia, ma per studiarne, fuori dall’enfasi celebrativa, la dolorosa complessità psicologica.”
Le conseguenze della guerra, dove ci aveva trascinato il fascismo, hanno fatto strage di umanità e di sentimenti.
Una tragedia che ci tocca, anche come lucani.

Armando

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