domenica, 20 Aprile , 2025
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Mi criticano nel partito? Machissenefrega! Io non mi dimetto!

E il dannunziano “me ne frego“, poi ripreso dalla retorica delle squadracce fasciste nel ventennio, è stato infine evocato anche dalla sorella d’italia nonchè ministra del Tursimo Daniela Santanchè a fronte delle critiche, anche interne al proprio partito, che la vorrebbero dimissionaria. E così, anche se non si vorrebbe, il suo caso che tiene banco da mesi, sta lievitando al punto da diventare insostenibile anche per una maggioranza di governo che ha dimostrato di giustificare di tutto e di sostenere l’insostenibile, alla faccia di quanto rinfacciato in passato ad altri. Infatti, ai giornalisti che continuano a chiedere alla ministra del turismo se non sia il caso di dimettersi a fronte del rinvio a giudizio e a tutte le vicende in cui è sotto inchiesta (come la truffa all’INPS), ha risposto ancora che non molla: “Io non faccio nessun passo indietro, non mi dimetto, l’ho detto chiaro“! E quando gli è stato fatto rilevare che anche nel suo partito la critichino per questa sua ostinazione a rimanere attaccata alla poltrona ha risposto “Ma chissenefrega! Pazienza“. Salvo correre poi ai ripari, dopo che questa sua espressione colorita è stata riportata dalle testate nazionali, con una precisazione che in sostanza è una conferma: “Non ho mai detto chissenefrega del partito ma chissenefrega di chi mi critica“. Dunque, conferma che non se ne frega di chi la critica. Anche di quelli del suo partito. Esattamente quanto era stato riportato. E soprattutto esattamente quanto risulta dagli audio pubblicati sul sito de La Stampa. E’ evidente il nervosismo di chi si ritiene una dominus di FdI e mal tollera questo iniziare a mollarla che si comincia a respirare tra fratelli e sorelle ingrate, compresa lei, Giorgia Meloni. Che non è che la difenda a spada tratta, come fatto con Del Mastro (pur rinviato a giudizio e che rimane lì al suo posto), dichiarando in proposito “Io non credo che un rinvio a giudizio sia per esso stesso motivo di dimissioni….Dopodichè la valutazione che semmai va fatta è quanto tutto questo possa impattare sul suo lavoro di ministro”. Insomma, la porta d’uscita è aperta….Ma la Santanchè rivendica la sua ferrea amicizia con il presidente del Senato Ignazio La Russa, nonchè anch’esso fondatore del partito, e ad essa s’attacca come ultimo scoglio prima del naufragio («In politica è molto difficile avere amici, io ne ho pochi. La Russa è uno di quelli. E saremo amici sempre, come i carabinieri”…Una cosa è sicura, non mi abbandonerà mai»). E dunque -contando su questi puntelli forti- lascia il cerino nelle mani di Giorgia Meloni: “Sono una donna di partito ed è evidente che se il mio presidente del Consiglio mi chiedesse di dimettermi io non avrei dubbi“. Più che un cerino un braccio di ferro…..chi vincerà? Vedremo! Nel frattempo per tutti quelli vantano la coerenza di chi fa parte di questo governo, ricordiamo che ora che la ministra è lei ad essere sulla graticola politica (perchè le sue dimissioni sarebbero un atto di opportunità politica), sostiene che “Io non credo che un rinvio a giudizio sia per esso stesso motivo di dimissioni..“, ma fino a qualche mese fa chiedeva a viva voce le dimissioni di parlamentari e ministri per molto ma molto meno, senza che fossero nemmeno indagati. Trovate tutto l’elenco in questo articolo di Fanpage.it , qui ne riportiamo solo uno ad esempio.

Vito Bubbico
Vito Bubbico
Iscritto all'albo dei giornalisti della Basilicata.
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