E perché no, un nuovo stadio nella ‘’Città dei Sassi’’ se il Matera calcio dovesse approdare in serie B, con la squadra biancazzurra che dovesse far strada nei play off di LegaPro, cominciando col vincere domenica 17 maggio nella partita unica dei quarti di finale con il Pavia, e raggiungere la finalissima che vale la promozione.
Se ne parla da tempo ed è oggetto di proposte in campagna elettorale prima il sindaco, Salvatore Adduce, con la suggestione del Matera Stadium ex novo e la riqualificazione della vecchia area da destinare a servizi e attività sportive, e ora con il candidato sindaco Angelo Tortorelli favorevole a una nuova struttura fuori città ma senza speculazioni edilizie sul vecchio ‘’XXI Settembre-Franco Salerno’’, un’area “che andrebbe strutturata in modo idoneo per essere un “polmone verde” nel cuore della città, dotato di strutture logistiche e servizi in grado di accogliere eventi culturali importanti’.C’è materia di confronto, e non è la sola, per la prossima Amministrazione. L’impianto sportivo è stato oggetto-non dimentichiamolo- di recenti investimenti per adeguarlo e aprire al popolo ultras ‘’ La Curva degli spogliatoi’’.
La proposta non è nuova ma è stata sempre costellata da polemiche e da proposte per investimenti residenziali o speculativi, secondo la dizione ricorrente.
Il ‘’XXI Settembre’’, chiamato così a ricordo della insurrezione del 1943 e poi con dedica aggiuntiva all’indimenticabile senatore dc ‘’Franco Salerno’’, scopritore di talenti e presidente mecenate, nonché autore di una storica promozione in serie B, fu al centro di un progetto di delocalizzazione per i mondiali di calcio del 1990. Con la giunta guidata da Francesco Saverio Acito si era giunti a una progetto di privati per un Parco dello Sport, da realizzare a ridosso della statale 99 accanto all’Autoparco. Non se ne fece nulla anche per le vicende giudiziarie sulle giunte dell’epoca, che pesarono sui progetti di Autoparco e Mattatoio – Mercato ortofrutticolo, fino ai contenziosi amministrativi giunti fino al terzo millennio e oltre.
Sull’area del vecchio stadio ‘’Luigi Razza’’, dal nome del ministro dei lavori pubblici del periodo fascista, come era chiamato l’impianto durante il Ventennio, insisterebbe ancora un vincolo di destinazione d’uso ereditato dalle diverse amministrazioni comunali. Ma la cosa non pregiudicherebbe la fattibilità dell’operazione, legata a risorse private o pubbliche da reperire ea una gestione che dovrebbe ispirarsi -per stare in piedi- allo Juventus Stadium o ad altre realtà che in Inghilterra e in Germania hanno fatto scuola. Se si vuole si può, ma occorrono programmazione, larghezze di vedute in una città dove le proposte di privati hanno portato a polemiche su cementificazione, speculazioni su tutti gli spazi verdi sottratti alla sostenibilità.
Il ‘’nervo scoperto’’ della delocalizzazione perequativa dell’ex Mulino Alvino, rimasto un cantiere e ceduto ad altro imprenditore, ha consentito la realizzazione in altra zona della città di nuova edilizia residenziale, attualmente ‘’bloccata’’ da ricorsi e contenziosi. Per giocare la partita del nuovo stadio occorrono regia lungimirante e un percorso attuativo che sgomberi il campo dalle mire speculative e da un effettiva riqualificazione di quell’area, ormai circondata da costruzioni di varia epoca e tipologia.
E’ una questione di sostanza e di immagine e su questo aspetto il dibattito si è arenato in passato su contrastanti correnti di pensiero, legate alle scelte urbanistiche ai tentativi di variante e a un piano strategico che dovrebbe mantenere l’identità di quell’area. E’ una questione, è il caso di dire, che passa dalla porta principale. Da quell’ingresso monumentale deturpato da autorizzazioni amministrative, scelte scellerate e di dubbio gusto – se preferite- con la realizzazione di due attività commerciali che potevano benissimo essere spostate di qualche metro.
Dieci anni fa al Comune la destra, parliamo di settori, non sapeva o faceva finta di non sapere cosa facesse la sinistra e viceversa…cosa che si è ripetuta con il paradossale contenzioso per l’impianto di distribuzione di carburante. Un cantiere fermo per ricorsi e controricorsi, che rischia –auspichiamo il contrario- di portare a un debito fuori bilancio a carico della collettività.
Siamo al fuori gioco, con inevitabili minuti di recupero. Ma prima giochiamocela, magari all’insegna del ‘’palla lunga e pedalare’’ del compianto Nereo Rocco. E Forza Matera. Per una volta, ma con senso di responsabilità, con la ‘’testa nel pallone’’.
