giovedì, 16 Gennaio , 2025
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Sulla sanità non si scherza. Con il ‘Patto” ora tocca alla Regione

I Sindaci del Materano, che continueranno a vedersi e a confrontarsi nella conferenza territoriale, come ha annunciato il primo cittadino di Matera Domenico Bennardi, sono stati espliciti nel ribadire che con la salute di concittadine e concittadini non si scherza. Basta a tagli, accentramenti per ‘mantenere numeri e funzioni” sottratte al territorio e che hanno finito con l’aumentare la migrazione sanitaria. Una richiesta ‘ferma e chiara” contenuta nel Patto sulla Sanità tra i ”Comuni dei distretti sanitari della Provincia di Matera”, con una piccola integrazione venuta dal Comune di Bernalda. Una proposta costruttiva, che ha radiografato carenze e spoliazioni (è la parola giusta) di ospedali (da Matera a Policoro, da Tricarico a Tinchi a Stigliano) ai distretti, con una medicina del territorio ridotta a poca cosa (è il caso degli anziani, del disagio mentale, della disabilità ecc) e con un servizio di emergenza urgenza che deve fare i conti con le difficoltà di distanze e viabilità precarie. Problemi vecchi e nuovi, che i sindaci passano alla nuova giunta regionale e al titolare dell’assessorato alla Sanità, ai consiglieri regionali (presente Roberto Cifarelli del Pd) oltre che all’Azienda sanitaria locale. E a rincarare la dose delle cose che non vanno ci sono le carenze di organiche e lo scarso appeal che avvisi e bandi, di corto respiro, hanno tra quanti (giovani in particolare) potrebbero trasferirsi in Basilicata. Servono programmazione, scelte adeguate, come ha evidenziato il presidente del circolo La Scaletta (che ha prodotto un Rapporto sulla sanità), Paolo Emilio Stasi, ravvisando le contraddizioni del Pnnr per esempio sugli ospedali di comunità : sei per il Materano (tutti indicati) e 11 per il Potentino dei quali non si conosce l’ubicazione. Cui prodest? Non sarebbe male che anche dalla provincia di Potenza i sindaci tirino fuori un patto, un documento per confrontarsi con la Regione. Con la salute della gente di Basilicata non si scherza, Lo spopolamento passa anche dal superamento delle carenza (e gravi) della Sanità.

PATTO PER LA SANITÀ
Dei Sindaci della provincia di Matera
La Repubblica tutela la salute
come fondamentale diritto dell’individuo
e interesse della collettività,
e garantisce cure gratuite agli indigenti
Costituzione italiana art. 32
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PREMESSA
Lo studio realizzato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), rappresenta la base di partenza per il
riordino del sistema sanitario della Basilicata e dimostra – attraverso una analisi dettagliata – che la sanità lucana è un emblema delle
disuguaglianze della nostra Regione, in particolare di quelle territoriali.
Le faglie profondissime che si sono aperte tra capoluoghi di provincia e tra Comuni lucani provano che il livello e la qualità dei
servizi sanitari garantiti ai cittadini rappresentano gli strumenti efficaci per il superamento delle diseguaglianze. Del resto, la Legge n.
883 del 23 dicembre 1978 istitutiva del Servizio sanitario nazionale si basa su tre principi cardine: l’universalità, l’uguaglianza e
l’equità.
1. DEMOGRAFIA E SANITÀ
In Basilicata sono presenti due ASL, l’Azienda Sanitaria di Potenza e l’Azienda Sanitaria di Matera, 9 distretti
di cui 6 nella Azienda Sanitaria di Potenza e 3 nella Azienda Sanitaria di Matera.
E’ un territorio ampio quello lucano, con una popolazione piuttosto anziana e una migrazione sanitaria ancora
molto alta.
La popolazione di residenti in Basilicata negli ultimi 30 anni ha subito un decremento globale rilevante, dovuto
sia ad un tasso di emigrazione che tocca percentuali intorno al 10% per la provincia di Potenza e del 4% circa per
l’area materana, sia al calo delle natalità generalizzato, fenomeno che ci accomuna al resto della nazione. Caso unico
in tutta la regione, dal 1983 ad oggi si è verificato un incremento della popolazione del 16% nella sola città di
Matera, trend influenzato anche da un progressivo aumento dell’attrattività della città a livello turistico con
conseguente incremento di attività legate a questo settore che ha richiamato popolazione anche da paesi limitrofi
in cui, invece, si è acuito il fenomeno dello spopolamento a causa della crisi finanziaria e delle stesse dinamiche di
emigrazione sistemica.
Questo dato, insieme all’invecchiamento complessivo della popolazione, influenza anche direttamente le
necessità sanitarie e le tipologie di risposta a cui il sistema regionale deve prepararsi in termini di dotazioni e di
diversificazione degli investimenti nei vari settori. Investimenti che sarebbe bene fossero orientati sulla base di uno
studio approfondito sulle frequenze di riscontro delle patologie della popolazione.
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2. DOTAZIONE DEI PRESÌDI
Il DM del Ministero della Salute del 2 aprile 2015 n. 70 fissa come standard qualitativo ottimale un numero di
posti letto per mille abitanti non superiore a 3,7. Nel 2010 il numero di posti per residenti si attestava su valori già
adeguati agli standard individuati dal DM ma le politiche di razionalizzazione della spesa hanno ulteriormente
tagliato i numeri di posti letto fino a 3,3 per 1000 residenti, ben al di sotto sia del target indicato, sia della media
nazionale e sia della media degli altri paesi dell’area Ocse (quest’ultima di gran lunga più alta essendo pari a 4,7
posti per 1000 abitanti residenti). Rispetto al parametro dei 3,7 posti per 1000 abitanti fissati dal DM, nel territorio
dell’Asm sono circa 130 posti i posti letto mancanti (pari al 18% della dotazione complessiva) mentre per la
provincia di Potenza la carenza sarebbe di circa 70 posti (per un tasso di carenza del 5% rispetto alla dotazione).
