Ci deve essere stato, come per altro in tanti altri corpi sociali del Paese, un mutamento antropologico profondo per uno dei sindacati storici: la Cisl. Una sigla che ha abbandonato da tempo una comunità di azione con la Cgil e la Uil, che insieme per lungo tempo hanno formato la cosiddetta “triplice” in difesa del mondo del lavoro. La sua vocazione “governista” è per altro emersa ciclicamente da tempo, come elemento distintivo rispetto alle altre due confederazioni ex alleate, come ci racconta la cronaca degli anni scorsi, e non sorprende più di tanto, oramai. Così come sta avvenendo con il governo oggi in carica. Circostanza per altro confermata plasticamente, con il governo che mette il suo imprimatur a questa profonda sintonia con una presenza ai massimi livelli, alla assemblea generale della Cisl in corso a Roma. Con la ministra del lavoro Marina Elvira Calderone e la presidente del consiglio Giorgia Meloni. A quest’ultima sono stati tributati calorosissimi applausi dalla platea, come è giusto che sia con gli ospiti, specie se particolarmente graditi. Ma quelli a sottolineatura di un passaggio dell’intervento della presidente del consiglio risultano essere particolarmente imbarazzanti (o almeno dovrebbe esserlo) pervenendo da chi fa di mestiere il sindacalista. Ci riferiamo a quando Giorgia Meloni ha sostenuto la necessità di “rifondare la dinamica fra impresa e lavoro, superando una volta per tutte questa tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina ancora a sostenere”. Come si fa ad applaudire chi dall’alto del suo potere bolla la conflittualità sociale e quindi anche quella sindacale come “tossica“? Che, per altro, sta già provvedendo, con numerosi provvedimenti legislativi taluni assunti ed altri in cantiere, a criminalizzare le proteste sociali? Possibile che una gloriosa sigla sindacale abbia abdicato alla elementare regola secondo cui “le pratiche di conflitto sociale sono il sale della democrazia?” Possibile che la conflittualità, che ha sempre attraversato la storia sindacale e senza la quale tante conquiste non sarebbero mai state ottenute, si accetti venga bollata in un modo così dispregiativo da chi è al governo? L’assenza di conflitto è sicuramente auspicato da chi ha dalla sua il potere, dalla parte del manico. Mentre, in genere, i lavoratori sono dall’altra parte. Altrimenti, se tutto potesse procedere a tarallucci e vino tra padroni e lavoratori (che oggettivamente hanno interessi diversi), non ci sarebbe mica stata la esigenza storica per i secondi di riunirsi in sindacati per far valere le proprie ragioni con la propria forza d’urto, con le lotte e la conflittualità. Sino ad ottenere ciò che era giusto fosse dato. O no? Fa specie che questo intercorrere di amorosi sensi con l’esecutivo in carica faccia passare in cavalleria la storia sindacale. Saranno stati gli elogi ricevuti a piene mani da Meloni che ha detto: “Ogni volta che ci siamo confrontati con la Cisl, abbiamo fatto un passo avanti per i diritti dei lavoratori e per la crescita della nostra Nazione“, e poi aggiunto che “Dobbiamo archiviare la vecchia contrapposizione tra impresa e lavoro e lavorare insieme per un tessuto produttivo più forte“. Come no. Forse nel paese di Alice non in quello reale con i salari e la precarietà che avanza sempre più. Ma oggi è festa grande.

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