venerdì, 18 Luglio , 2025
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Educare alla Carità nella Domus della Comunità materana

Domus, casa con un concetto aperto di accoglienza che va oltre la distribuzione di vestiario o di un pasto caldo. E a Matera, al rione Cappuccini, come abbiamo riportato nel servizio di presentazione, la Carità si allarga a 360 gradi ed è un casa nel senso pieno del termine in un abbraccio solidale e con la dignità che le mura domestiche sanno offrire. E così in una giornata, come accade tra i tanti eventi di Matera 2019 che si sovrappongono e si susseguono con continuità, mons Giuseppe Antonio Caiazzo ha benedetto la nuova iniziativa e ringraziato quanti, a cominciare dalla direttrice della Caritas Diocesana, Anna Maria Cammisa fanno crescere quotidianamente una esperienza sempre più aggregante che dalle parrocchie coinvolge le comunità- Nell’intervento di don Pino, come in tanti, chiamano il nostro Arcivescovo, utili spunti di riflessione sulla nuova iniziativa. E altre sono attese nel Metapontino dove la questione ”migranti” ha bisogno di un lavoro di rete e quindi di atti concrete per affrontarla con la dovuta attenzione ed efficacia.

SALUTO PER L’INAUGURAZIONE
DELLE DOMUS “Al Cappuccino vecchio”

Benvenuti a tutti carissimi!
Stasera ci ritroviamo insieme, Chiesa e Autorità civili e militari, che saluto e ringrazio per la loro presenza, per inaugurare e benedire un progetto che ha avuto inizio alcuni anni addietro: una risposta chiara che la Caritas italiana, attraverso quella presente nella nostra Arcidiocesi di Matera – Irsina, vuole dare al tema dello sviluppo di un nuovo concetto di comunità: passare dall’io al noi, dall’egoismo al dono, dall’aspettare la manna dal cielo alla responsabilità.
1. Il progetto nazionale “Comunità che innovano” ci ha portati a formare un gruppo di giovani sulle nuove forme di intervento contro la povertà e per lo sviluppo dei territori, attraverso le testimonianze innovative sociale in Italia e all’estero. Il progetto ha voluto fornire ai giovani quegli strumenti necessari per diventare attori di innovazione sociale, della cittadinanza attiva e dello sviluppo locale.
2. Progetto faticoso ma che si caratterizza per il coinvolgimento di diversi soggetti e che può essere qualificato come fortemente relazionale. Si è voluto così iniziare a promuovere un processo partecipativo strutturato nel quale le varie realtà attive presenti sul territorio (Parrocchie, gruppi ecclesiali, associazioni….) venissero aiutati a leggere ed analizzare il contesto in cui sono inseriti, per identificare un risultato auspicabile per se stessi e definire una strategia per raggiungerlo. La comunità locale può progettare il suo futuro e assumere la responsabilità per farlo accadere.
Questo significa contribuire a migliorare la qualità della vita attraverso la realizzazione di una struttura turistico – ricettiva che ha come finalità:
1. Sostenere i servizi non-profit della Caritas attraverso la gestione che supporteranno alcuni giovani (aiutare a vincere la disoccupazione promuovendo opportunità di lavoro);
2. Aiutare a far partecipare tutti gli attori coinvolti alla progettazione che diventa un metodo nuovo perché è frutto di dialogo collettivo senza delegare altri;
3. Sostenere l’integrazione in un luogo già abitato da altri fratelli (bisognosi e immigrati);
4. Assicurare la vicinanza affinchè il progetto, soprattutto nella necessità, duri nel tempo e diventi stabile anche se dovesse cambiare forma, nome, volto. E’ un nuovo stile di lavoro che sa far cultura, costruisce consenso, stabilisce alleanze basate su una reale condivisione.
5. E’ una piccola goccia nell’oceano perché crediamo che mai come in questo tempo ci sia bisogno di far nascere un nuovo umanesimo dove la conoscenza della singola persona e dell’intera comunità diventi condizione indispensabile per un cambiamento culturale che riparta dall’uomo riportandolo al centro dell’esperienza umana. In altre parole potremmo dire: il cittadino che abita i luoghi da sempre luoghi di vicinato e comunione, oggi è sempre più individuo e sempre meno persona. Vorremmo contribuire, in quest’anno in cui Matera è Capitale Europea della Cultura, affinchè ritornando alle radici della nostra cultura sviluppassimo di più le idee di integrazione sociale, partecipazione, gestione sociale, di responsabilità che spesso, è sotto gli occhi di tutti, non ha alcuna dimestichezza con le idee di integrazione sociale, partecipazione, gestione sociale, di responsabilità. Ecco perché la centralità della persona si avrà se saremo capaci di fare la scelta preferenziale degli ultimi, ritornando a rispettare l’ambiente. In tutto questo insostituibile è il ruolo della comunità;
6. Quanto inauguriamo stasera, come Chiesa attraverso la Caritas, vuole essere un ulteriore “opera/segno”, dopo quelli benedetti in questi anni su tutto il territorio dell’Arcidiocesi e non solo di Matera, ponendosi all’interno della pedagogia dei fatti tipico di una comunità cristiana indipendentemente da quello che possono fare gli altri, in particolare le istituzioni con le quali, in ogni caso, bisogna sempre dialogare e cercare soluzioni congiunte per il bene del nostro territorio e dei nostri giovani in special modo.
7. In tutto questo abbiamo cercato e stiamo cercando contatti con associazioni di categoria, di volontariato, sportive, culturali e ricreative.
Da quanto detto si coglie che il progetto che stiamo portando avanti come Caritas Diocesana, sostenuto da quella Nazionale, non vuole essere solo quello di distribuire cibo, vestiario e sostegno economico a chi ne ha bisogno (cosa che si fa quotidianamente), ma soprattutto quello di educare alla carità partendo dalla propria comunità parrocchiale. Non esiste il “Gruppo Caritas” ma esiste la “Caritas” espressione di un’intera comunità.
Concludendo sento di ringraziare in modo particolare tutta l’Equipe della nostra Caritas Diocesana, con la sua Direttrice, la Prof.ssa Annamaria Cammisa, da quest’anno affiancata dal ProDirettore Don Antonio Polidoro per un grande progetto che stiamo elaborando sulla fascia Jonica Metaponto-Scanzano. Persone stupende che nella quotidianità lavorano con amore e professionalità, soprattutto nel silenzio. Non vorrei dimenticare nessuno ma dico grazie a Lucia Surano, Patrizia Farruggio, Tiziana Serini, Angela Rondinone, Sabina Calicchio, Antonietta Galotto, Giuseppe Santochirico, Nicolina Parrulli, oltre i tantissimi collaboratori che danno il loro apporto essenziale attraverso la loro professionalità.

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