Il nuovo Piano, dunque, dovrà tenere in considerazione sia la sperequazione messa in atto dalle recenti politiche
di gestione della sanità lucana sia dell’incremento demografico che interessa il solo territorio materano.
3. MADONNA DELLE GRAZIE, OSPEDALE SOTTO PRESSIONE
Il primo avamposto sanitario – il Pronto Soccorso dell’ospedale di Matera – è costantemente sottoposto ad una
elevata pressione, che si aggrava nei periodi di alta affluenza turistica (da aprile ad ottobre).
Nel corso del 2019, la media degli accessi al P.S. è stata di circa 90 accessi al giorno, toccando punte di 110
accessi al giorno medi nei periodi estivi. A tali numeri così elevati (e con un trend in crescita) corrispondono un
numero di ospedalizzazioni/ricoveri più alto che è assolutamente inconciliabile con la riduzione dei posti letto e
con la chiusura di interi reparti.
L’infezione da Covid-19 ha ulteriormente penalizzato i cittadini che regolarmente effettuavano visite presso i
diversi reparti del Madonna delle Grazie, e che, improvvisamente, si sono visti negare il diritto alle visite e al
prosieguo di piani terapeutici in atto, recandosi nei più vicini ospedali della regione Puglia che, al contrario, hanno
continuato ad erogare tutti i servizi. Anche oggi, che la pandemia risulta essere sotto controllo, in tanti non possono
accedere ai ricoveri presso il Madonna delle Grazie per assenza di posti letto, in parte già occupati da malati Covid19. Un esempio tra tutti è il caso del reparto malattie infettive, a corto di posti letto per i pazienti bisognosi di
ricovero per malattie conclamate ed importanti poiché, gli esigui posti di cui dispone il reparto sono già occupati
da pazienti che hanno contratto il virus da Covid-19. Tutto ciò implica che in primis tutti gli altri pazienti saranno
dirottati, sempre se vi sono posti letto liberi, verso altri reparti con la difficoltà di poter ottenere tutte le cure
specifiche per la propria patologia o, nella peggiore delle ipotesi, che ci si rivolga ad altri ospedali fuori regione.

3.1. Qualità dei servizi e flussi verso altre regioni
Matera, per la sua posizione geografica, dovrebbe essere una porta di accesso ai servizi sanitari, registra invece
il più alto indice di fuga (indice che tiene conto di quanto i cittadini residenti ricorrano a presidi sanitari fuori la
propria regione di residenza), in misura notevolmente superiore rispetto alla città di Potenza, facendo della
Basilicata la regione seconda solo al Molise per indice di fuga più alto d’Italia. Un trend che si va accentuando nel
corso degli ultimi anni, evidentemente per la mancanza di un presidio di eccellenza, per le difficoltà ad erogare
servizi, nonché per la vicinanza a nosocomi pugliesi molto più facilmente fruibili in termini di vicinanza territoriale.
Un ulteriore fattore che influenza questa tendenza è quello delle liste di attesa, anch’esse direttamente
proporzionate alla carenza di investimenti e al decremento dei posti letto. La conseguenza è un evidente e grave
impoverimento generalizzato sull’intera regione.
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3.2. PSA “Giovanni Paolo II” di Policoro
Policoro, rappresenta un punto sanitario di confine. Il suo bacino di utenza va dai comuni del metapontino, a quelli
del pollino, passando per i comuni dell’alto ionio cosentino. Tre province sono attratte dal nosocomio policorese,
Matera, Potenza e Cosenza. Gli studi sui dati demografici dei prossimi venti anni ci consegnano una Basilicata
diversa: le aree interne della provincia di Matera e Potenza che continueranno a spopolarsi mentre quattro macro
aree continueranno a crescere: le due città capoluogo, il Melfese ed il Metapontino. L’ area vasta di riferimento del
nosocomio policorese, nel detto periodo, passerà dai 100.000 abitanti ai 150.000 abitanti, cosa che di per sé
dovrebbe già indicare una strada ai decisori politici e gestionali. Investire sull’ospedale di Policoro è un dovere per
tenere in piedi in perfetta efficienza il sistema sanitario Basilicata. Investire sull’ospedale di Policoro significa
sostenere il comparto turistico della costa e aprire le porte agli anziani dei paesi nordici, con convenzioni ed offerte
sanitarie di eccellenza. Questo chiedono gli operatori, con beneficio per le casse, sempre vuote, della sanità lucana.
Per fare questo c’è bisogno di risorse umane e tecnologiche.
3.3. Qualità dei servizi e proposte
I dati del personale sanitario impegnato nel nosocomio policorese sono ampiamente al di sotto della
media nazionale, i reparti vengono tenuti in piedi da forme di volontariato spinto del personale sanitario,
sottoposto a turni stressanti. La soluzione non piu’ rinviabile è dare anima e corpo all’Ospedale unico del
materano, con i due plessi di Matera e Policoro, un unico DEA di primo livello, in conformità al DM
70/2015. Il plesso di Policoro deve avere piu’ servizi sanitari di eccellenza, recuperare i primariati essenziali
per la crescita, completare l’offerta sanitaria di Matera,nessuna fotocopia, con necessario potenziamento
degli organici medici, infermieristici e tecnici. Sostituzione dei primari andati in pensione (Oculistica,
Psichiatria) e di quelli prossimi al pensionamento (Chirurgia, Medicina). Queste le proposte sintetiche:
1. Otorinolaringoiatria. Mantenimento della U.O. con dotazione di posti letto.
2. Endoscopia, programmare subito l’arrivo di un ulteriore medico per migliorare le condizioni del
servizio e garantirne la continuità anche in vista di pensionamento, per idoneo affiancamento.
3. Pronto Soccorso. Non è nemmeno lontanamente immaginabile l’aggregazione alla Medicina
d’urgenza, istituita con delibera nel 2020. Il Pronto Soccorso deve restare Autonomo con un
proprio Responsabile. Va potenziato l’organico medico, infermieristico ed OO.SS. , come va
potenziata l’OBI.
