Galleria ‘’ Porta Pepice’’ in via delle Beccherie, a Matera, ha chiuso nel silenzio generale o quasi. L’ultimo scatto l’ha fatto il suo fondatore Gaetano Plasmati, fotografo globetrotter di qualità che ha realizzato importanti servizi, pubblicazioni su Matera, la Basilicata e Paesi, dall’Africa all’Asia, dove cultura ed emergenze sociali convivono.
Un patrimonio di idee e di lavori, però, poco considerato nella capitale europea della cultura per il 2019. La mostra nel novembre con il collega indiano Akash è stato l’ultimo colpo d’ala offerto ai visitatori e agli appassionati della ricerca fotografica impegnata. Peccato. In quella strada resiste lo studio Arti Visive mentre nei mesi scorsi, ma in piazzetta Pascoli,aveva chiuso la galleria di un dinamico artista locale.
Quanti se ne sono accorti nel tourbillon di aperture dei punti fast food e degli esercizi in franchising, che prendono il posto dei presidi culturali?
Gaetano, precisiamo, ha lasciato per scelta, stanco di dover sostenere spese vive e dell’indifferenza istituzionale, nonostante le tante produzioni sulla Basilicata che dovrebbero essere lo zoccolo duro dell’offerta culturale e turistica di Matera 2019. Tante le pubblicazioni ( Dal Pollino ai riti arborei, dai paesaggi rupestri agli itinerari religiosi) le foto che hanno promosso Matera e la Basilicata nel mondo, senza dimenticare la preziosa rivista ‘’Intransit’’ di dialogo interculturale e turistico che accoglie firme prestigiose della fotografia internazionale.
E poi il sito web, le pagine social che hanno costituito – ricorda Plasmati- l’opportunità per lavorare e avere considerazione in Italia e all’estero. A maggio sarà a Barcellona, all’Universidad Autonoma de Barcelona, per insegnare periodismo de viaje, giornalismo da viaggio, poi mostre in Marocco ( lui che ha incontrato popolazioni nomadi e stanziali del continente nero) , sarà a Perugia per il festival del giornalismo prima di partire per l’ennesimo tour in un Paese da catturare con l’obiettivo della sua macchina fotografica.
Peccato che un premio ‘’ Best Travel’’ , attribuito dalle Nazioni Unite, con l’amico G.M.B Akash sul tema dell’acqua, abbia deciso di chiudere dopo tre lustri una esperienza unica, che aveva contribuito a rivitalizzare la pittoresca ( per la sua storia) via delle Beccherie ( già via Regina Margherita), un percorso turistico tra i più frequentati che delimita gli accessi ai Sassi e conduce a piazza del Sedile e a piazza Duomo, strade di accesso ad alberghi di pregio e ai musei Musma e Casa Noha del Fai.
Rimpianti? ‘’ Continuo a lavorare – commenta Plasmati –utilizzando il web. Il rammarico è che ci sono tante professionalità locali, apprezzate anche fuori, ma che qui non vengono tenute in considerazioni e messe nelle condizioni per dare il massimo per il proprio territorio. Cecità, insensibilità e scarsa cultura – purtroppo- nel valorizzare le risorse locali sono un ostacolo alla crescita della Basilicata. Ci meravigliamo che tanti cervelli, professionalità vanno via? Ma cosa si fa, in concreto, perché restino e non vadano via? La risposta è nei fatti e nelle iniziative, spesso di fuori regione, che si finanziano. Ai giovani dico di prepararsi bene e di utilizzare tutti gli strumenti per farsi conoscere. Spero che Matera 2019 sia una opportunità per tutta la Basilicata, ma occorre una inversione di rotta che ancora non vede. Devono essere gli abitanti culturali di questa città, di questa regione i protagonisti di questo progetto. E invece…’’
E ,invece, Galleria Porta Pepice ha chiuso. E’ toccato ad altri e chissà, come abbiamo detto in precedenti servizi, non debba toccare ad altre realtà culturali. Ci preoccupano la nascita dei Poli di istituzioni culturali voluti dalle riforme, una dietro l’altra, che sta toccando Soprintendenze , luoghi di svolgimento di attività culturali e di incontro e a quanto pare anche di biblioteche come la ‘’ Tommaso Stigliani’’, che è la quarta del Mezzogiorno.
Gli accentramenti di funzioni, come è ampiamente dimostrato, depauperano e spogliano i territori di ‘’autonomia’’ decisionale e di risorse. Finchè la guida di un Polo è affidata a una professionalità dinamica, che ha una visione generale delle esigenze e delle specificità dei siti e dei patrimoni non si corrono grandi rischi.
Ma quando la mano,e gli incarichi hanno una scadenza, passerà(auspichiamo non accada) a un ‘’grigio’ dirigente di poche vedute che ha fatto carriera senza infamia e senza lode, o a imposizioni di mera visibilità di politica compensativa, si spengono le luci della creatività e degli investimenti. Mala tempora currunt… soprattutto se ‘’alle viste’’ ci sono affidamenti gestionali ai privati.
