Commozione tanta sul suolo e tra gli ambienti della Murgia del Campo 65, che ha ospitato prigionieri e profughi, a metà del ‘900 tra gli anni Quaranta e Cinquanta.Un passaggio e una presenza che sono diventati patrimonio comune non solo per Altamura, Gravina e del comprensorio murgiano, ma per una comunità più vasta nazionale, europea e internazionale che deve fare di più per trasmettere alle giovani generazioni valori e significati fatti di sacrifici, sofferenze e di desiderio di libertà. L’appello lanciato dal presidente dell’associazione, Domenico Bolognese,e da quanti lavorano con lui per un progetto di valorizzazione, va ascoltato e concretizzato. Ci sono risorse per la messa in sicurezza dei luoghi. Ma occorre lavorare ai contenuti per i progetti di memoria, di relazione, studio, interscambio, testimonianza come abbiamo riportato in altri servizi. Si cominci con un primo nucleo di attività da attivare in uno dei fabbricati del campo 65. Tocca ai giovani attivarsi con un lavoro di rete, lavorando con l’associazione, il Comune, gli studiosi e con quanti, sparsi per il mondo, hanno lasciato un pezzo della loro memoria.
COMUNICATO STAMPA
Conclusa ad Altamura rassegna internazionale su Luoghi e Memorie del Novecento. Bilancio molto positivo.
Ieri nel Campo 65 un suggestivo rito interreligioso. Da esperti proposte concrete per la salvaguardia dell’area
Si è conclusa ieri mattina nel Campo 65, tra Altamura e Gravina, con un rito interreligioso e gli onori civili e militari e la deposizione di corone di fiori, la rassegna internazionale su “Luoghi e Memorie del Novecento”, cominciata lo scorso 11 settembre. Ai due momenti molto suggestivi, a tratti commoventi, sono seguite la presentazione del progetto e del bozzetto di una stele da parte dello scultore Vito Maiullari e la visita guidata agli edifici più significativi ancora in piedi nell’area, estesa circa 31 ettari, di proprietà del Comune di Altamura. Lì sorgeva il più grande campo di prigionia italiano durante la seconda guerra mondiale. Dei 90 manufatti costruiti all’epoca, ne sono rimasti solo una dozzina, in condizioni precarie. Al rito interreligioso erano presenti e sono intervenuti con riflessioni solenni, che hanno messo in luce in particolare gli orrori delle guerre e soprattutto del secondo conflitto mondiale, Maria Caputo, anziana della comunità della Chiesa Evangelica Battista di Altamura; don Peppino Creanza, in rappresentanza dell’arcivescovo della Diocesisi di Altamura-Gravina-Acquaviva Giovanni Ricchiuti; Cosimo (Mimmo) Yehudà Pagliara, coordinatore del centro ebraico di cultura di Brindisi, in rappresentanza del rabbino Bahbout. Dopo gli interventi di Domenico Bolognese, presidente dell’associazione “Campo 65”, che ha organizzato l’intera Rassegna, supportato dalla ricercatrice di origini inglesi, Janet Dethick, e dell’assessore del Comune di Gravina in Puglia Paolo Calculli, nell’area è risuonato il Silenzio eseguito alla tromba da un militare del Leggendario 7° Reggimento Bersaglieri di stanza ad Altamura. Era presente il colonnello Giuseppe Damiani in rappresentanza del comandante del Settimo, colonnello Andrea Fraticelli.
Terminate le cerimonie e la presentazione del bozzetto di Maiullari, è iniziata la visita guidata cui si è unita la sindaca di Altamura Rosa Melodia che è intervenuta al termine. Tra le tappe più significative quella davanti a una delle cucine del campo messa in luce nel corso della sessione sperimentale di scavi effettuata questa estate a cura di archeologi della Università di Foggia. Malcolm Gaskill, pronipote di un prigioniero inglese del campo (Ralph Corps) ha raccontato di come recentemente è venuto in possesso delle memorie dello zio della madre, scritte in un quaderno, nelle quali una larga parte è dedicata al Campo 65 e in particolare alla sua fuga rocambolesca, peraltro non riuscita, e alle vicende che ne seguirono.
Molto positivo il bilancio della rassegna. Di qualità i contributi scientifici di illustri storici e archeologi. Apprezzabile la partecipazione della cittadinanza e in particolare delle scuole ai diversi appuntamenti, primo tra tutti la mostra documentaria e fotografica che vari istituti, di ogni ordine e grado, hanno già chiesto di ospitare. Di sicura presa gli spettacoli musicali e le performance artistiche, il cortometraggio realizzato dagli studenti e il documentario breve del regista Gianfranco Pannone. Di enorme valore civico la giornata dedicata alla pulizia dell’area che viene spesso deturpata a causa dell’abbandono di rifiuti. Sono emerse anche delle proposte e delle forti sollecitazioni, anche da parte di alcuni degli storici intervenuti, per la tutela e la salvaguardia di Campo 65 che diventa ora, accanto alla prosecuzione degli studi e delle ricerche, l’obiettivo principale dell’associazione omonima. Utili e concrete indicazioni sono venute durante il dibattito pubblico sul futuro dell’area dai funzionari della Città metropolitana e della Regione Puglia, in particolare sull’utilizzo di fondi immediatamente disponibili relativamente alla messa in sicurezza dell’area che da qualche anno è di proprietà del Comune di Altamura.
L’associazione ha lanciato un appello in questo senso a tutta la comunità e in primo luogo alle istituzioni, per fare in modo che Campo 65 (luogo di prigionia di soldati dell’esercito del Commonwealth britannico nel biennio 1942-1943, dopo l’8 settembre centro di addestramento di partigiani jugoslavi e nel dopoguerra, fino ai primi anni sessanta, centro di accoglienza di profughi italiani provenienti dall’Istria, dalla Dalmazia, dalla Venezia Giulia e dalle ex colonie italiane), unitamente agli altri luoghi della memoria di cui pure si è parlato durante la rassegna (Villa Serena, gli ospedali militari, il campo di prigionia della prima guerra mondiale a Casale e le basi missilistiche Jupiter a testata nucleare del periodo della Guerra Fredda) possano essere finalmente conosciuti dalla cittadinanza locale ma anche da tutti i cittadini del mondo che vorranno approfondirne la storia. Rafforzando, in definitiva, l’idea di comunità internazionale di patrimonio che già si è sviluppata in questi ultimi anni grazie al lavoro dell’associazione. Quest’ultima, infatti, oltre a condurre ricerche in diversi archivi, è riuscita a stabilire collaborazioni e contatti con i discendenti dei prigionieri sparsi in tutto il mondo e con altre Case della memoria e Fondazioni dedicate a campi di prigionia esistenti nel nostro Paese.
Per informazioni: Ufficio Stampa 3334225560; Associazione “Campo 65” 3891164420
In allegato alcune foto della giornata di ieri al Campo 65.
Qui un video del Campo 65
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