“Mazz e panell, fann i figli bell’’ . Un antico detto popolare , incentrato sulla esperienza educativa, a base di pane e companatico e- quando occorreva- di salutari scapaccioni,le mazzate, quando non si rigava dritto. Altri tempi, altre logiche,che avevano una rispondenza anche a scuola, dove le bacchettate sulle mani erano la prassi. Il maestro era una autorità e i genitori assecondavano quella pratica, tanto a casa il discolo avrebbe preso altro…e senza mangiare. Oggi è una situazione improponibile, vista la crisi della famiglia tradizionale e della stessa scuola, alle prese con riforme che lasciano il tempo che trovano e con quella forzatura che debba essere una “azienda’’, con tanto di direttori didattici e presidi trasformati in dirigenti. E allora come contrastare, prevenire il disagio sociale che ha l’anello debole nella famiglia e che i ragazzi, spesso allo sbando, possa delinquere e compromettere il proprio futuro. Vincenzo Maida, animatore del Centro studi jonico Drus, analizzando i dati sulla criminalità minorile, chiede che le diverse componenti della società e delle Istituzioni si diano una mossa. Anche in provincia di Matera, dove si dati sono confortanti. Ma gli stili di vita sono mutati e l’avvento dei social ha fatto saltare certezze, alimentato protagonismi, eccessi, devianze e uso e abuso di dipendenze, con quella logica del “tutto e subito’’ del successo facile, da raggiungere senza sacrifici. Serve una sterzata, anche nella Basilicata dove i giovani sono sempre meno.
CRIMINALITA’ MINORILE IN AUMENTO!
MA DATI CONFORTANTI PER MATERA E PROVINCIA
I dati statistici registrano un aumento esponenziale dei reati commessi dai minori, ma nulla accade per caso, alla base ci sono sempre delle profonde ragioni. La provincia di Matera fa registrare percentualmente meno casi di quella di Potenza e rispetto al contesto nazionale è tra le più sane.
La cronaca quotidiana ci riporta impietosa i singoli episodi criminali che vedono coinvolti giovani e giovanissimi. Quello che più colpisce è la gratuità dei gesti criminali, alla cui base infatti sembra che non ci siano motivazioni. Questo rende il fenomeno ancora più grave.
I dati preoccupanti li ha forniti verso la fine dello scorso anno il report “Criminalità minorile in Italia 2010-2022”, curato dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, che ha evidenziato come tra i giovanissimi siano aumentati i reati in Italia legati all’uso della violenza, gli omicidi e le violenze sessuali tra il 2010 e il 2022, mentre sono calati i furti e lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Ed ecco i dati che sono stati diffusi. Tra il 2010 ed il 2022, il 39,4% dei reati contestati a minori sono furto, rapina ed estorsione, il 16% lesioni dolose e minacce, l’11,6% danneggiamento, incendio o resistenza a pubblico ufficiale, il 9,7% traffico o spaccio di sostanze stupefacenti.
Sono invariate le differenze tra minori italiani e quelli dei minori stranieri, ma a partire dal 2022, per la prima volta dopo 12 anni, gli stranieri hanno superato gli italiani (17.032 a fronte dei 15.490).
Nel report, pubblicato in chiaro sul sito del Ministero degli Interni, è evidenziato come le segnalazioni per furto siano le più numerose ma registrino un calo dell’11,9% dal 2010 al 2022 al contrario di quelle per rapina, salite del 65,62% solo negli ultimi tre anni. Un balzo simile lo registrano anche le segnalazioni per lesioni, cresciute del 58,4% tra il 2010 e il 2022, di cui il 32,4% tra il 2019 e l’anno passato. In aumento anche le segnalazioni di minori per minaccia (+ 27,6% tra il 2019 ed il 2022, anno in cui si registra il picco della serie storica) e quelle per rissa (+123,3% tra il 2018 e il 2022). Le segnalazioni di minori per omicidio volontario registrano un calo del 10% dal 2010 al 2022 (rispettivamente 30 e 27), anno in cui tornano a salire, mentre quelle per tentato omicidio aumentano del 32,3% (65 nel 2010 e 86 nel 2022).
Un dato molto interessante riguarda le regioni con il maggior numero di denunce o arresti che sono quelle del Nord-Ovest, seguite dal Nord-Est e dal Centro. Sono leggermente meno al Sud e quasi la metà nelle isole. Come a dire che sul fenomeno hanno più incidenza il benessere, il modello educativo senza più riferimenti solidi, la strisciante anarchia sociale, l’assenza dell’autorità all’interno del nucleo familiare, il libertarismo vuoto e senza senso, che non la criminalità organizzata del Sud e delle Isole.
Nel 2022 è aumentato anche il numero degli ingressi in carcere dei minori con più 25%.
È facile prevedere che se non vengono posti in essere provvedimenti seri e si inizia ad attuare una vera e propria “rivoluzione” dei costumi, dell’educazione, della struttura della società, il fenomeno è destinato a crescere e non servono gli aumenti delle pene come deterrente o meglio non sono sufficienti.
Il report si conclude con il suggerimento di politiche adeguate da porre in essere per contrastare il fenomeno. Esse vanno dall’incremento delle attività sportive, a quelle del volontariato sociale. Tutte idee sacrosante, ma alla base serve un vero e proprio cambio dei paradigmi culturali che investa l’intera società e purtroppo non sembra che si vada in tale direzione.
Una volta ad esempio ai minori veniva imposto un orario per il rientro a casa e nelle ore notturne, quelle più rischiose, non circolavano spesso in preda all’alcool come accade oggi.
Fenomeni come questo sembrano esplodere all’improvviso senza una ragione, essi sono invece la conseguenza di scelte politiche, esistenziali, di modelli sbagliati di una società ha voluto “liberarsi” dai riferimenti “culturali” che servono a tenerla insieme ed a dare un senso all’esistenza. Nulla accade per caso e la criminalità minorile, con crimini commessi senza un senso apparente, non è figlia di nessuno.
VINCENZO MAIDA
CENTRO STUDI JONICO DRUS