”Battere il ferro quando è caldo” e se Maometto non va alla montagna è il pianeta Africa degli immigrati del C.A.R.A di borgo La Martella, quello ospitato nel Fast Motel gestito dalla cooperativa Auxilium, che viene in città a farsi sentire dalle Istituzioni.
E con una scelta fatta non a caso…prima davanti alla caserma dei Carabinieri, in via Dante, e poi davanti alla Questura di via Gattini dove hanno incontrato dirigenti della Polizia e consegnato loro un documento in lingua inglese con le richieste avanzate ieri: velocizzazione delle procedure di riconoscimento per l’espatrio, incremento delle corse bus da La Martella in città, sicurezza lungo la Matera -Picciano, migliorando del vitto. Temi che finiranno a livello centrale e locale, risorse finanziare e umane permettendo.
Hanno chiesto notizie del loro connazionale nigeriano di 25 anni, dalle incerte generalità, scontratosi con un auto mentre procedeva contromano e in bici per tornare al Cara. L’uomo ha riportato vari traumi ed è ricoverato al Policlinico di Bari, in rianimazione, reparto dove si accede con tutta la discrezionalità del caso…
L’inziativa degli immigrati, una cinquantina sui 100 che risiedono a La Martella, è il segnale di una situazione di malessere che il Paese non riesce non può o non vuole -a seconda dei punti di vista- affrontare in maniera realistica e nel pieno rispetto della legalità. 150 anni fa gli italiani che approdavano, con tanti altri immigrati europei, a Long Island erano schedati, visitati e se non in regola, e non solo dal punto di vista sanitario, erano rispediti in Patria.
Da noi i rifugiati politici, che fuggono da guerre e calamità, sono il 20-30 per cento degli arrivi. Molti sono senza documenti. Persi? Occultati? Un po’ di tutto e se tra di loro ci fossero infiltrati, terroristi pronti a organizzarsi per minare le democrazie occidentali seminando terrore? Il garantismo, il buonismo e il paternalismo, ammantato anche di affarismo per quanti ricevono benefici gestendo questo caotico stato di cose, come ha mostrato un filone importante dell’inchiesta Roma -capitale, sono il brodo di coltura per alimentare minacce e presenze terroristiche.
Così non si può andare avanti. Le regole vanno rispettate conferendo alle autorià inquirenti maggiore operatività di intervento. Lo confermano le esplicite minacce a ”non fare il proprio dovere” rivolto alle forze dell’ordine da alcuni ospiti del Cara (che sapevano muoversi abbastanza bene) nella protesta del 27 giugno .
I provocatori e quanti delinquono vanno perseguiti come prevede la legge italiana. Ma occorre fare di più per evitare che tutti gli ospiti delle strutture di accoglienza del BelPaese, divenuto il Paese di Bengodi, stiano senza far nulla per tutta la giornata o dedicandosi al redditizio e tollerato accattonaggio o ad attività illegalità. E tutto questo provoca alla lunga intolleranza e non bastano di certe le iniziative per l’anno del Rifugiato.
Eppure tra cooperative della filiera bianca, rossa, del solidarismo istituzionale e delle associazioni profit, no profit e approfit, comunque coinvolte nell’operazione di accoglienza, ci dovrebbe essere spazio per l’insegnamento della lingua italiana, della Costituzione e per l’impiego in percorsi socialmente utili. Altrove questa prassi è una priorità.
Provocazioni? Tutte le misure di liberalità, a cominciare dall’8 per mille, potrebbero essere impiegate in questa direzione. Papa Francesco qualche buon esempio l’ha dato, ma non ha trovato seguito e buoni esempi sul territorio.
Piatti caldi, indumenti, carità, ma la dignità del lavoro per gli altri, per quanti ti accolgono deve portare a contraccambiare l’ospitalità. L’ozio è il padre dei vizi e della illegalità anche e, sopratutto, per quanti sono di passaggio dal Bel Paese.

Ritengo giusta l’analisi e le proposte che dovremmo sentire tutti un pò anche nostre e sostenerle in ogni ambito, soprattutto in quello politico. Chi ancora è scettico, o peggio contrario, deve rassegnarsi che chi soffre la fame, la guerra o le persecuzioni, per la disperazione farà tutto il possibile per salvare la propria vita e quella della propria famiglia. Esempi e testimonianze di persone che hanno sofferto le stesse cose durante la 2^ Guerra mondiale anche in Italia dimostrano ampiamente questa tesi. Pertanto, questi disgraziati che scappano dai loro paesi, per salvarsi la vita sarebbero capaci anche di venire a nuoto in Italia o in Grecia.