4. Medicina. Deve restare divisione di ricovero, diagnosi specialistica e cura. A questo proposito si
potrebbe coinvolgere l’ospedale di Tinchi con l’istituzione – ad esempio – di una Medicina
geriatrica.

5. Radiologia. La cattiva programmazione aziendale ha portato l’importante punto di diagnostica a
subire un drastico ridimensionamento. Un solo medico in servizio che garantisce con grandi
difficoltà i servizi per gli interni H12, salvo i turni di riposo e l’utenza esterna ormai fuori dai
servizi ospedalieri. Urgente assunzione di medici per ripristinare il servizio radiognostico H24.
6. Cardiologia in questi anni ha subito una irreversibile regressione frutto di scelte aziendali
sbagliate. Oggi per recuperare il terreno perso e in considerazione della grande massa di utenza,
può essere trasformata in una Divisione di Cardiologia Riabilitativa degenziale che sarebbe l’unica
della regione. Già in passato nel nostro ospedale ha operato un servizio di Cardiologia
Riabilitativa Ambulatoriale che è stato chiuso dopo il pensionamento dell’unico cardiologo
dedicato. In conclusione una Struttura Complessa di Cardiologia Riabilitativa, garantirebbe una
guardia cardiologica attiva H24, l’attività riabilitativa in reparto ed in palestra, impianto e controllo
pace-maker, l’attività ambulatoriale anche per pazienti esterni oltre ad assicurare le consulenze
cardiologiche ai reparti e al Pronto Soccorso. La presenza della guardia attiva darebbe la
possibilità di avere 3-4 posti di terapia intensiva cardiologica.
7. Area Critica. Urgente ammodernamento ed adeguamento funzionale, con costituzione di due
reparti distinti di Utic e Rianimazione, recuperando il progetto già approvato, finanziato e
irresponsabilmente revocato dalla ASM.
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4.0 CRITICITA’ NELLE AREE INTERNE
Nel corso dell’ultimo ventennio gli ospedali della Provincia di Matera sono stati spesso oggetto di numerosi
interventi che ne hanno ridimensionato l’offerta di servizi e prestazioni, trasformando la struttura da ospedale per
acuti, della fine degli anni ’80, in ospedale distrettuale. A questo ridimensionamento si aggiunge una serie di
disservizi: ambulatori sprovvisti (non occasionalmente) di professionisti; personale medico insufficiente al punto
da determinare la momentanea chiusura del reparto di lungodegenza; evidente e ingiustificabile disparità che esiste
tra ASP ed ASM nella erogazione di servizi, tanto da rendere quest’ultima incapace di assicurare i Livelli essenziali
di assistenza (LEA); la distanza chilometrica che separa comuni delle aree interne dai centri DEA (Matera e
Potenza), unita alle problematiche relative alla viabilità stradale, determina tempi di percorrenza incompatibili con
la risposta alle emergenze/urgenze.
Alla luce di ciò è necessario programmare negli Ospedali delle aree interne unità aggiuntive e non sostitutive di
quelle ad oggi esistenti:
• ISTITUIRE una UNITÀ VALUTATIVA dell’Alzheimer;
• INVESTIRE risorse ulteriori, rispetto a quelle previste nella Strategia, per trasformare il centro PER
MALATTIE NEURODEGENERATIVE (ALZHEIMER) da semiresidenziale in RESIDENZIALE.
• Istituire centri di raccordo territoriali per la salute;
• ISTITUIRE un AMBULATORIO DI PREVENZIONE ONCOLOGICA: la prevenzione e la diagnosi
precoce rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza, cioè tra le prestazioni essenziali che devono essere garantire
a tutti i cittadini nel nostro Paese. Anticipare la diagnosi di un tumore può cambiare significativamente il decorso
della malattia o evitare che lesioni a rischio si traducano in malattie conclamate. L’istituzione di un ambulatorio di
prevenzione oncologica attrezzato per la diagnosi precoce di fasce di popolazione a rischio per età e/o per familiarità
e/o per esposizione professionale, potrebbe diminuire il numero di pazienti oncologici o permettere
l’individuazione della malattia ad uno stadio precoce e con margini di cura maggiori. In particolare
o visite specialistiche nutrizionali e di prevenzione oncologica;
o incontri informativi sui corretti stili di vita per la prevenzione di malattie oncologiche;
o esami diagnostici ecografici.
Non considerare la specificità dell’Area della Montagna Materana, caratterizzata da debolezze e criticità
oggettive, non accogliere tale proposta, significa negare un diritto costituzionalmente garantito e sgretolare le
fondamenta su cui si regge l’impalcatura della Strategia per le Aree Interne.
In aggiunta, e non in sostituzione, applicare quanto previsto dal D.M. 70:
Si chiede, preliminarmente, una rivisitazione del Piano Sanitario regionale per rafforzare gli ospedali delle aree
interne che si sostanzia in una attenzione per le emergenze/urgenze e per la prevenzione e cura.

• EMERGENZA/URGENZA
Per i presidi ospedalieri di aree disagiate (zone montane, isole) è contemplata la funzione di Ospedale di Pronto
Soccorso, come descritta dal D.M. citato che, tuttavia, pone alcune condizioni:
1. La funzione di pronto soccorso è prevista laddove il tempo di percorrenza risulti maggiore di un’ora dal
centro dell’abitato al DEA di riferimento. Si ricorda che a mente dell’art. 2, comma 1, della L.R. 2/2017 i DEA
sono Matera e Potenza.
2. un bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti;
3. un numero di accessi annuo appropriati superiore a 20.000 unità;
4. assenza di una elisuperficie per l’atterraggio notturno.
Aumentare i luoghi di atterraggio notturno. Varie area interne come Stigliano ne sono sprovvisti.
