POMARICO – “Il mio terreno è una discarica”. L’affermazione, identica peraltro alla stessa rilasciata al cronista e su queste stesse colonne già nell’oramai lontano 2005, è di Michele Ferrandina. La reiterazione, in buona sostanza, d’una grave denuncia. Ché, nei giorni scorsi, l’italo- tedesco Ferrandina ha voluto montare nuovamente sul suo scavatore per dimostrare che i suoi possedimenti terrieri prossimi alla villa edificata negli anni Ottanta di fianco al Bosco della Manferrara, sono ancora la tomba di tanta immondizia. Da resti di elettrodomestici a tanto altro. Come testimoniammo a suo tempo.
“Adesso chiedo nuovamente – ha detto Michele, solito fiume in piena – che si scavi tutto per far capire cosa c’è qui sotto e perché si facciano degli esami specifici al fine di dirmi se la mia terra non è o è inquinata”.
Michele Ferrandina, attualmente domiciliato a Pomarico in quanto la sua attività imprenditoriale in Germania vive un momento di calo conseguenza dell’emergenza covid-19, aveva acquisto questi ettari di proprietà che facevano parte dei tanti possedimenti dell’avv. Vito Cavalli, notabile locale dei decessi che furono.
“Quando acquistai questo terreno, sul quale avevo immaginato di realizzare una sala da ballo e un ristorante, avevo individuato un terreno edificabili ma al contempo anche libero da questi pali della luce poi piazzati e ovviamente privo di rifiuti, oltre al fatto che questa strada non c’era per come la vedi”, racconta al Quotidiano il 78enne Ferrandina.
L’ipotesi più inquietante, appunto, rimane quella che anche sotto il manto stradale ci siano rifiuti: “Che potrebbero essere stati usati quali sostitutivo delle breccia durante la costruzione della stessa”, calca la mano Michele Ferradina. Delineando un quadro che propone una specie di discarica pubblica abusiva. Oltre a regalarci l’altro spauracchio che non solo in questi punti indicati dal battagliero emigrante, si possano trovare sotterrate cataste di rifiuti d’ogni tipo e categoria. Forse immaginando d’arrivare a proporre una verifica, difficile ma sicuramente idealmente necessaria, dalle parti del campo di calcio comunale (tra l’altro recentemente interessato da lavori).
Ma la storia di Ferrandina è ben più lunga e articolata di quel che si crede. E comincia addirittura da quando verso l’età di sette anni fu vittima d’un grave incidente provocato dal ritrovamento d’un ordigno bellico. Evento drammatico che gli segnò tre dita della mano destra, ma che stranamente non bastò a evitargli il servizio militare. Epperò è questa proprietà di contrada Serre, a tenere in costante tensione comunque il giovanile anziano. Dove per esempio ha subito una pesante e perfino onerosa sconfitta legale sulla questione legata all’allocazione dei pali dell’elettrificazione, nonostante sostenga d’esser vittima d’una procedura totalmente impropria.
Per non parlare, ancora, dei cattivi odori e non solo legati alla perdita di fogne d’altri abitanti della zona che pare non provvedano a pulire a modo i loro scarichi. Ferrandina, che già nel 2001 era stato il protagonista d’un primo faccia a faccia con l’allora primo cittadino Nicola Raucci, ha sostanzialmente una serie di recriminazioni sulle quali fare leva. Delle quali è sicuramente giunto il tempo d’occuparsi. A partire dalla questione impellente dell’inquinamento ambientale, che di certo l’italo-tedesco non ha provocato. E che chiama alla mente il tema più ampio degli abbandoni abusivi e accatastamenti illegale di rifiuti vari, amianto compreso.
BREVE NOTA BIOGRAFICA
Nunzio Festa è nato a Matera, ha vissuto in Lucania, a Pomarico, poi in Lunigiana e Liguria, adesso vive in Romagna.
Giornalista, poeta, scrittore.
Collabora con LiguriaDay, L’Eco della Lunigiana, Città della Spezia, La Voce Apuana e d’altri spazi cartacei e telematici, tra i quali Books and other sorrows di Francesca Mazzucato, RadioA, RadioPoetanza e il Bollettino del Centro Lunigianese di Studi Danteschi; tra le altre cose, ha pubblicato articoli, poesie e racconti su diverse giornali, riviste e in varie antologie fra le quali: Focus-In, Liberazione, Mondo Basilicata, Civiltà Appennino, Liberalia, Il Quotidiano del Sud, Il Resto.
Per i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Matera dei margini. Capitale Europea della Cultura 2019” e “Lucania senza santi. Poesia e narrativa dalla Basilicata”, oltre agli e-book su Scotellaro, Infantino e Mazzarone e sulle origini lucane di Lucio Antonio Vivaldi; più la raccolta poetica “Spariamo ai mandanti”, contenenti note di lettura d’Alessandra Peluso, Giovanna Giolla e Daìta Martinez e la raccolta poetica “Anatomia dello strazzo. D’inciampi e altri sospiri”, prefazione di Francesco Forlani, postfazione di Gisella Blanco e nota di Chiara Evangelista.
Ha dato alle stampe per Historica Edizioni “Matera. Vite scavate nella roccia” e “Matera Capitale. Vite scavate nella roccia”; come il saggio pubblicato prima per Malatempora e poi per Terra d’Ulivi “Basilicata. Lucania: terra dei boschi bruciati. Guida critica.”. Più i romanzi brevi, per esempio, “Farina di sole” (Senzapatria) e “Frutta, verdura e anime bollite” (Besa), con prefazione di Marino Magliani e “Il crepuscolo degli idioti (Besa).
Per le edizioni Il Foglio letterario, i racconti “Sempre dipingo e mi dipingo” e l’antologia poetica “Biamonti. La felicità dei margini. Dalla Lunigiana più grande del mondo”.
Per Arduino Sacco Editore “L’amore ai tempi dell’alta velocità”.
Per LietoColle, “Dieci brevissime apparizioni (brevi prose poetiche)”.
Tra le altre cose, la poesia per Altrimedia Edizioni del libro “Quello che non vedo” (con note critiche di Franco Arminio, Plinio Perilli, Francesco Forlani, Ivan Fedeli, Giuseppe Panella e Massimo Consoli) e il saggio breve “Dalla terra di Pomarico alla Rivoluzione. Vita di Niccola Fiorentino”.
Per Edizioni Efesto, “Chiarimenti della gioia”, libro di poesie con illustrazioni di Pietro Gurrado, note critiche di Gisella Blanco e Davide Pugnana.
Per WritersEditor, la biografia romanzata “Le strade della lingua. Vita e mente di Nunzio Gregorio Corso”.
Per le Edizioni Ensemble, il libro di poesie “L’impianto stellare dei paesi solari”, con prefazione di Gisella Blanco, postfazione di Davide Pugnana e fotografie di Maria Montano.
Per Bertoni Editore, il libro di poesie “Semplificazioni dai transiti sotto la coda di Trieste”.
Per Tarka Edizioni, il saggio narrativo “Ai piedi del mondo. Lunigiana e Basilicata sulle corde degli Appennini”.
Per BookTribu, il romanzo breve “Io devo andare, io devo restare”.