Un ballo sull’ampio marciapiede antistante la chiesa Maria Santissima Annunziata del rione Piccianello per ricordare ai materani, in contemporanea con altre città collegate alla campagna One billion rising, che la violenza sulle le donne si combatte con azioni e dimostrazione d’amore e non solo nel giorno di San Valentino.
Un invito e una richiesta sentiti in più occasioni, ma che non sono riusciti ad arginare violenze e omicidi consumati spesso fra le mura domestiche. Nel frattempo convegni, tavole rotonde, petizioni si susseguono ma i risultati ( è inutile nasconderlo) non sono molto confortanti.Senza una politica per la famiglia che nel BelPaese, aldilà del dibattito in corso a livello parlamentare politico e istituzionale, che tuteli la figura e il ruolo della donna e i figli.
Norme, servizi sociali,informazione, strutture di ascolto, tutele logistiche e alternative concrete per superare le difficoltà sopratutto quando non si hanno soldi e lavoro, sono alcune delle cose da fare per contrastare le diverse problematiche che contrassegnano la violenza sulle donne, distinguendo da caso a caso. Tutto questo, superando spesso il muro di ipocrisie che consenta di chiamare le cose con il loro giusto nome, puo contribuire a stabilire le condizioni per le denunce e all’avvio dei percorsi per un futuro sereno.
Non è semplice, occorrono volontà e costanza come quella mostrata dalle dinamiche animatrici del Collettivodonne di Matera che con cartelli, volantini e tanta voglia di ballare hanno aderito all’onda lunga della discoteca planetaria di “One billion rising” contro “la violenza sulle donne e sui bambini e per sensibilizzare e promuovere insieme una cultura di rispetto e di libertà per tutte le donne e gli uomini del mondo” . Una donna su tre subisce violenza nel corso della propria vita:più di un miliardo di donne.
One billion rising , alla quarta edizione, è la campagna ideata da Eve Ensler, poetessa, sceneggiatrice e regista americana che invita le persone a danzare e manifestare la volontà di cambiamento, scegliendo l’arte, la musica e la poesia come segno di sfida e di celebrazione. Come? Ballando insieme, lo stesso giorno, il 14 febbraio in tutto i paesi del mondo ”Break the chain…spezza la catena!”. Una danza per esprimere con il corpo ed il cuore l’impegno affinchè tutte le donne e le bambine possano vivere al sicuro, amate, rispettate e libere.. Nel 2015 hanno aderito alla campagna 202 Nazioni ed in Italia si è ballato nelle piazze di oltre cento città , aprendo un nuovo dibattito sui diritti, il razzismo, le disuguaglianze economiche e le guerre dichiarate sui corpi delle donne in tutto il mondo.
Quest’anno l’attenzione in Italia si è concentrato in particolare sulle donne migranti che, costrette ad abbandonare il loro paese per sfuggire a guerre e condizioni di vita inaccettabili, subiscono violenza fisica e psicologica durante i loro lunghi e dolorosi spostamenti. “E’ anche per questa ragione – riporta una nota-che il Collettivodonne ha voluto coinvolgere la Comunità parrocchiale di Piccianello che, attraverso la Mensa, la Casa di Accoglienza ed il centro di Ascolto, offre solidarietà e sostegno a tante donne italiane e straniere in difficoltà”.
Alla manifestazione ha assistito un buon numero di persone, colpite dalla efficacia dei messaggi riportati sui cartelli, dalla simpatia e dalla concentrazione delle attiviste (tra di loro anche qualche maschio) che hanno associato nastri e colori rossi e rosa a quelli arcobaleno. Un segno di visibilità che, in questa fase, rappresenta un ulteriore esempio di impegno nel dibattito sulla variegata questione delle unione civili. Accostamenti che a qualcuno,però, non sono piaciuti , giudicandoli inopportuni .Un aspetto che conferma la spaccatura e le diverse posizioni in atto nel Paese, che deve poter discutere e darsi norme senza la pressione (come spesso avviene) dell’Unione europea nei diversi campi legislativi.
Che serva un altro ballo? Magari quello della riconciliazione. Amore è anche questo e non solo a San Valentino e poi è importante il dialogo, mettendo da parte la comunicazione virtuale e spesso deleteria affidata ai social. Non abusate del telefonino o del tablet… Guardarsi in faccia, negli occhi,parlare e con le parole giuste serve a superare difficoltà e il muro contro muro fatto di pregiudizi, ignoranza e di scarso rispetto delle posizioni altrui.
Di certo se ne riparlerà, in altro contesto e con un altro taglio, venerdi 19 febbraio alle 18.30 a Palazzo Lanfranchi, nel corso della presentazione del libro di Michela Marzano “Mamma, papà e gender” a cura del collettivodonne Matera e Ciruc.
