lunedì, 23 Giugno , 2025
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Per un anno giovani migranti ”cittadine” di Colobraro

Accoglienza con decoro, dignità nel solco dell’integrazione e, quando si tratta di giovani, c’è un motivo in più per dare speranza, prospettive concrete di cominciare una nuova vita lontano da sofferenze, persecuzioni in una terra come la Basilicata, che ha accolto nei secoli migranti da quel grande bacino di ”culture” che è il mar Mediterraneo. Colobraro, come ha informato il sindaco Andrea Bernardo, ha dato il buon esempio con un progetto che si è concretizzato con l’arrivo di ragazzine dall’Africa. Resteranno nel centro del Materano per un anno. Sono giovani incontreranno e faranno amicizia con altri giovani. Avranno tanto da raccontarsi in inglese, francese, italiano e, chissà, in dialetto colobrarese. Ben arrivate.

“Vi informo -scrive il sindaco ai concittadini sulla pagina social – che sei delle dieci minorenni straniere, che abbiamo deciso di accogliere presso Palazzo Fortunato, recuperato dall’Amministrazione Comunale proprio per accogliere minori non accompagnati dai genitori e dar loro una speranza di vita dignitosa e rispettosa dei diritti della persona, sono arrivate oggi a Colobraro. Trattasi di ragazzine tra i 15 ed i 17 anni, provenienti da Gambia, Guinea e Costa d’Avorio, che resteranno a Colobraro almeno un anno, l’accoglienza é resa possibile grazie a Fondi Ministeriali (provenienti da un bando vinto dal Comune, classificatosi tra i primi posti in Italia, come quasi sempre accade per il nostro Comune), a seguito di un Progetto proposta dal Comune in co-progettazione con cooperativa specializzata del terzo settore.
Questo ulteriore Progetto sociale, che si affianca a quello per l’assistenza domiciliare agli anziani e alla Casa di Riposo, é stato da me fortemente voluto e ci ha consentito, come del resto già successo la Casa di Riposo, di recuperare e rendere fruibili due immobili inutilizzati, creare occupazione giovanile e fornire servizi essenziali verso le cosiddette fasce deboli (minori e anziani).
Auspico che le ragazzine vengano accolte amabilmente com’é nostra abitudine, ovvero come fossero nostre figlie o sorelle o nipoti”

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