L’OSPEDALE DI PRONTO SOCCORSO porterebbe con sé la soluzione ad altre richieste, già più volte
rappresentate.
Indipendentemente ed in subordine alla istituzione di un ospedale di pronto soccorso, si chiede di:
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• Rendere efficiente il Punto di Primo Intervento presso ospedale distrettuale con l’implementazione di
apparecchiature e strumenti diagnostici;
• riattivare il Laboratorio Analisi;
• potenziare ed efficientare gli ambulatori;
• innalzare i servizi territoriali;
• realizzare la Rete dell’assistenza territoriale;
• riattivare l’area assistenziale Post-Acuzie (Lungodegenza);
• rafforzare la continuità assistenziale tra ospedale e strutture intermedie: la Centrale Operativa Regionale
(COR): il DM 70/2015 prescrive non solo di potenziare le strutture territoriali ma anche la loro organizzazione in
rete;
• implementare i posti letto dell’Hospice dagli attuali 8 ai previsti 18, con conseguente ed inevitabile
incremento della dotazione organica e trasformare l’Unità Semplice in Unità Operativa Complessa;
• incrementare i posti letto per cronici del reparto di lungodegenza riabilitativa;
• eseguire indagini endoscopiche;
• rendere maggiormente efficiente l’U.O.C. di radiologia;
• adeguare l’elisuperficie al volo notturno;
• implementare gli ambulatori specialistici prevedendo ambulatori di:
▪ Cardiologia, Pneumologia, Endocrinologia, Urologia, Ginecologia, Prevenzione oncologica, Oncologia.
5.0 UNA RIFORMA ACCENTRATRICE
Il disegno di legge sul Riordino del Sistema sanitario regionale di Basilicata vorrebbe organizzare il Servizio
sanitario regionale tramite due nuove Aziende:
a) l’Azienda Sanitaria Territoriale Unica Regionale (ASTUR Basilicata);
b) l’Azienda Ospedaliera Regionale Unica di Basilicata (AOUR Basilicata)
L’ASTUR erogherebbe le prestazioni relative alla prevenzione, all’assistenza distrettuale e le attività già svolte
dalle Aziende Sanitarie di Potenza e Matera. Gestirà il Servizio di Emergenza-Urgenza (118), nonché la
competenza gestionale dei Presidi Ospedalieri Distrettuali di Chiaromonte, Lauria, Maratea, Tinchi, Stigliano,
Tricarico, Venosa e Pescopagano.
L’AOUR sarebbe composta dall’Ospedale San Carlo (DEA 2° livello), dall’Ospedale di Matera (DEA 1° livello),
dai Presidi di Base di Lagonegro, Villa d’Agri, Melfi e Policoro, quale struttura ospedaliera unica articolata in più
plessi.
Il disegno complessivo della riorganizzazione è carente e non affronta le criticità del sistema sanitario regionale,
già depauperato da una irrazionale organizzazione accentratrice, e ingloba l’ospedale Madonna delle Grazie nel San
Carlo di Potenza.
Il nosocomio materano verrebbe ulteriormente svuotato di una serie di funzioni, con riduzione di capacità
organizzativa e decisionale

6.0 LA RIFORMA NECESSARIA, ALCUNE PROPOSTE: AUTONOMIA, MEDICINA
TERRITORIALE, INNOVAZIONE E TELEMEDICINA
In considerazione delle criticità evidenziate, rese più gravi dall’emergenza pandemica, è necessario ridisegnare i
servizi sanitari a misura delle persone e delle loro necessità, mantenendo autonome sul piano amministrativo e
gestionale le aziende sanitarie Asp e Asm, dotandole di budget adeguati e la cui ripartizione sia conseguente ad uno
studio approfondito sulle reali carenze e/o necessità di sviluppo.
La pandemia ha reso evidente la scarsa lungimiranza delle scelte in tema di politica socio-sanitaria sia a livello
nazionale che, ancor più, a livello regionale, sottolineando alcuni aspetti critici di natura strutturale che in
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prospettiva verrebbero aggravati dall’accresciuta domanda di cure derivante dalle tendenze demografiche,
epidemiologiche e sociali in atto.
A tal proposito, già l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane ha evidenziato come negli anni si
sia proceduto alla ricerca dell’efficienza economica intervenendo però, prevalentemente, in un’ottica di risparmio
e trascurando gli effetti che scarsi investimenti rivolti alla salute della popolazione possono generare indirettamente
in termini di costi sociali ed economici, attraverso la qualità della vita delle persone.
La pandemia e l’emergenza ad essa connessa hanno fatto emergere la necessità di riorganizzare e sostenere con
maggiori risorse il ruolo del territorio impreparato a fare fronte al numero così elevato di ricoveri in fase acuta,
nonché la fragilità delle strutture sanitarie del Materano a fronte del depauperamento di risorse, strutture e
organizzazione che dura ormai da alcuni anni.
In particolare, sono emerse significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, in termini di
prevenzione e assistenza sul territorio; un’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi
sociali; tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni.
L’esperienza della pandemia ha, inoltre, evidenziato l’importanza di poter contare su un adeguato sfruttamento
delle tecnologie più avanzate, su elevate competenze digitali, professionali e manageriali, su nuovi processi per
l’erogazione delle prestazioni e delle cure e su un più efficace collegamento fra la ricerca, l’analisi dei dati, le cure e
la loro programmazione a livello di sistema.
In questa ottica la riforma sanitaria lucana dovrebbe affrontare in maniera sinergica tutti questi aspetti critici.
6.1. Autonomia e medicina di territorio
Il modello sanitario regionale proposto è basato su due Aziende sanitarie locali una a Matera (ASM) e una a
Potenza (ASP), di tipo misto che possano prevedere una vera integrazione tra ospedale e territorio. L’ASM,
pertanto, dovrà mantenere autonomia organizzativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica, per assicurare i
livelli di assistenza previsti dal PSN a livello territoriale.
