E’ un vero terremoto, guarda caso pubblicata proprio nel giornata che evoca quello drammatico del 1980, la sentenza emanata dal Consiglio di Stato (Sentenza del Consiglio di Stato del 23-11-2023 – Avvocatura Regione Basilicata) che demolisce l’impalcatura con cui Bardi e i suoi volevano ingabbiare in un comando unico tutta la struttura regionale, compresa l’avvocatura regionale, perpetuata con l’adozione di un apposito regolamento. Un pronunciamento, questo del 23 novembre 2023, che ribalta in modo secco anche le conclusioni a cui era giunto il TAR di Basilicata con proprie sentenze n.420/2022 e n.621/2022). E accoglie in toto l’appello degli avvocati regionali Bruno Maddalena, Di Giacomo Valerio e Panetta Nicola, rappresentati e difesi dall’avvocato Vincenzo Eustachio Americo Colucci, che si erano opposti alla riduzione dell’autonomia dell’Avvocatura regionale, operata dal governo regionale proprio con l’approvazione del “Regolamento n.1 del 2021”. Professionisti che nel vedere ledere la propria autonomia e professionalità, hanno tenuto duro anche a fronte di una sentenza avversa del TAR di Basilicata, giunta a contraddire persino precedenti pronunce del medesimo organo. Ma sapendo di avere ragione, e dimostrando anche in questo frangente la loro alta professionalità (di cui la Regione Basilicata dovrebbe andare fiera), non hanno perso fiducia ed avranno pensato (parafrasando Brecht): “Ci sarà pure un giudice a Roma“. Quindi, sono andati avanti sino all’ultimo gradino di giudizio, hanno formalizzato appello al Consiglio di Stato e specificato ulteriormente le falle giuridiche e regolamentari dell’impianto organizzativo messo in piedi da Bardi e dal suo staff, nonchè le fallaci e contraddittorie conclusioni a cui era giunto il giudice regionale. Ed è così che, la quinta sezione del CdS, nel ribadire che gli “Uffici di Avvocatura, in ragione della loro funzione istituzionale di garanzia) deve essere sottratta a criteri ispirati ai principi dello spoils system – dunque, in primis, al presupposto caratteristico della nomina fiduciaria – non potendo operare altrimenti che in modo indipendente ed imparziale” sentenzia che ” Alla luce dei rilievi che precedono l’appello va dunque accolto, con conseguente annullamento, in integrale riforma della sentenza di primo grado, dei provvedimenti impugnati con il ricorso introduttivo del giudizio.” Ed infine “Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.” Una debacle su tutta la linea per il “generale” aspirante al bis, che per altro mette in discussione la legittimità di tutti gli atti sin qui adottati. Una battaglia questa dei legali della Regione Basilicata fatta e vinta anche in nome dell’interesse generale dei cittadini lucani e del loro diritto ad avere istituzioni rispettose delle leggi e del fondamentale principio della separazione tra funzione di indirizzo politico e quella di attività gestionale. Della serie chi vince le elezioni, le vince per governare, non per comandare.

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