In quella splendida cornice che può essere solo costituita da uno dei tanti gioielli incastonati nel cuore di Matera, ovvero il Palazzo Bernardini, è andata in scena una inedita serata del cuore che ha ricordato a tutti, in primis a chi non lo conosceva, una persona speciale che ci ha lasciato troppo presto. Francesco de Sanctis che, nei suoi intensi dieci anni vissuti nella Città dei Sassi, ha lasciato un evidente segno indelebile di gentilezza, competenza ed amore per l’ambiente e le persone che lo hanno circondato. E’ quanto si è percepito con intensità dalle commosse parole pronunciate dalla compagna Rosalba Demetrio e dalla sorella Anna Maria de Sanctis (venuta appositamente da Roma insieme ai due figli Andrea e Lucia) in quella sala zeppa di persone ed incapace di contenere tutti i convenuti. Una cerimonia partita subito sulle note del sentimento. Esattamente su quelle struggenti di “Una lunga storia d’amore” di Gino Paoli (con cui spesso, sembra, de Sanctis venisse scambiato), brano scelto non casualmente in quanto colonna sonora di un rapporto (d’amore per l’appunto tra Francesco e Rosalba) e quindi quale base musicale di una coreografia (opera di Mary Dalessio), interpretata da due talentuose ballerine della sua ASD Centro Danza (Chiara Decarlo e Sara Bubbico).
Perchè è stato ricordato che Francesco de Sanctis, oltre ad essere professore universitario e curatore -con competenza ed efficacia- della comunicazione del FAI, è stato -sin da ragazzo- anche dedito alla passione per la musica imparando subito, da autodidatta, a suonare la chitarra e poi da grande, seguendo delle lezioni, anche il sassofono. Provando ad andare oltre il dolore e lo sgomento di una perdita così improvvisa e recente, sono stati tanti gli aneddoti ricordati -da chi gli è stato vicino sin da ragazzino e da chi solo nell’ultimo decennio materano- e che, come pennellate intrise nei caldi colori della memoria, hanno restituito ai presenti l’immagine di un gentiluomo colto, intelligente, determinato, sincero, elegante, educato e con un aplomb invidiabile. Uno che amava ricordare spesso come era stato bene accolto da Matera, una città che lui definiva più a misura d’uomo rispetto a quelle troppo grandi da cui proveniva (Roma, Torino, Milano), e da cui era stato abbracciato e reso concittadino. Una cerimonia -intermezzata dalle musiche di Matè e Solisti lucani- che come promesso, è stata il racconto corale della “storia straordinaria di un uomo“, celebrandone quel “sorriso di una persona sempre proiettata nella vita“, una qualità che non a caso è stata definita come “la sua più importante eredità“. Una eredità che rimarrà patrimonio indelebile -oltre che dei suoi cari- anche di tutta la comunità del FAI che quest’anno festeggia i suoi primi cinquant’anni.

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