Corre da mezzo secolo l’antilope africana, dalle movenze agili e dal nome brioso, che porta di successo in successo gli immarcescibili ”Dik Dik” .
A Salandra in concerto, per la festa patronale di san Rocco, hanno dimostrato a fans di tutte le età, a cominciare dai coetanei over70, che la stoffa e la voglia di divertirsi supera le barriere del tempo e che hanno scritto qualcosa di importante dopo aver provato, negli anni Sessanta, alla chitarra, accordi e melodie di oltreoceano come ”California dreamen” dei Mamas & Papas, un gruppo di ”peso” statunitense dalla voce melodiosa, finito nel pentagramma dell’ Ocecano Pacifico….E per Pietro ”Pietruccio” Montalbetti, Giancarlo ”Lallo” Sbriziolo, Erminio ”Pepe” Salvaderi” la panchina di un parco di quartiere a Milano fu la loro fortuna.
Erano bravi e un giorno suonarono lì, dal vivo, con il giovane Lucio Battisti e i destini si incrociarono tra canzoni ed etichette .
I fans dei ” Dik Dik” erano lì ieri sera in piazza, quelli dai capelli bianchi alla calvizie fino ai trentenni che apprezzano canzoni e ritmi ”intensi’ e con ”qualcosa da dire”. E il gruppo milanese non si è fatto pregare eseguendo, per citarne alcuni in due ore di spettacolo, canzoni come “Sognando la California, Viaggio di un poeta, Io mi fermo qui, L’isola di Wight, Il primo giorno di primavera, Help me, Vendo Casa, Storia di periferia” o in omaggio al grande Lucio come ”Monolocale” e altri, accompagnati dal coro di sottofondo e dai ritmati e sintetici ”..nananaaa” del pubblico.
Qualcuno, e sono tra questi, avrebbe voluto riascoltare ”Inno”, ” Il Vento”, ”Guardo te e vedo mio figlio” e altri di una vasta produzione che ho avuto modo, comunque, di ascoltare in altri quattro concerti, tre dei quali in Basilicata.
Dal cappellone americano di ”Pietruccio”, che indossa rigorosamente un pantalone in pelle nera nella vita di tutti i giorni, e dalle voci di Lallo e Pepe sono venute fuori delle originali ”medley” dei loro successi che hanno ricordato le tappe della loro lunga carriera.
E non potevano non mancare oltre agli omaggi al divino Lucio, quelli ai Beatles e a John Lennon da ”Girl” a ”Image” con tanto di citazioni su pace e amore, a Bob Dylan ”Blowin’ In The Wind”, ai Pynk Floyd ”The wall”, ai Deep Purple ” Smoke in the water”’, a Paul Anka ” Diana” e a tanti ”assolo” dedicati alla storia del rock and roll, del blues,al country, fino alla “Toccata e fuga in re minore” di Johan Sebastian Bach che ha deliziato-immaginiamo- il parroco di Salandra don Giorgio Saleh.
E ”Petruccio” che non smette mai di studiare anche la fisica quantistica… e di viaggiare in solitario in tutti gli angoli del mondo, ha tirato fuori sul palco un libricino con citazioni, come quelle di John Lennon, o tratte dall’Antologia di Spoon River che hanno rafforzato testi e messaggi di molte canzoni.
Un modo concreto di come si possa fare musica e arte…dando un morso, ma leggendo e imparando, da tutto quanto è cultura a cominciare dai libri…l’esatto contrario del diplomificio televisivo full time di tanti volti imberbi e ”vuoti in zucca” dal ‘talento costruito nel camerino” che nel 99 per cento dei casi scompare dopo una canzone o finisce nei tour preconfezionati di locali e stagioni balneari.
Da 50 anni e passa i Dik dik sono in prima fila ad esibirsi dal vivo o in tv, ad arricchirsi sul piano umano e culturale con tanta umiltà e rispettando, con professionalità, il pubblico di tutte le latitudini.
”Come passa il tempo” suonato a Sanremo nel 1993 con altri nomi celebri della nidiata del rock italiano, come i Camaleonti e Maurizio Vandelli ”voce” degli Equipe 84, è un po’ il marchio di qualità dei Dik Dik.
Quell”antilope della musica italiana che ha fatto sognare, viaggiare e cantare il pubblico di Salandra e dell’isola di Wight, quella fatta di buona musica e di parole che battono nell’anima del mondo. Poi un autografo, strette di mano, una foto e un arrivederci al prossimo concerto magari ”viaggiando con un poeta”.
