“La legge di bilancio 2025 in discussione al Parlamento è ben lontana dagli obiettivi qualificanti che la Cisl ha indicato nei suoi congressi, e ancor più da quanto sottolineano iscritti e lavoratori”. E’ con questo giudizio lapidario che inizia l’appello sottoscritto da 103 esponenti della Cisl (Giorgio Caprioli e Gianni Italia, ex segretari generali della federazione dei metalmeccanici Fim, e dagli ex segretari confederali Sergio Betti e Giovanni Guerisoli, oltre che da esponenti provenienti da diverse federazioni di categoria e strutture regionali e provinciali), fra cui l’ex segretario generale Savino Pezzotta, alla vigilia dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil in cui hanno scritto chiaro: “La Cisl si dissocia da quanto detto in conferenza stampa da Bombardieri e Landini, noi ci dissociamo da quanto affermato da Luigi Sbarra nelle ultime interviste”. Sbarra afferma che “la strada giusta è il confronto, l’esercizio di responsabilità che deriva dalla delega che ci danno i nostri associati”? Ma, gli contestano, trattasi di una delega esercitata “senza neanche interpellarli, e nel contempo senza mai proporre, a salvaguardia dell’unità d’azione, assemblee unitarie sui luoghi di lavoro”, anche “per spostare l’opinione dei lavoratori verso la solidarietà anziché seguire il richiamo delle politiche neo-corporative governative”. L’appello è promosso dall’associazione Prendere parola, con le adesioni che – come afferma Savino Pezzotta in una intervista rilasciata oggi a Radio Radicale – sarebbero in continuo aumento. E proprio in questa intervista l’ex leader nazionale cislino ribadisce che “Il nostro è un appello contro le decisioni dell’attuale segretario della Cisl, Luigi Sbarra, contro il suo modo di fare, contro questo modo poco rispettoso nei confronti della storia di questo sindacato. La Cisl è la mia organizzazione, io ci sono ancora iscritto”. A Luigi Sbarra che si è dichiarato favorevole a questa manovra, rivendicando che “le priorità della Cisl sono diventati risultati”, Pezzotta replica: “Non abbiamo capito quali fossero le priorità che aveva questa segreteria confederale, non si può dire che le cose che fa il governo ‘sono cose mie’. Il governo fa la sua azione politica ed è una politica conservativa anziché riformista. E Sbarra non può accreditarsi il fatto che le decisioni del governo riguardino obiettivi che, tra l’altro, lui non ha mai precisato. Anzi, potremmo dire che rispetto alle cose elaborate dai congressi della Cisl c’è una distanza enorme”. Pezzotta rincara: “Quello che non si capisce è perché con l’attuale dirigenza la Cisl non si unisca mai a Cgil e Uil su cose che toccano i diritti dei lavoratori o su mobilitazioni relative ai diritti di libertà. Non capisco perché la Cisl non aderisca alle iniziative per la pace. Io sono iscritto, pago le mie quote mensili e vorrei sapere il perché. Qualcuno dice che quello di oggi era uno sciopero politico, ma mi devono spiegare quali sono gli scioperi non politici. È nella natura dello sciopero essere un’azione politica, soprattutto uno sciopero generale“. E stigmatizza: ”Il problema invece è un altro: uno sciopero è a favore di un partito o no? Io non ho visto in questa iniziativa della Cgil un’adesione a un partito, è uno sciopero politico perché ogni sciopero è politico. Dire che gli scioperi non debbano essere politici significa non fare lo sciopero, cioè non usare ciò che la Costituzione garantisce al sindacato e ai lavoratori, perché lo sciopero è un diritto singolo del lavoratore, per cui è il lavoratore che decide se aderire o non aderire. Lo sciopero è forse l’unica manifestazione di dissenso o di consenso in cui il protagonista paga di tasca sua perché perde la giornata di lavoro”. E a proposito della precettazione stabilita da Matteo Salvini: “Le precettazioni sarebbe meglio evitarle anche nell’interesse del governo, perché è meglio ragionare invece che precettare, il precettare è sempre un segno di autoritarismo. Salvini avrebbe dovuto chiamare i segretari di Cgil e Uil e ragionare con loro come organizzare lo sciopero secondo le disposizioni di legge. Non lo fa perché non rispetta il sindacalismo“.
Contro i lavoratori in sciopero, peggio di Salvini… la Cisl.
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