venerdì, 7 Febbraio , 2025
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Cari ragazzi, ”La vita è bella…non sprecatela”

E sulle note del maestro Nicola Piovani , colonna sonora dell’omonimo di Roberto Benigni, eseguite dagli allievi del Liceo scientifico ” Dante Alighieri” di Matera , Gino Cecchettin ha aperto le pagine del suo cuore e di quello di una figlia, scomparsa tragicamente, sfogliando il libro ” Cara Giulia”. Un padre, che ha sofferto tanto, che continua a incontrare i ragazzi per invitarli a riflettere, a evitare prevaricazioni e ogni forma di violenza fisica e morale, ha interloquito con loro, con i docenti dell’Istituto con una pacatezza e una efficacia espressiva che ha colpito l’uditorio. Ha parlato di cultura della riconciliazione, di rispetto, senso di responsabilità, a superare stereotipi – a cominciare dagli uomini- per superare la disparità di genere e a essere sè stessi.

E lo ha fatto ricordando il ruolo delle donne della sua famiglia: dalla moglie Monica alle figlie Elena e Giulia che gli hanno insegnato a essere un padre amorevole e a non vergognarsi dei sentimenti. E poi i messaggi, brevi ma intensi ed efficaci, del suo attore preferito Clint Eastwood, con ”passaggi” di film che gli hanno insegnato che ”il vero amore è quello che dà tutto sè stessi” e dura per sempre. Parole e messaggi semplici venuti, ma da posizioni e ruoli diversi, da quanti hanno preceduto l’incontro tra Gino Cecchettin e gli studenti del Liceo che hanno riempito l’auditorium Roberto Gervasio https://giornalemio.it/eventi/matera-gli-alunni-del-liceo-scientifico-dante-alighieri-incontrano-gino-cecchettin/.
A cominciare dalla preside Maria Luisa Sabino, sempre disponibile a favorire incontri su temi di attualità e di confronto, per passare ai rappresentanti di Enti locali, come il consigliere regionale Nicola Morea e il presidente dell’Amministrazione provinciale Francesco Mancini, affinchè dialogo, rispetto e senso di responsabilità caratterizzino i rapporti tra ragazzi e ragazze e non si ripetano tragedie come quella che hanno colpito Giulia.

E tra i tanti, che si sono susseguiti nei saluti, ricordiamo l’intervento del questore Emma Ivagnes, madre prima di tutto, che ha invitato a rapportarsi con chi ”ne sa di più” sulle situazioni di violenza di genere- le forze di Polizia- e a non essere indifferenti, quando ci sono segnali, che vanno colti per tempo. Un invito a segnalare, a denunciare, perchè la legislazione italiana favorisce l’anonimato. Va evitato, come accaduto a una donna che ha recuperato la libertà da un uomo che la minacciava di ”costruirsi una prigione giorno per giorno- come ha scritto in una lettera di ringraziamento alla Polizia di Stato- portando dentro anche le persone care”. Ma da quella prigione si può uscire, recuperando la libertà ed è un invito alle donne per recuperare vita e speranza. Quanto agli uomini, che si rendono conto solo dopo…quanto male hanno fatto a una persona che ritengono di amare e a sè stessi , l’invito al rispetto. Non sono i padroni della vita e dell’esistenza altrui.
Sinossi
“Giulia è la figlia ideale. Studia, disegna, sogna di vivere in una brughiera, colleziona scatole e regala sorrisi dolcissimi. Poi una sera scompare, inghiottita da una morte assurda: un femminicidio. Travolto dal dolore più atroce che un padre possa sopportare, Gino Cecchettin sceglie di non stare in silenzio, si interroga sugli esiti più efferati di una cultura patriarcale che ancora ci riguarda e trova le parole per ricordare chi era Giulia e cosa ha imparato da lei. In questa lunga lettera scritta insieme a Marco Franzoso, Gino ripercorre la sua storia di padre, i giorni della gioia e quelli del dolore. Commuove e invita a “costruire un’alleanza tra i sessi, anziché consolidare la prevaricazione di uno sull’altro”. Ci esorta ad ascoltare le giovani e i giovani del nostro Paese e ad aiutarli a contrastare ogni forma di violenza di genere, insieme.”

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