La “distrazione” delle istituzioni locali verso presidi culturali svincolati da interessi politici e/o imprenditoriali è, purtroppo, un problema che si trascina da tempo. Ora, però, dopo la nomina di Matera Capitale Europea della Cultura per il 2019, risulta intollerabile e altamente dannosa sia per l’immagine della città che per la qualità di vita di tutti i cittadini, a cui vengono negati i diritti sacrosanti di usufruire di risorse locali le cui uniche finalità sono l’arricchimento culturale, umano, sociale e morale dell’intera comunità. Ferisce l’atteggiamento incoerente di quanti decantano la dimensione partecipativa della base dei cittadini al prestigioso percorso della nostra città, ma si chiudono nella torre d’avorio dell’indifferenza più feroce, quando si sollevano simili problemi di depauperamento culturale del territorio (Biblioteca Provinciale, Libreria dell’Arco…).
Che fare? Non stancarsi di segnalare, denunciare, protestare; parlarne, parlarne, parlarne…per evitare che il tutto finisca nell’infernale calderone del dimenticatoio. Perché la gente fa presto a dimenticare e, si ritrova ad inseguire lucciole effimere che non lasciano nulla sul territorio, se non proventi economici vantaggiosi solo per alcuni, magari sempre gli stessi, bravi anche a rimanere nell’ombra. Ma la cultura non è solo incremento delle entrate economiche, anzi spesso è antieconomica, in quanto ripaga con altra moneta: l’emancipazione dei cittadini dalla ristrettezza di vedute, dai piccoli interessi personali, dagli egoismi sterili, dalla miopia sociale; dall’ignoranza, in definitiva.
Hai detto bene: non stancarsi mai di segnalare, denunciare e come, l’acqua, alla fine spaccia il masso roccioso. L’esempio calza per la cultura. Ma occorre del tempo. Matera ha una identità che va difesa. Cultura antieconomica? Forse, ma è un patrimonio da non disperdere e da valorizzare.Ciao, Franco
Franco Martina, con i suoi puntuali resoconti, riesce sempre a leggere tra le pieghe della società materana cogliendo quegli spunti che sono necessari alla crescita culturale di una città sottoposta a un esame molto difficile, quello culturale. Purtroppo è vero, la capitale europea della cultura appare sempre più proiettata verso il frivolgodereccio, e sempre più distratta su quei fatti significativi che rischiano di compromettere la nostra stessa identità. Chiudono storici presidi e prestigiosi contenitori culturali sotto lo sguardo indifferente di tutti, si spendono milioni in intrattenimenti senza minimamente tenere conto che Matera (e la Basilicata) e’ piena di giovani artisti e professionisti che forse andrebbero valorizzati. E forse è arrivato anche il momento che si metta un freno (o almeno ordine) al continuo e indiscriminato lievitare di fast food e affittacamere che stanno trasformando la città in un Vietnam dell’accoglienza, anche dal punto di vista dei prezzi e del lavoro sommerso è precario.
osservazioni pertinenti. Attendiamo, e lo attendono anche gli operatori economici,un piano di marketing turistico che fissi regole e percorsi in modo da evitare che ognuno faccia come gli pare. Ma finora siamo al ”laissez faire” e le contraddizioni ci sono tutte…ciao, Franco
Vorrei sapere dal signor Gaetano Plasmati: cosa avrebbe dovuto fare la capitale della cultura per non farlo chiudere? Pagargli l’affitto? Che significa “indifferenza”? Che non si capisce. Grazie.
giro l’osservazione all’autore. Pagare gli affitti ad associazioni o agli operatori è improponibile. Ma un maggiore coinvolgimento quando si promuove un territorio, che si tratti di una offerta divulgativa o di animazione dovrebbe avvenire con maggiore continuità. Bandi e short list potrebbero servire a questo. E’ un piccolo contributo..
Galleria “Porta Pepice” chiude, qual’è il vero motivo?
I locali saranno occupati da quale attività?
Da quanto risulta non si aprirà l’ennesimo punto godereccio.
L’unica cosa vera è che di questa opportunità del 2019 non ne usufruirà tutta la città, ancora intrisa di un familismo amorale intollerabile, pronta ancora una volta a succhiare il sangue a questa città, figuriamo se questi si preoccupano di una attività e di una esperienza come quella di Porta Pepice.
Giro l’osservazione a Plasmati, che ha sintetizzato perché ha deciso di chiudere dopo 15 anni. In coda all’articolo troverai altre considerazioni…che mettono a rischio altri presidi culturali cittadini. Meditate gente…diceva Renzo Arbore.
[…] PECCATO, CHIUDE UN ALTRO PRESIDIO CULTURALE […]