La riorganizzazione sanitaria dovrà integrare ospedale e territorio, garantendo piena copertura ai bisogni
assistenziali che richiedono un trattamento ospedaliero, e potenziando la medicina territoriale, cioè tutte quelle
prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento che hanno finalità preventive e si presentano come
alternativa all’ospedalizzazione.
Una strategia ad hoc per efficientare e rendere effettivamente fruibile ed efficace per tutti la medicina territoriale
consente di salvaguardare le comunità di quei luoghi marginalizzati (penalizzati anche geograficamente) della
regione e garantendo una effettiva presenza con un servizio di assistenza sanitaria domiciliare che minimizzi la
mobilità sanitaria e disincentivi i flussi dei pazienti intra ed extra regione.
Così come previsto dal PNRR, occorre immaginare una sanità che preveda reti di prossimità, strutture
intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale per rafforzare: le prestazioni erogate sul territorio
creando e potenziando strutture territoriali come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità; l’assistenza
domiciliare; lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari;
Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario al fine di rinnovare e ammodernare le strutture
tecnologiche e digitali.
La Casa della Comunità potrà costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche
attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, al fine di garantire la
promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi inclusi è
previsto, in particolare, il Punto unico di accesso (PUA) per le valutazioni multidimensionali (servizi socio-sanitari)
e i servizi che, secondo un approccio di medicina di genere, dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei
nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e
assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziane e fragili, variamente organizzati a seconda delle
caratteristiche della comunità specifica.
Potenziare il servizio di assistenza domiciliare per allinearci alle migliori prassi europee prendendo in carico la
popolazione di età superiore ai 65 anni con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti ed erogare cure
domiciliari che sfruttino al meglio le nuove tecnologie (telemedicina, domotica, digitalizzazione).

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I servizi di telemedicina rappresentano un formidabile mezzo per ridurre gli attuali divari geografici e territoriali
in termini sanitari grazie all’armonizzazione degli standard di cura garantiti dalla tecnologia; garantire una migliore
“esperienza di cura” per gli assistiti; migliorare i livelli di efficienza dei sistemi sanitari regionali tramite la
promozione dell’assistenza domiciliare e di protocolli di monitoraggio da remoto.
Attraverso l’attivazione degli Ospedali di Comunità, ovvero strutture sanitaria della rete territoriale a ricovero
breve e destinate a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica per degenze di
breve durata, a gestione prevalentemente infermieristica, contribuirebbe ad una maggiore appropriatezza delle cure
determinando una riduzione di accessi impropri al pronto soccorso o ad altre strutture di ricovero ospedaliero.
Al fine di ottemperare a requisiti fondamentali di un Sistema Sanitario pubblico quali equità di accesso alle cure
e omogeneità della qualità dell’offerta sanitaria, è opportuno realizzare azioni concrete di riorganizzazione e/o
integrazione di specifici servizi tra l’Ospedale di Matera e il territorio.
7.0 VALORIZZAZIONE DELLA MEDICINA TERRITORIALE
I Distretti, chiamati da normative nazionali e regionali a rappresentare l’ambito territoriale, necessitano di
appropriarsi delle proprie funzioni specifiche attraverso investimenti diretti ad assunzioni di personale sanitario
qualificato, ormai ridotto ai minimi termini a causa di quei processi di razionalizzazione delle risorse sanitarie
dell’ultimo decennio. Gli aspetti prioritari in questa nuova fase di programmazione dovranno essere orientati a
rafforzare le funzioni dei Distretti come punti di riferimento per il cittadino, offrendo un’ assistenza sul territorio
in maniera diffusa, omogenea, uniforme ed integrata con l’Ospedale DEA di Matera.
Nello specifico si propone l’attuazione dei seguenti punti programmatici:
▪ Il Piano Regionale della Salute e dei Servizi alla Persona 2018-2020 prevedeva l’evoluzione della già
esistente Centrale delle Dimissioni (CD) presso la AOR San Carlo verso una Centrale Operativa Regionale (COR).
Allo stato attuale appare necessario istituire la suddetta COR o affiancare all’attuale CD una CENTRALE
OPERATIVA TERRITORIALE (C.O.T) propria dell’ASM quale strumento strategico di integrazione tra
Ospedale di Matera ed il territorio.
▪ Ospedali di Comunità: nell’ ottica del “Potenziamento dell’assistenza sanitaria e della rete sanitaria
territoriale”, il documento tecnico vagliato da AGENAS propone che ‘l’attivazione di tali strutture può avvenire
per realizzazione ex novo e per riconversione di strutture attualmente dedicate alla lungodegenza.’ Una particolare
attenzione va riposta nella scelta delle lungodegenze da riconvertire, poiché data la particolare organizzazione
logistica della nostra Regione è necessario garantire una equa distribuzione di lungodegenze post-acuzie per la cura
dei pazienti con condizioni di non autosufficienza con patologia ad equilibrio instabile e disabilità croniche non
stabilizzate o in fase terminale, che richiedono specificatamente assistenza medica 24 ore su 24, nonché assistenza
infermieristica, prestazioni riabilitative e consulenze specialistiche.
▪ L’implementazione di percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA) condivisi tra ASM e territorio
per la gestione integrata del paziente cronico (long-term) (PDTA per diabete, scompenso cardiaco, BPCO,
Ipertensione arteriosa..), al fine di ridurre la variabilità dei comportamenti professionali e organizzativi e
migliorando l’appropriatezza clinica e diagnostica.
▪ L’inserimento di Case della salute su tutto il territorio, con il passaggio da una medicina d’attesa alla
medicina d’iniziativa. La presenza di Case della salute riduce gli accessi al Pronto soccorso per cause che non
richiedono un intervento urgente e favorisce il calo dei ricoveri ospedalieri per le patologie che possono essere
curate a livello ambulatoriale.
