Che i nostri concittadini si godano il mare e la montagna; si godano i servizi, l’igiene e l’ordine che trovano nel villaggi della Dolomiti, a Lucca o a Siena… Molto meglio se sono a Vienna o a Innsbruck. Non so che cosa trovino a Policoro, Nova Siri e Metaponto.
Io so quel che trovo a Serra Venerdì, uno dei quartieri storici e socialmente più interessanti della città, il primo costruito dopo la legge di risanamento dei Sassi. A dispetto del fatto che, cinquant’anni fa, fu abitato dal gruppo di popolazione più depresso e disagiato che vivesse nei Sassi, esso, vero progetto sperimentale, fu luogo su cui si sbizzarrì la meglio intelligenza della giovane architettura italiana.
Erano anni di entusiasmo creativo, durante i quali si guardava lontano, verso una Italia nuova, libera, piena di quella luce e di quell’aria che non avevano i Sassi. A Serra Venerdì si può dire che non ci sia palazzina uguale all’altra; ognuna di esse ha intorno a sé un largo spazio aperto, che si voleva destinato a verde. Tranne due o tre palazzine a cinque piani, per lo più le case sembrano villette.
Ieri, 13 agosto, ho voluto fare una passeggiata sulle orme della mia adolescenza. Serra Venerdì, oggi, è quale appare dalle fotografie che mostro.
E si sorride. Si sorride a fior di labbra, con amarezza, pensando alle lamentele che, in questi giorni, hanno largamente diffuso il Sindaco e Salvatore Adduce, consigliere comunale e presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019.
Ambedue si sono rammaricati della legge “Periferie” che, rinviata, ha privato o avrebbe privato la città di considerevoli somme per il recupero urbano delle periferie (appunto). Albi. Si sorride amaramente quando si legge, al punto 6 dei progetti di Matera 2019, che obiettivo del Dossier è, fra l’altro, quello di “coinvolgere tutti i quartieri della città, non solo il centro storico”.
Ho sgranato gli occhi. Chi ha scritto il Dossier sa che, negli interventi, normalmente, si preferisce il centro storico. A Matera, però, si cambia. E si vede dalle foto.
Sono mesi e mesi e mesi che denunciamo il fatto che, anche per gli estensori del Dossier 2019, e per chi in questi dieci anni ci ha amministrato ossessionandoci con lo slogan “Matera candidata a capitale europea della cultura 2019” e, poi, “Matera capitale europea della cultura 2019”, sono mesi e mesi e mesi – dicevamo – che per costoro Matera va dalla Prefettura a Palazzo Lanfranchi, tre-quattrocento metri in tutto! Il resto – dieci/dodici chilometri – non esiste.
Tutto è stato fatto e si fa nel breve spazio di un mitico “Salotto buono”, che, in verità, non sappiamo se è diventato “più buono“ o “meno buono” dopo i recenti e, a nostro avviso, sconclusionati interventi di Via del Corso, Via delle Beccherie e Via Ridola.
Qui, ora, senza marciapiedi, si cammina come sbandati, su un acciottolato insopportabile per le leggere scarpe estive. Chissà che, con la pioggia e col ghiaccio, non aumentino anche i ricoveri al Pronto Soccorso. La mancanza di una geometria, ha permesso di piazzare gazebo con tavolinetti al centro della stessa Via del Corso!
Non sappiamo quanto si sia speso per tanti frenetici interventi. Certamente moltissimo.
Dite, caro Raffaele e caro Salvatore, quante volte si è intervenuto nel Centro storico? E quante volte si è intervenuto a Serra Venerdì?
Gongolano i proprietari dei locali del Centro, che, già ricchi di per sé e per famiglia, portano i fitti dei loro immobili alle stelle, cacciando via librerie e rivendite di giornali. I fitti, al Centro, li affrontano soprattutto operatori di altri settori, posti nella necessità di investire e mettere al sicuro i loro soldi, oppure organizzazioni e catene di negozi estranee alla città, i cui redditi fuggono altrove.
Intanto Serra Venerdì langue. Vede vuotarsi i piccoli negozi esistenti, scomparire il piccolo artigiano, o arrancare alla men peggio. La verità è che si sono spesi molti euro per la piccola Matera dei ricchi; il resto è andato in viaggi di un contraffatto carro della Bruna, suoni e frastuoni, monaci e non-monaci, notti bianche e chiese di cartone, film commission e pubblicità locale e nazionale, mappe e mappature, viaggi e ospiti d’onore, FAL e Materadio… Di soldi ne avete speso e ne state spendendo a profusione.
Non serve l’alibi di una legge rinviata, caro Raffaele e caro Salvatore.
E’ solo questione di scelte e di coraggio, in una città senza idee, cioè senza vera cultura, con un solo chiodo fisso nella testa – il 2019 -, fattasi, fra l’altro, fatua e vanesia. La quale, vogliate o non vogliate ammetterlo, ha anche i suoi poteri forti, che avete o avevate il dovere di contrastare.
…E buone vacanze

Tutto drammaticamente vero. Ma si pensa, spandendo e spendendo, alla cerimonia inaugurale del 19 gennaio 2019