Bianco e nero, quello della corposa dotazione dell’archivio Genovese nella mostra ” Mater Matera – la parola più bella sulle labbra dell’umanità ”, e a colori di fotografi materani, per la mostra ” Matera: il riscatto continuo di una comunità millenaria ”che dalla Città dei Sassi al Mozambico hanno dimostrato sul campo che sensibilità, ricerca e disponibilità possono aprire alla collaborazione tra città, comunità distanti, ma con una matrice comune, che guarda alle povertà di ieri e di oggi. Ma con un pizzico di speranza che può gettare altri ponti di solidarietà ,come continua a fare l’associazione ”Lino Perrone” che con l’Ati Welcome Basilicata, ha allestito due mostre presso il Basilicata Open Space dell’Apt, visibili ufficialmente fino al 19 novembre, ma che potrebbe continuare fino a tutto novembre. Un luogo dove riflettere, nonostante il degrado delle volte e dei muri del Palazzo dell’Annunziata ( sì proprio lo storico edificio che attende, ogni anno, le sorti della Biblioteca ”Tommaso Stigliani), e dove Pasquale Doria e Guido Galante indicano spunti di riflessione foto dopo foto.
Una è emblematica, in bianco e nero, dell’Archivio Genovese , legata al tema dell’acqua con tante donne in fila per riempire recipienti di diversa foggia e fattura: dalla terracotta allo zinco al moplen che comparve nei Sassi nel dopoguerra. E l’altra a colori, accesi come i colori dell’Africa, del volto delle donne, segnato dalla fatica di trovare acqua in zone desertiche. E i collegamenti, i contrasti si sovrappongono. Così parte un viaggio di una sequenza di fotografie, realizzate in periodi diversi, da Matera a Maputo ( Mozambico) nel solco della solidarietà e delle immagini degli ultimi che dalla civiltà contadina alle povertà di oggi, alimentate da carestie, guerre, inquinamento, descritte da fotografi che in periodi e contesti diversi hanno realizzato scatti per due mostre tematiche. Sono “Matera: il riscatto continuo di una comunità millenaria” realizzata con gli scatti di 13 fotografi materani , che hanno colto bellezze, della storia, della trasformazione della nostra città e comunità, chiamata sempre a rialzarsi nel corso della sua storia in un continuo riscatto tra sopravvivenza e speranza. L’altra denominata ”Mater Matera – la parola più bella sulle labbra dell’umanità”, realizzata con le fotografie dell’archivio Genovese, dove la signora ”Marisa” Marisa Antonucci,moglie di Rosario e madre del fotografo e giornalista Antonio, colse momenti, volti, situazioni della gente della Città dei Sassi. Accanto alla Matera del passato sono esposte le foto a colori di una Maputo attuale, dove ha operato per tanti anni Roberto Galante con un laboratorio di audiovisivi per i giovani del luogo. Il fratello Guido, che ha presentato la mostra con il giornalista Pasquale Doria, ha annunciato che le mostre saranno ospitate nel 2024 a Maputo per un evento che rafforzerà i rapporti tra le due città. Ma fino ad allora visitate le mostre. Ne vale davvero la pena…
ALTRI SPUNTI DAL COMUNICATO DI PRESENTAZIONE DELLE MOSTRE
– “Matera: il riscatto continuo di una comunità millenaria” è stata realizzata con la generosa partecipazione di 13 fotografi materani che hanno messo a disposizione alcuni loro scatti.
La mostra ha come tema portante “Matera – luoghi, persone, tradizione ed evoluzione: il riscatto continuo di una comunità millenaria”, e mira quindi ad esplorare attraverso la fotografia questi concetti ampi e profondi, ma anche fortemente visivi e sociali. L’invito ai fotografi, è stato quello di esprimere attraverso le immagini una nuova visione delle bellezze, della storia, della trasformazione della nostra città e comunità, chiamata sempre a rialzarsi nel corso della sua storia in un continuo riscatto tra sopravvivenza e speranza.
“Mater Matera – la parola più bella sulle labbra dell’umanità”, realizzata con le fotografie dell’archivio Genovese, dove Marisa Antonucci, scomparsa lo scorso Luglio ad 85 anni, prima fotografa nella città di Matera dagli anni ’50, è stata parte attiva e operativa insieme al compagno di una vita Rosario, con l’idea di ripercorrere, attraverso l’occhio di una materana d’adozione, antesignana dell’emancipazione femminile in un contesto culturale e lavorativo fortemente connotati al maschile, la storia di una città e della sua cultura, in bilico tra pregiudizi di genere e riscatto, proponendo quindi stimoli di riflessione attuali. Alle immagini in bianco e nero di una Matera degli anni passati, verranno esposte ed affiancate quelle a colori di una Maputo attuale, creando un suggestivo parallelismo convergente: come sempre la fotografia saprà essere un passo oltre il momento.
L’esposizione sarà visitabile sino al 19 novembre 2023, nelle ore di apertura al pubblico dell’Open Space (tutti i giorni, mattina 9:30 – 13:30, pomeriggio 15:30 – 18:30).
