Regna la quiete, a San Mauro Forte, dopo il frastuono dei campanacci che sabato, 18 gennaio, hanno risuonato per le vie del paese e concluso l’edizione 2025. Un’edizione che ha tenuto tutti con il fiato sospeso a causa delle avverse condizioni atmosferiche. Allerta gialla, allerta arancione, vento, pioggia, temporali, le applicazioni meteo sono state le più cliccate e commentate delle giornate dal 16 al 18 (i giorni della manifestazione) alla ricerca di uno spiraglio dell’icona della nuvola senza pioggia. Poi, verso le 15,00 la tregua tanto attesa. Ed è stato subito “Campanaccio” per i più temerari, non tanto per gli scampanatori che avrebbero sfilato sempre e comunque, quanto per chi ha deciso di raggiungere il paese dei campanacci nonostante il tempaccio.
Alle 16,00 i primi rintocchi e subito si è entrati, con piedi, testa e cuore, nella tradizione. Certo, tante sono state le disdette dei visitatori, di pullman di agenzie di viaggi (in 15 avevano contattato il Comune per assicurarsi il parcheggio) e di camperisti, ma il suono ipnotico dei grossi batacchi anche quest’anno, ha rinnovato la magia che avvolge il paese durante questi giorni. E al Campanaccio 2025, a parte un cielo senza nuvole cariche di pioggia, non è mancato proprio niente.
Le squadre dei liberi suonatori di campane, dopo i tradizionali tre giri purificatori intorno alla chiesa di San Rocco, chiesa dov’è custodita la statua di Sant’Antonio Abate a cui è dedicata la festa, hanno proseguito il loro andare cadenzato a ritmo di batacchio per le vie del centro storico, per ritrovarsi, poi tutti insieme alle 20,30 in Piazza Caduti per la Patria sotto l’imponente Torre Normanna. La sfilata ha dato il via al lungo serpentone di campanacci e, squadra dopo squadra, al ritiro simbolico di una targa di partecipazione su cui è stata riprodotta l’immagine del manifesto del Campanaccio 2025, che quest’anno rappresentava Mest Rocc, forgiatore di campanacci scomparto nel 2023 https://giornalemio.it/cronaca/campanaccio-2025-il-18-gennaio-nel-ricordo-di-mest-rocc/, la cui foto è stata scelta attraverso un social – contest apposito ideato dall’Amministrazione Comunale https://giornalemio.it/cronaca/concluso-contest-manifesto-campanaccio-2025-the-winner-is-foto-con-rocco-giammetta/ .
A sfilare, oltre alla tradizione, anche tanto sentimento e riconoscenza verso chi questa festa non può più viverla ma ci ha insegnato ad amarla, come Donato Tricarico, Zio Leonardo Dilema, Rocco Giammetta, Ciccio Digilio, solo per citare chi è stato ricordato sul palco dagli amici di squadra. Un campanaccio con tanto sentimento e anche un messaggio chiaro e forte trasmesso attraverso la grande bandiera della Palestina srotolata su piazza Monastero, la stessa piazza del palco su cui si sono esibiti il rapper Dargen D’Amico e successivamente il Dj e producer internazionale Nicola Calbi, originario di San Mauro Forte.
Quest’anno, inoltre, per la prima volta è partita un’iniziativa spontanea legata alla manifestazione. Una raccolta fondi da parte di una squadra di liberi scampanatori, per l’esattezza “Quelli del bar House” (questo è il nome con cui si identificano da diversi anni) i quali hanno realizzato e indossato una maglia che oltre a riportare il manifesto del Campanaccio 2025 riportava anche il logo di un’associazione senza scopo di lucro la “El Alma de Dogo Argentino” ( https://www.elalmadeldogoargentino.it/ ) che dal 2008 si batte per la tutela di cani di razza Dogo Argentino.
Il messaggio che il giovane gruppo ha voluto lanciare è stato quello di legare il nome di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, ad un’associazione che quotidianamente si occupa di recuperare e salvare animali. Con questo spirito tra i proventi delle magliette – gadget – acquistate e i contributi liberi, è stata raccolta la cifra di mille euro.
A proposito di Dargen D’Amico due curiosità. Ha cenato al ristorante “Il Campanaccio” dello chef Nicola Ierinò e tra le sue pietanze ha gustato oltre alla tartare di ricciola, che l’artista aveva fatto come sua specifica richiesta in menù, anche, fave e cicorie e gulasch in versione lucana con l’aggiunta di salsiccia del pezzente (e ovviamente un ingrediente segreto dello chef). Un piatto che il rapper milanese ha definito dal sapore “stellare”. E non a torto. Nicola Ierinò è un’eccellenza tutta sammaurese e appena una settimana fa ha ricevuto l’ennesimo riconoscimento a Roma, durante la cerimonia di premiazione dell’Albo D’oro della Federazione Italiana Cuochi, dove gli è stato conferito il titolo di Chef Patron (https://giornalemio.it/cronaca/a-montecitorio-riconoscimenti-a-tre-chef-lucani-nicola-ierinotiziano-cianci-e-vito-carlucci/). Non poteva mancare, inoltre, far provare all’artista l’emozione di appendersi un campanaccio al collo per tentare di prendere il fragoroso ritmo. Ci hanno pensato i giovani attivisti del Museo Tradizioni e Territorio e l’Assessore alla Cultura Marco Diluca, che all’edizione del Campanaccio 2025 ha dedicato tanta lodevole energia.
Risuona il Campanaccio a San Mauro Forte con le squadre dell’allegria

Giornalista freelance . Tra le collaborazioni, Il Quotidiano della Basilicata, Avvenire, Il Fenotipo (periodico dell’Avis Basilicata), Fermenti (periodico Diocesi di Tricarico), Infooggi.