Senza infrastrutture viarie degne di tal nome non c’è crescita e se la manutenzione del territorio è lasciata ai destini della natura e alle scelte sciagurate dell’uomo, proprie di una classe politica mediocre che vive dei retaggi e delle leggi del familismo immorale, e allora la Basilicata è destinata a rispettare tutte le previsioni di ridimensionamento e disgregazione disegnate da economisti, analisti e figuri tristi. Le riflessioni dell’amico e collega Armando Lostaglio sulla situazione del Vulture Melfese e sulle difficoltà, oggettive a muoversi dalle strade dell’Aglianico a Potenza (la città regione di Tonio Boccia) confermano che l’epoca zanardelliana e giustiniana sono dietro l’angolo. Il confronto in chiaro scuro con Matera 2019, pur tra ritardi, luci e ombre di un evento regionalizzato con i deleteri posizionamenti della politica, finisce con l’acuire quel solco tra cittadini e amministratori. Più che un solco, una voragine, come quelle delle tante strade, simili a mulattiere che portano ai nostri centri alle prese con i tagli della spesa per la manutenzione ordinaria, all’assenza di un piano organico di interventi di tutela del territorio e alle puntuali disgrazie in agguato che portano via vite e speranze. Giriamo queste e altre riflessioni ai trastullatori delle imminenti campagne elettorali che ignorano i problemi dei residenti delle contrade Pecorone, Scannacapre, Botte, Isca, Fiumara costretti ai disagi che sappiamo. Ma ce li ritroveremo come venditori di fumo in campagna elettorale in piazze e strade a chiedere voti. Se li vedessimo con pala, stabilizzato e catrame pronti a riparare le buche per chilometri e chilometri, chissà che non rimedierebbero un voto…di biasimo.
^La foto del servizio è tratta da TG7 Basilicata di Lorenzo Zolfo
I Lucani fra Potenza e Matera
Matera sempre più in alto, e Potenza più in basso: almeno nella percezione dei lucani, di quanti vivono le due città capoluogo in questo momento storico. Se a Matera le celebrazioni per la Capitale europea della Cultura sono in piena fibrillazione e vissute con un certo orgoglio, lo stesso non si può dire della città capoluogo, almeno per quanti la vivono dall’esterno, utilizzando mezzi pubblici o privati per raggiungerla per ragioni di studio e di lavoro. L’area nord della regione, quella più popolosa, sulla direttrice Melfi-Potenza, è forse quella che maggiormente avverte il disagio quotidiano di giungere la città: la tratta ferroviaria Foggia-Potenza è soggetta spesso a ritardi e specie nelle ore mattutine, quando le centinaia di studenti e di lavoratori devono essere in orario sui propri posti di lavoro o nelle aule universitarie e di scuola. Stamattina ennesimo blocco di una ora nella stazione di Avigliano Scalo a causa di ghiaccio sugli scambi (dicono informalmente) come se fosse la prima volta che d’inverno possa accadere, con le temperature gelide di questo inizio anno. Andare in auto sulla superstrada dell’Aglianico, divenuta ormai tutta un cantiere, è da multe pressoché quotidiane per le limitazioni a 70km orari imposte su diversi punti. Di sicurezza nemmeno a parlarne, se si considera che il semaforo sul viadotto Sciescio a Barile limita ulteriormente i tempi di percorrenza a causa della sua fatiscenza, che non vede mai lavori di manutenzione. Dunque, studenti e lavoratori nel continuo calvario di una città capoluogo che proprio non si lascia amare e nemmeno fruire al meglio dai suoi “provinciali” residenti. E con la chiusura del Tribunale di Melfi è oltremodo aumentato il numero di quanti vi si recano. Ma le istituzioni e chi le rappresenta, pur sollecitate dagli organi di stampa e da petizioni, sembra non si accorgano o girano lo sguardo da tutt’altra parte, e confortati dal proprio status di privilegio guardano dall’alto in basso il declino e le difformità fra le due città capoluogo.
Armando Lostaglio