▪ Inserimento, secondo quanto già previsto dal PSR 2018-2020 della Regione Basilicata, di una rete
territoriale di Punti Unici di Accesso (PUA) ai servizi sociali e sanitari, da definire congiuntamente con gli Ambiti
Sociali in un territorio che al momento offre una frammentazione dei servizi socio-sanitari.
▪ Implementazione a livello territoriale della telemedicina, rappresenta uno strumento utile a ridurre le
diseguaglianze decentralizzando le cure dall’ospedale al territorio, privilegiando ove possibile la cura al domicilio
stesso del paziente.

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7.1 Distretto Bradano-Medio Basento
L’Ambito socio territoriale Bradanica Medio Basento coincide con il Distretto Sanitario Bradano-Medio
Basento che vede come unico Presidio Ospedaliero Distrettuale il PO di Tricarico che per sua mission, eroga
prestazioni assistenziali per la presa in carico del paziente cronico nel percorso di cura domiciliare, ambulatoriale e
di ricovero. Le note carenze di organico, dovute al permanere per un lungo periodo di vincoli alla dinamica della
spesa per il personale delle aziende sanitarie, con blocco del turn-over e misure di contenimento delle assunzioni,
hanno determinato il progressivo ridimensionamento dell’Ospedale di Tricarico e dei distretti afferenti.
Nell’ambito della riorganizzazione del SSR, sarà necessario recuperare la centralità del PO di Tricarico nel
panorama dell’offerta sanitaria territoriale, attraverso il consolidamento e potenziamento delle attività presenti:
▪ Il Reparto UOSD di Lungodegenza post-acuzie: Nelle nuove linee programmatiche è necessario che la
Lungodegenza venga preservata nelle sue funzioni, con assunzione di personale sanitario in numero adeguato a
garantire un regime h24 per la cura dei pazienti complessi con condizioni di non autosufficienza, con patologie ad
equilibrio instabile, disabilità croniche e in stato vegetativo.
▪ Il Servizio di Radiologia: Per la piena funzionalità del servizio di Radiologia è indispensabile programmare
l’assegnazione di un medico radiologo al PO di Tricarico nonché la disponibilità della telerefertazione da parte
della UOC Radiologia di Matera nelle ore pomeridiane, notturne e festivi. Quanto premesso al fine da garantire
una equa distribuzione dei servizi agli utenti del comprensorio, la sicurezza dei degenti e un adeguato supporto ai
medici dei reparti, spesso impossibilitati a dirimere esaustivamente un quesito diagnostico senza l’ausilio della
diagnostica di laboratorio e/o per immagini.
▪ Il Laboratorio Analisi: Le nuove risorse dovranno essere orientate a: rafforzare la presenza di
amministrativi ed infermieri presso i distretti del territorio sede delle attività di prelievo (Garaguso, Oliveto,
Calciano, Grassano, Grottole, Irsina, Salandra, Tursi, S.Mauro Forte, Accettura) al fine di aumentare la frequenza
e la disponibilità del servizio prelievi per paganti ed esenti presso piccoli comuni dove una elevata percentuale di
utenti sono rappresentati da soggetti anziani; potenziare la diagnostica, ripristinando la possibilità di eseguire esami
di batteriologia di base (vedi urinocoltura) attraverso l’acquisizione di idonea strumentazione; riattivare e aggiornare
da un punto di vista tecnologico i sistemi di “point of care testing” (POCT) presenti presso il PTV e la
Lungodegenza. Il POCT deve configurarsi come un’integrazione e non una sostituzione alle attività diagnostiche
del laboratorio, consentendo di avere una risposta tempestiva per l’assunzione di decisioni cliniche di emergenza
in un contesto dove l’attività di laboratorio è disponibile dal lunedi al sabato (8:00-14:00).
▪ La nuova programmazione non può prescindere dal potenziamento di personale amministrativo per
garantire risposte a bisogni essenziali quali scelta/revoca dei MMG e pediatri di libera scelta, esenzioni per
patologia, esenzioni per reddito, tessera sanitaria ecc..
▪ In merito alle attività ambulatoriali è indispensabile che l’Azienda Sanitaria metta a disposizione del
Distretto risorse umane importanti in tema di specialistica ambulatoriale, affidando al Direttore del Distretto ed al
Piano delle Attività Distrettuali vagliato dalla Conferenza dei Sindaci, il compito di garantire servizi importanti nei
singoli Comuni, evitando ai cittadini inutili e faticosi spostamenti verso gli ospedali di Matera e Potenza.

7.2 Polo Riabilitativo “Don Carlo Gnocchi”
Alla luce delle proposte tecniche in materia di riordino del Servizio Sanitario Regionale, il Polo Specialistico
Riabilitativo – Fondazione Don Carlo Gnocchi di Tricarico è candidabile come struttura di riferimento riabilitativa
della ASL di Matera:
▪ Rafforzando ancora di più l’attrattività su patologie neurologiche ed ortopediche avendo a disposizioni
competenze e tecnologie adeguate (di prossima inaugurazione per es. una palestra con robotica per l’arto
superiore);
▪ Differenziando l’offerta attuale anche su riabilitazione cardio-respiratoria. Considerata l’elevata e completa
dotazione di professionalità e tecnologie di FDG, è possibile l’ampliamento dell’offerta riabilitativa alle cosiddette
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MDC (Macro Categorie Diagnostiche) finora escluse, nello specifico, alla MDC 4 – Malattie e disturbi dell’apparato
respiratorio e alla MDC 5 – Malattie e disturbi dell’apparato cardiocircolatorio. In aggiunta alle comuni degenze
riabilitative, successive ad eventi acuti che richiedano l’ospedalizzazione del paziente, si ritiene opportuno allargare
l’offerta riabilitativa a quelle condizioni di riacutizzazione della patologia (ad es. Sclerosi Multipla) ed al conseguente
grado di disabilità per pazienti residenti al proprio domicilio o a quelle condizioni cliniche acute e disabilitanti non
necessitanti di ricovero presso strutture per acuti ma, chiaramente specificate e documentate nel PRI, che possano
idoneamente essere prese in carico in regime di degenza intensiva o estensiva;
▪ Dando implementazione al piano di riqualificazione riguardante l’attivazione di posti letto codice 75 per
GCA (Gravi Cerebrolesioni Acquisite) ad oggi assenti in Regione;
▪ Sviluppando le attività di Neuropsichiatria Infantile, con particolare attenzione alla gestione dei disturbi
del neurosviluppo in età evolutiva, sviluppando le attività di counseling, parent training, parent coaching oltre agli
interventi riabilitativi in senso stretto;
▪ Sviluppando nuovi servizi sia in regime ambulatoriale che in supporto a specifiche esigenze della degenza
(ad esempio la riabilitazione del pavimento pelvico rivolta ai pazienti oncologici con ambulatorio dedicato o ai
degenti con patologie neurodegenerative (es. Sclerosi Multipla);
▪ Sviluppando la teleriabilitazione in sinergia all’attività domiciliare, ad integrazione e sviluppo di quanto già
svolto in regime ambulatoriale.
