Piaccia o no l’ex sindaco di Matera, Francesco Saverio Acito, che 30 anni commissionò all’architetto Pietro Laureano il dossier di candidatura per l’iscrizione dei rioni Sassi e l’habitat rupestre tra i beni tutelati dall’Unesco,continua ad avere le idee chiare sul che fare. E del resto è un ingegnere della vecchia guardia, che continua a guardare alla sua e nostra città con concretezza e lungimiranza. Ricorda come andò quel giorno a Cartagena (Colombia) quando si recò subito in taxi in albergo, per indossare giacca e cravatta, per la discussione del dossier che avvenne con un preavviso quasi ad ‘horas’in giornata. E ci fu anche da penare o da temere, dopo la relazione di Pietro Laureano, e le richieste di intervento (tutti positivi) di rappresentanti di Francia e Tunisia. Sembra ieri…Ma oggi servono i fatti.
“Consiglio ai giovani amministratori?- afferma Francesco Saverio Acito- Mah. non hanno bisogno dei miei consigli e gli attuali hanno maturato tre anno di attività,di esperienza. L’unico che mi sento di dare è quello delle occasioni che sono irripetibili. E quella delle celebrazioni del trentennale lo è . Deve aiutarli a ragionare bene per quello che si intende fare dopo. Per quanto mi riguarda è quello che Matera possa essere un riferimento Mediterraneo, anche per l’ Unesco, per cui mettere Matera al servizio della regione Basilicata, del Sud, dell’Italia e del Mediterraneo . Matera città mediterranea non è uno slogan, ma un progetto concreto da portare avanti’’. Ma occorre fare tesoro di un patrimonio di saperi del passato che va recuperato, come le tecniche tradizionali di costruzione e restauro, passate dai maestri tufari ad artigiani di altre tecniche, sono rimasti sui manuali del recupero …” Non è avvenuto solo nei Sassi- commenta l’ex sindaco- E’ un dato ineluttabile, con il passare degli anni, la scomparsa di maestranze, capi mastri . Certo ora occorre seguire di più questo aspetto, perchè gli antichi rioni di tufo non subiscano alterazioni nella manutenzione e restauro nella qualità del costruire, del rigenerare. Serve un controllo e rileggere, rispettare e far rispettare quello che è stato scritto, elaborato e fatto in passato. Da qui l’ urgenza di ripristinare l’Ufficio Sassi, istituito con la legge speciale 771/86, quella dei 100 miliardi di dotazione e dei piani biennali. Si può fare anche aldilà delle norme generali sull’assunzione del personale .
La legge 771 è tutt’ora in vigore, va rifinanziata ed è stato un peccato non averlo fatto per tempo. Il Governo può rimettere delle poste in bilancio, ma occorre chiedere, sollecitare in Parlamento, a livello istituzionale perchè si concretizzi . L’articolo n.1 della legge che individua nei Sassi e nell’altipiano murgico una risorsa di interesse nazionale non è andata in archivio, ma la politica deve tornare a rivolgere attenzione su questo aspetto. Ma anche a livello locale si può attingere a risorse, come quelli dei fitti, dalle subconcessioni di immobili nei Sassi, alcune già a scadenze. Il cuore antico di Matera non ha esaurito l’esigenza di essere restaurato e manutenuto . I Sassi sono lì che aspettano ancora e oggi con maggiore urgenza. E l’interesse che si porta sui Sassi non può portare a soluzioni, che non siano sempre e comunque accettabili. Abbiamo sconfitto- conclude Acito- la proposta dell’Unesco di farne un museo a cielo aperto adesso dobbiamo lavorare perchè non diventi, come qualcuno ha già scritto, una Disneyland a cielo aperto. Possiamo fare altro, di meglio e di più e una parte dei materani ha dimostrato di saperlo fare’’. E per questo servono i fatti.