L’11 aprile 2019 Julian Assange veniva rinchiuso nel carcere britannico di alta sicurezza di Belmarsh, in attesa dell’esito della richiesta di estradizione presentata dagli Usa. Cinque anni rubati alla sua vita solo per aver -da giornalista- rivelato al mondo, in base a documenti ufficiali di cui è venuto in possesso, crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti d’America. Una detenzione arbitraria quella in corso nel Regno Unito, una vera persecuzione per aver svelato orrori che dovevano essere nascosti all’opinione pubblica mondiale. E così nella democraticissimo mondo occidentale, come afferma Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International: “Invece di indagare in maniera esaustiva e trasparente sui loro presunti crimini di guerra, gli Usa hanno deciso di prendere di mira Assange per aver pubblicato informazioni che gli erano state fornite, peraltro di interesse pubblico. La persecuzione in corso ai suoi danni si fa beffa degli obblighi di diritto internazionale degli Usa e dei loro impegni in favore della libertà d’espressione. Se verrà estradato negli Stati Uniti d’America, Assange rischierà di subire violazioni dei diritti umani come l’isolamento prolungato, che costituisce una violazione del divieto di tortura e di altri maltrattamenti. Le dubbie assicurazioni diplomatiche fornite dagli Usa circa il modo in cui sarebbe trattato non valgono neanche il pezzo di carta su cui sono state scritte, se non altro perché non sono legalmente vincolanti e sono piene di scappatoie. Assange è ricercato per attività che sono fondamentali per tutti i giornalisti e i pubblicisti, che spesso ricevono da altre fonti informazioni sensibili sulle attività dei governi. L’opinione pubblica ha il diritto di sapere se i governi violano il diritto internazionale. Se Assange verrà estradato, gli Usa apriranno le porte a un disastroso precedente per la libertà di stampa a livello mondiale. Gli Usa devono annullare tutte le accuse contro Assange, in modo che egli sia prontamente rimesso in libertà dalle autorità del Regno Unito”. Se estradato negli Usa, Assange rischia un processo ai sensi della Legge sullo spionaggio del 1917, una norma emanata in tempo di guerra mai utilizzata per colpire il legittimo lavoro di giornalisti e pubblicisti. Potrebbe essere condannato a 175 anni di carcere. Per l’altra accusa, di violazione di un accesso informatico, potrebbe ricevere una pena massima di cinque anni. Ricordiamo che, il 26 marzo scorso, l’Alta corte britannica ha preso altro tempo per consentire agli Usa di presentare nuove assicurazioni diplomatiche. La richiesta di Assange di presentare appello contro l’estradizione sarà così esaminata il 20 maggio. A questo link la Dichiarazione dei giornalisti internazionali in difesa di Julian Assange che i giornalisti italiani possono sottoscrivere: https://speak-up-for-assange.org/it/. A quest’altro link è possibile firmare l’appello di Amnesty Intenational: https://www.amnesty.it/appelli/annullare-le-accuse-contro-julian-assange/.

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