Si rende utile precisare che è già stato depositato all’attenzione dei vertici regionali un progetto condiviso tra la
Fondazione Don Gnocchi, l’Amministrazione Comunale e i vertici di Regione Basilicata ‘Ipotesi di Progetto di
Riqualificazione Assistenziale del Polo Specialistico Riabilitativo di Tricarico’ che dettaglia la proposta di
riqualificazione verso l’alta complessità del Polo Specialistico Riabilitativo di Tricarico.
7.3 Collina Materana e Metapontino
Un’altra area della regione di cruciale importanza per la Sanità Regionale è rappresentata dalla collina materana
e dal metapontino, dove risiede una popolazione ingente che peraltro si moltiplica durante i mesi estivi.
E’ notorio che la struttura di Policoro, unico baluardo sanitario superstite in un’area vastissima. per un’utenza
di circa 120mila utenti. che non l’arrivo di turisti e vacanzieri diventano molti di più, è da tempo in affanno tanto
da risultare oramai assolutamente insufficiente a rispondere alle sacrosante e legittime richieste di salute del
territorio.
E’ necessario sottolineare che a nostro avviso le cause non sono assolutamente da ascrivere alla professionalità
degli operatori di cui, anzi, se ne riconosce abnegazione e sacrificio prestati ogni giorno per soddisfare le aspettative
crescenti di pazienti sempre più “empowered” che rivendicano il loro diritto, sanciti costituzionalmente, di essere
curati in maniera degna e oculata. Un ospedale per acuti nato per l’urgenza e per la diagnosi e la terapia di patologie
complesse, divenuto crocevia e contenitore inadeguato di patologie croniche ed ambulatoriali.
Piuttosto, le cause sono da ricercare in una miope visione del futuro nella stesura di una riforma sanitaria che
non ha tenuto conto dei cambiamenti demografici, dell’aumento della popolazione anziana e dell’aspettativa di vita
alla nascita, dell’incremento delle patologie croniche e di pazienti anziani sempre più complessi e poli-patologici.

In questo ambito la struttura di Tinchi di Pisticci potrebbe essere riferimento ospedaliero territoriale
fondamentale, simbiotico con l’ospedale di Policoro anche e soprattutto perché ne faciliterebbe la decongestione,
consentendole di riprendere e, anzi, migliorare le proprie specificità.
La posizione geografica baricentrica a cavallo delle nostre due arterie stradali principali, l’agevole raggiungibilità,
la disponibilità di locali liberi ed adeguati oltre che la sua storia culturale e professionale, candidano la struttura di
Pisticci a sede di reparti dedicati.
Nello specifico riteniamo che la struttura di Tinchi debba mantenere le sue caratteristiche di ospedale
territoriale, operando in simbiosi tecnica ed amministrativa con l’ospedale per acuti di Policoro e auspicando anche
la denominazione “Ospedali Riuniti del Metapontino” che valorizzi la natura comune delle strutture sanitarie
presenti sul territorio.
In particolare, riteniamo che nella collina materana e nel metapontino possano essere allocate:
1) Reparto di lungo degenza riabilitativa post acuzie per patologie internistiche (cardiovascolari, pneumologiche,
neurologiche ecc.) e/o ortopediche
2) Hospice oncologico con sezione dedicata alla terapia del dolore
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3) Unità operativa di Diabetologia ed endocrinologia con associato day service
4) Unità operativa di chirurgia ambulatoriale e di one day surgery con posti letto dedicati alla di vulnologia e
chirurgia del piede diabetico
5) Ambulatori specialistici già in essere da ridefinire e potenziare (Dermatologia. Nefrologia, Cardiologia e
Diagnostica vascolare, Medicina interna)
6) Ripristino della diagnostica radiologica, per altro con strumentazione già esistente e non utilizzata da anni
(mi si permetta di ricordare che attualmente nella struttura di Policoro non è possibile eseguire una MOC o un
ortopantomografia per mancanza di strumentazione o di device complementari, dispositivi invece presenti a Tinchi
(ma inutilizzati da anni) che potrebbero essere implementati con una Tac di ultima generazione.
7) Laboratorio analisi
8) Inoltre, la struttura potrebbe essere punto di riferimento per la medicina del territorio con la creazione di
equipès multidisciplinari formate da medici di medicina generale, per esperienze di telemedicina rivolte alla
assistenza domiciliare di pazienti cronicamente allettati e/o con problematiche di handicap neuro motorio.
La presenza di strutture intermedie con funzioni specialistiche integrate con il carattere dell’eccellenza come
quelle di Tinchi, in ossequio ai principi di decentramento, diversificazione e prossimità, rappresenta il punto di
forza di una nuova programmazione sanitaria che, fornirebbe risposte adeguate, specifiche ed articolate alle
esigenze sanitarie dell’intero territorio metapontino, declinando compiutamente la mission del servizio sanitario e
riducendo drasticamente le disuguaglianze e i costi della disorganizzazione e dell’inefficienza.
