Basilicata e Marche. E il patto con il più forte
BASILICATA sorella delle Marche. Il poeta e scrittore di Urbino, Umberto Piersanti, è intervenuto oggi sulle pagine della Nazione con una articolo dedicato alle Marche; l’occasione è stata necessita diciamo, come accade in questi casi, dal terremoto che si sta verificando da ieri nella sua regione. Ma il punto è un altro. Leggendo le parole di Piersanti sembra che sostituendo i luoghi suoi con le dimensioni geografiche basilische, pare che l’autore marchigiano stia chiedendo attenzione per le terre lucane.
Nel bene (e nel male), sono portato a riferire – mentre lo sciame sismico che tiene in tribolazione adesso le Marche procede -, la fragilità delle Marche e le componenti di fascino di questa regione del Centro Italia, più che quelli del citato Molise insomma, somigliano agli elementi fondativi, strutturali, naturali e umani della Basilicata. Giacomo Leopardi é il poeta dell’intransigenza della luce oltre il tempo dei limiti. Alfonso Guida è la lettura delle nuvole che salgono le scale delle grotte, per esempio.
Piersanti mette a fuoco il problema del dissesto idrogeologico, poi torna a citare lo spopolamento, epperò tenendo ben in vista quelle bellezze architettoniche e artistiche che vanno rintracciate camminando spesso nei margini ulteriori di queste nostre piccole regioni. Come se la solita bilancia dovesse equiparare negativo e positivo, gioia e dolori. Non è così. Ma almeno abbiamo un’altra prova dell’esistenza delle volontà di riscatto. L’altra faccia della medaglia ci fa vedere che questi discorsi sono convinzione incardinata specialmente in scrittrici e scrittori, poetesse e poeti, artiste e artisti.
Politicanti e buona parte della classe imprenditoriale, sino ad arrivare a buona parte della popolazione “produttiva”, tanto le porzioni lucane quanto quelle marchigiane, ben poco vogliono saperne di questi motivi di vita e sopravvivenza delle terre basilische e delle lande
a loro sorelle delle Marche. Ne abbiamo avuto prova di recente, per le ennesima volta. Adesso nelle Marche durante questi giorni di allerta da terremoto. Mentre in Basilicata quando è stata scambiata la possibilità offerta dalla presenza di petrolio e gas con il loro consumo contro il territorio.
In alcune righe fondamentali dello scritto di Umberto Piersanti infine è tratteggiato un carattere dannatamente somigliante, in comune insomma, fra le origini basilische e quelle marchigiane. Nel senso che è rammentato come esiste una tradizione, in questo caso marchigiana, di contadini che braccianti non erano. Ovvero di lavoranti della terra che facevano agricoltura per ottenere beni divisi con i dominanti che li tenevano in forma di sottoposti. Siamo, si può dire, ancora a un livello inferiore a quello dei braccianti.
E da qui che arriva quel gene della spartizione del più possibile delle cose con il più forte in campo?
BREVE NOTA BIOGRAFICA
Nunzio Festa è nato a Matera, ha vissuto in Lucania, a Pomarico, poi in Lunigiana e Liguria, adesso vive in Romagna.
Giornalista, poeta, scrittore.
Collabora con LiguriaDay, L’Eco della Lunigiana, Città della Spezia, La Voce Apuana e d’altri spazi cartacei e telematici, tra i quali Books and other sorrows di Francesca Mazzucato, RadioA, RadioPoetanza e il Bollettino del Centro Lunigianese di Studi Danteschi; tra le altre cose, ha pubblicato articoli, poesie e racconti su diverse giornali, riviste e in varie antologie fra le quali: Focus-In, Liberazione, Mondo Basilicata, Civiltà Appennino, Liberalia, Il Quotidiano del Sud, Il Resto.
Per i Quaderni del Bardo ha pubblicato “Matera dei margini. Capitale Europea della Cultura 2019” e “Lucania senza santi. Poesia e narrativa dalla Basilicata”, oltre agli e-book su Scotellaro, Infantino e Mazzarone e sulle origini lucane di Lucio Antonio Vivaldi; più la raccolta poetica “Spariamo ai mandanti”, contenenti note di lettura d’Alessandra Peluso, Giovanna Giolla e Daìta Martinez e la raccolta poetica “Anatomia dello strazzo. D’inciampi e altri sospiri”, prefazione di Francesco Forlani, postfazione di Gisella Blanco e nota di Chiara Evangelista.
Ha dato alle stampe per Historica Edizioni “Matera. Vite scavate nella roccia” e “Matera Capitale. Vite scavate nella roccia”; come il saggio pubblicato prima per Malatempora e poi per Terra d’Ulivi “Basilicata. Lucania: terra dei boschi bruciati. Guida critica.”. Più i romanzi brevi, per esempio, “Farina di sole” (Senzapatria) e “Frutta, verdura e anime bollite” (Besa), con prefazione di Marino Magliani e “Il crepuscolo degli idioti (Besa).
Per le edizioni Il Foglio letterario, i racconti “Sempre dipingo e mi dipingo” e l’antologia poetica “Biamonti. La felicità dei margini. Dalla Lunigiana più grande del mondo”.
Per Arduino Sacco Editore “L’amore ai tempi dell’alta velocità”.
Per LietoColle, “Dieci brevissime apparizioni (brevi prose poetiche)”.
Tra le altre cose, la poesia per Altrimedia Edizioni del libro “Quello che non vedo” (con note critiche di Franco Arminio, Plinio Perilli, Francesco Forlani, Ivan Fedeli, Giuseppe Panella e Massimo Consoli) e il saggio breve “Dalla terra di Pomarico alla Rivoluzione. Vita di Niccola Fiorentino”.
Per Edizioni Efesto, “Chiarimenti della gioia”, libro di poesie con illustrazioni di Pietro Gurrado, note critiche di Gisella Blanco e Davide Pugnana.
Per WritersEditor, la biografia romanzata “Le strade della lingua. Vita e mente di Nunzio Gregorio Corso”.
Per le Edizioni Ensemble, il libro di poesie “L’impianto stellare dei paesi solari”, con prefazione di Gisella Blanco, postfazione di Davide Pugnana e fotografie di Maria Montano.
Per Bertoni Editore, il libro di poesie “Semplificazioni dai transiti sotto la coda di Trieste”.
Per Tarka Edizioni, il saggio narrativo “Ai piedi del mondo. Lunigiana e Basilicata sulle corde degli Appennini”.
Per BookTribu, il romanzo breve “Io devo andare, io devo restare”.