Tutto quello che volete ma Antonio Montemurro, attore, regista e anima di ” Talia Teatro” non ha peli sulla lingua ed è immediato, quando denuncia la tuttologia ”omnicomprensiva” di mediocri, insipienti, ciucci e presuntuosi , secondo i quali ” tutto è cultura”, compresa quella del ”peperone crusco”. Per carità nulla contro uno dei vanti e ricercati prodotti e piatti della cucina lucana, ma cultura – e Antonio Montemurro lo ribadisce a pieni polmoni- sono poesia, filosofia, arte, cinema, partendo da un ”faro” del passato che è la cultura greca. E la chiacchierata fatta con i giornalisti ,per presentare l’interessante programma del trentennale di Talia, è servito ancora una volta a ricordare agli smemorati di Collegno (per quanti ignorano è un fatto di cronaca del passato, che divise l’Italia) di casa nostra che ” Talia c’è”, vuole lavorare per il teatro, per la città, la cultura. E, se possibile, con un minimo di sostegno visti i costi di gestione, sempre più proibitivi. Montemurro ha ragione e non poco, ricordando come si continuano a dilapidare quattrini pubblici, tra bandi, eventi da autoconsumo, che lasciano poco o nulla al territorio. Il nolo di un teatro ha dei costi, con l’aggiunta della logistica da palco…
E allora in 30 anni, tranne poche eccezioni, Montemurro, con esperienza di Sinistra ( scomparsa per l’azione devastante di personaggi ‘Sinistri’ e senza Speranza, per i credenti), ha ricordato di aver avuto considerazione durante la giunta guidata dall’ex sindaco Emilio Nicola Buccico, di ben altra fede politica, ma con un formazione culturale di non poco conto. Doverose puntualizzazioni a parte ,Talia teatro e Antonio Montemurro continuano a lavorare di buona lena . E con tre atti unici in vernacolo ” Tre Amer Schiand’dde’t” (Tre poveri cristi), https://giornalemio.it/cultura/tre-amer-schiandddet-t-per-i-30-anni-di-talia-teatro/ , ispirati al teatro comico di Peppino De Filippo e a figure della cronaca materana post unitaria, l’associazione celebrerà i 30 anni di attività . Le rappresentazioni (Chjtaridd di Antonio Montemurro e Rafajel, Quanta m’nnezz riferite alle commedie ‘Raffaele Trombone’ e ‘Cupido Scherza e spazza” ) si terranno dall’ 8 al 10 marzo presso il Teatro nel Sasso di via Lombardi 35, nel Sasso Barisano. Certo, in uno spazio più ampio, come il Duni, che sarà pronto per l’Anno Santo, nel 2025, a patto di superare l’impatto dei costi sarebbe tutta un’altra cosa. Attendiamo chiusura di cantiere e la ”gestione” di quel teatro che attendiamo da prima dell’anno di Matera capitale europea della cultura.
Non insistiamo su questo tema…a meno che non lo faccia l’ottimo Franco Burgi, che si è calato in una parte che gli è congeniale come quella dello scemo. A volte serve a fare domande pertinenti, per far tornare i conti, e anche qui Franco ci riesce benissimo, forte della sua esperienza organizzativa nel settore commerciale. Nel frattempo, anche lui, come gli altri della compagnia : da Chiara Festa al giovane Luca Galetta, che intende far carriera, continua a provare, per un anno di eventi che si annuncia davvero intenso.Il trentennale prevede, tra gli appuntamenti di rilievo, la rappresentazione, questa estate, dell’Antigone di Sofocle sul rapporto tra giustizia e legalità, con quel dualismo fino alle estreme conseguenze tra Antigone e Creonte, tra legge morale e legge scritta. Tema di stretta attualità, già trattato da Montemurro con il malavitoso ” Chjtaridd” che risponde solo a una giustizia, la sua, verso uomini che meritano di passare ad altra vita con la classica ” Sckpptet”, schioppettata. Apologia? Mah, riflettete e poi rispondete. E oggi la vicenda dell’uomo di affari russo Navalny, che torna in Patria per accettare fino in fondo il suo destino, per la Patria, mentre Putin- come ha osservato Montemurro- lo fa per sè.
L’annata di ricorrenze per Talia Teatro si concluderà nel periodo natalizio con ” Natale il Casa Cappiello” ispirato alla nota commedia di Eduardo De Filippo ” Natale in casa Cappiello”, che è stato il lavoro che in passato ha dato maggiori soddisfazioni a Talia Teatro con sei serate da tutto esaurito al Teatro Duni. E lì lavori come ” Fef i c’quar” (fave e cicorie), ispirato a una storia vera, Montemurro- ricordando un vecchio gestore del cineteatro- ha portato in platea e galleri gente che non era mai stata a teatro, che si è anche commossa per una storia recitata in dialetto, memoria della civiltà dei Sassi. Altro che cultura da peperone crusco…è da ”diav’licckj amèr, da peperoncino piccante, messo a seccare al sole come si faceva un tempo. Finita? La Compagnia pubblicherà nelle prossime settimane il secondo e terzo volume, di una trilogia, con i testi dei lavori rappresentati negli anni da ‘ Talia teatro’. Per Antonio Montemurro è un ”lascito” ai figli e all’affezionato pubblico, che lo segue per quella sensibilità comune di ”vivere” il teatro, con la mente, l’anima e il cuore.