8.0. INTEGRAZIONE SOCIO – SANITARIA
Si rileva, infine, la necessità di una reale integrazione socio-sanitaria che possa, anche attraverso l’erogazione di
servizi e la realizzazione di strutture residenziali e semi residenziali, garantire in favore dei cittadini quel diritto alla
salute costituzionalmente previsto.
L’area della cronicità è, infatti, uno degli anelli deboli della catena, anche alla luce della nota carenza di strutture
e percorsi non ospedalieri.
In mancanza di strutture e percorsi chiaramente definiti, l’unica soluzione è l’accesso al Pronto Soccorso ed il
conseguente ricovero (alle volte di natura “sociale”) in ospedale per acuti in cui la successiva proposta di dimissione
risulta difficilissima anche per le implicazioni di tipo familiare.
Diventa quindi ancor più necessario garantire un percorso che assicuri interventi sanitari e sociali, i quali tenganoconto del bisogno assistenziale del malato e delle aspettative e necessità dei familiari, sia per un inserimentodomiciliare di lunga-assistenza sia per una istituzionalizzazione in struttura residenziale socio-sanitaria.

Indispensabile dunque migliorare l’integrazione tra fase ospedaliera/riabilitativa e fase territoriale/esiti,
rendendo il più omogeneo possibile il sistema su tutto il territorio regionale/nazionale e diffondendo le migliori
esperienze per:
• sviluppare un approccio globale ai problemi della persona disabile e del nucleo familiare di riferimento;
• migliorare la capacità di lettura del sistema informativo, raccogliendo dati su tutti gli interventi socio-sanitari,
anche attraverso rilevazioni ad hoc per i servizi sociosanitari ed altri percorsi territoriali (lavoro, scuola) attualmente
non coperti dal sistema informativo regionale.
In tutto ciò è fondamentale la formazione degli operatori, garantendo e promuovendo in loro:
a. l’acquisizione di competenze specifiche in tutte le professionalità coinvolte;
b. l’attitudine al lavoro in équipe;
c. l’acquisizione di competenze per l’utilizzo di apparecchiature e strumenti di diagnosi e valutazione;
d. il miglioramento della qualità dell’intervento affinando le tecniche di ascolto e le competenze di
accadimento;
e. individuazione appropriata di comunicatori aumentativi ed alternativi.
Una sanità che funziona, una perfetta integrazione con il sociale e la capacità di dare ai cittadini servizi
apprezzati rappresenta uno degli obiettivi principali dell’azione della Pubblica Amministrazione che consente, tra
l’altro, di fornire una risposta notevole al bisogno di lavoro dei giovani lucani.
9.0 AGGIORNAMENTO TECNOLOGICO E DIGITALE
L’azione di riforma dovrà essere incardinata al fine rafforzare il rapporto fra ricerca, innovazione e cure
sanitarie, facilitando lo scambio di competenze specialistiche fra l’IRCCS di Melfi e le altre strutture del SSN. Si
dovrà rafforzare la governance aziendale sempre più orientata alla ricerca e si responsabilizzerà il Direttore
Generale e il Direttore Scientifico per il conseguimento dei risultati.
Le infrastrutture tecnologiche e digitali ospedaliere dovranno superare il grado di obsolescenza prevedendo
investimenti per l’ammodernamento digitale del parco tecnologico ospedaliero al fine di migliorare la fiducia dei
cittadini nel sistema sanitario dell’intera regione.
Da questa dettagliata analisi, dunque, emerge una precisa esigenza sanitaria che deve impegnare La Regione e
le varie forze in campo a rinunciare alle pratiche dei tagli generalizzati e diversificando l’offerta sanitaria in reparti
specializzati con conseguenti dotazioni organiche e tecnologiche, investendo in tecnologia ed informatizzazione
dei servizi al cittadino ( gestione delle prenotazioni, gestione e scorrimento delle liste d’attesa, ritiro dei referti ecc

ecc), migliorando la trasparenza nelle valutazioni concorsuali e riformando le procedure di selezione e
riqualificazione del personale (anche direttivo, primari, medici infermieri etc). Le procedure devono essere rese
pubbliche e trasparenti a garanzia di selezioni meritocratiche; nonché investendo nella formazione continua per
migliorare le cure e le tecniche utilizzate, avendo ben chiari gli obiettivi da raggiungere e una tangibile ricaduta sui
pazienti.

10.0. LA FACOLTA’ DI MEDICINA
La Regione Basilicata ha definito con il Ministero della Università e della Salute un accordo di programma ed a
cui è seguito il parere positivo del Comitato Regionale Universitario di Coordinamento e della Regione per
l’istituzione della Facoltà di Medicina di Basilicata. Per l’attivazione del corso di laurea in medicina la Regione ha
stanziato 3 milioni di euro per il primo anno e 4 milioni di euro per gli anni successivi per il periodo di vigenza del
Piano dodicennale Regione/Università 2012–2024, integrando così lo stanziamento di 10 milioni di euro all’anno
già previsto. A questi fondi si aggiungono quelli stanziati dal Miur per sostenere i costi di funzionamento (2 milioni
di euro all’anno per il triennio 2021-2023) e dal Ministero della Salute per implementare la ricerca sanitaria (3
milioni di euro all’anno per il triennio 2021 – 2023).
Facoltà di Medicina sono presenti in tutte le regioni italiane: alcune si caratterizzano per indiscusso prestigio e
tradizione, altre per l’originalità dell’offerta. In Basilicata il successo della Facoltà di Medicina si baserà molto sulla
capacità di offrire percorsi alternativi. Da questo punto di vista, Matera rappresenta la sede ideale per corsi e materie di studio che si associano all’utilizzo delle nuove tecnologie, grazie alla presenza della Casa delle tecnologie
emergenti. Qui potranno essere istituite e sperimentate specializzazioni dei comparti ospedalieri in specifici settoridella medicina innovativa.

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