La notizia dell’intesa raggiunta tra Comune di Matera, Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della Basilicata, l’Istituto centrale del restauro di Roma e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa,con l’obiettivo di favorire la conservazione, restauro e valorizzazione della Balena ”Giuliana”, i cui resti fossili furono rinvenuti nel 2006 sulle sponde della diga di San Giuliano (Matera, non puo’ che essere salutata positivamente. Del resto sono passati quasi 15 anni e i resti del grande cetaceo, oggetto di studi internazionali, attendono di essere tirati fuori dalle casse e vedere in quali condizioni si trovano. Un passaggio che richiederà i tempi tecnici, per adottare tutte le misure di intervento del caso. Un intervento non di poco conto. Lavoro da esperti per procedere al restauro e poi all’assemblaggio ”ricostruttivo”, che dovrà restituire a ”Giuliana” tutta la sua maestosità. Pronta a diventare una delle attrazione del neonato Museo nazionale di Matera, che ha proprio nell’archeologico ” Domenico Ridola” il perno della preistoria e non solo del territorio. Il rammarico è il tempo impiegato per raggiungere questa intesa. Recuperarlo è impossibile. Ma confidiamo in un lavoro paziente e scrupoloso, che restituisca alla città e alla comunità scientifica internazionale una parte della storia della Terra.
COMUNICATO STAMPA
Conservazione, restauro e valorizzazione della Balena Giuliana, siglata l’intesa Comune-Soprintendenza-ICR -UniPi
Il Comune di Matera, la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della Basilicata, l’Istituto centrale del restauro di Roma e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, hanno siglato il Protocollo d’intesa per lo studio ed il restauro, ai fini della musealizzazione e della valorizzazione, dei resti della balena fossile di San Giuliano.
Circa un milione e mezzo di anni fa, l’altipiano murgiano era interamente sommerso e abitato da creature marine come la “balena Giuliana” che è tornata a far parlare di sé, in tempi recenti, grazie allo studio coordinato dai paleontologi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, guidati dal professor Giovanni Bianucci.
La ricerca sul fossile ritrovato nel 2006 nel lago artificiale di San Giuliano di Matera, ridisegna l’evoluzione del gigantismo estremo delle balene. Si dimostra, infatti, che il vertiginoso aumento delle loro dimensioni non è recente come creduto fino ad oggi (cioè limitato agli ultimi 2,5 milioni di anni) ma è iniziato quasi 15 milioni di anni fa, consentendo a quelli che sono considerati gli “ingegneri” dell’ecosistema marino di avere più tempo per “progettare” la struttura ecologica che oggi caratterizza i mari del pianeta.
Si tratta del più grande fossile di balena mai descritto e, forse, della più grande balena che abbia mai solcato le acque del Mar Mediterraneo. Questo dato è importante non solo perché permette di inserire questo fossile nei Guinness dei primati, ma anche, e soprattutto, perché l’aumento estremo delle dimensioni è uno degli aspetti più interessanti dell’evoluzione.
Lo studio ha coinvolto anche il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, il Directorate Earth and History of Life, Royal Belgium Institute of Natural Sciences di Bruxelles, ed è stata pubblicata sulla rivista internazionale Biology Letters, edita dalla prestigiosa Royal Society di Londra.
La balena Giuliana racconta quindi un pezzo di storia straordinaria non solo della città ma dell’intero Pianeta e rappresenterà un altro esclusivo “marcatore” del territorio.
Il Comune di Matera finanzierà l’intervento per l’esame dello stato attuale di conservazione, della balena fossile di S. Giuliano, per l’apertura delle casse di legno contenenti il reperto e per il consolidamento preventivo delle ossa, di cui si occuperà il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa.
Le attività saranno svolte sotto il diretto controllo della Soprintendenza e dell’ICR che saranno chiamate anche a validare la relazione tecnica finale sullo stato attuale di conservazione del bene, che indicherà anche le azioni per il suo restauro. Soprintendenza e ICR accerteranno inoltre la compatibilità di metodi, tecniche e materiali da usare nel consolidamento preventivo e nel futuro recupero con le esigenze della tutela del bene.
Il Comune ha impegnato complessivamente 200mila euro per le attività di valorizzazione e di promozione di questi preziosi reperti.
Dopo un lungo iter burocratico, avviato nel 2018, nelle prossime settimane si potrà iniziare a lavorare per raccontarne la storia e renderne fruibili i reperti, che arricchiranno l’offerta del neonato Museo Nazionale di Matera.
Successivamente inizierà la fase di promozione e di valorizzazione di tale straordinaria testimonianza preistorica, attuando il contratto già definito dal Comune di Matera con il giornalista e divulgatore scientifico Renato Sartini.
“forse” si farebbe bene e sarebbe giusto menzionare l’autore del ritrovamento: FELICE LIONETTI
Carissimo Franco, mi conosci da una vita e conosci la verità sul cetaceo fossile del lago di S. Giuliano. Ora vedo il tuo articolo in cui ometti di citare la data di segnalazione del fossile e il nome di chi ne segnalò l’esistenza.
So bene che la soprintendenza archeologica lucana non riferirà mai la verità su questo rinvenimento, ma voi giornalisti fate meglio il vostro mestiere! non raccogliete chiacchiere di corridoio o i pareri di sindaci autoreferenziali che trasformano parchi in luna parck!
Sono costretto a ricordarti che la soprintendenza archeologica di Basilicata ignorò la segnalazione da me fatta tempestivamente il 27 dicembre del 2000. Questa omissione comportò la decimazione dei rersti fossili (se vuoi fare un servizio serio su questa vicenda, chiedi al responsabile del Ridola di mostrarti le decine di casse contenenti le centinaia di inutili frammenti del fossile disintegrati dal moto ondoso del lago!) e quando, dopo tanto sciocco baccano, finalmente si vide costretta ad intervinire lasciò marcire ancora una volta quel che rimaneva del fossile in casse abbandonate per sei anni sotto le intemperie nel cortile di un deposito. Ma non bastava tanta assurda superficialità: a sottolineare il totale disinteresse per la vicenda del fossile, la stessa soprintendenza si è definitivamente liberata di questa scocciatura cedendola al comune, con tutti i finanziamenti regionali!
Mi vedo pure costretto a ricordarti che qualche anno fa la stessa soprintendenza ricevette un altro cospicuo finanziamento per lo stesso fossile e che quella somma non fu utilizzata perché nessuno dei suoi funzionari fu in grado di realizzare un progetto di studio dello sventurato cetaceo.
Se ti informi perdendoci un po’ di tempo, scoprirai che esiste un mio esposto indirizzato al ministro Franceschini, al Ministero dei Beni Culturali, all’Avvocatura dello Stato, alla Corte dei Conti, alla stessa Soprintendenza Archeologica di Basilicata.
Gianfranco Lionetti
Caro Gianfranco
La Balena ”Giuliana” e tanti altri in città sanno chi l’ha individuata ormai 15 anni fa e sa in quali condizioni si trovano i suoi resti e quanto sia impegnativa l’impresa di ricostruirne lo scheletro. E del resto nel titolo e nel corpo del servizio, uno dei tanti scritti in questi anni di attesa, è palese che si tratta – tra tanti rammarichi- del tempo perso per giungere a questo risultato. Responsabilità, certo. Il servizio, però, è dedicato – come da comunicato del Comune e non di altri soggetti- proprio alla nuova fase. Per questo era logico dedicare il servizio a questo tema e non a una cronistoria del ritrovamento o di quanto è seguito conoscenza che farò, se lo vorrai anche con il contributo.
Buon lavoro e a presto
Franco
SCUSA PER L’errore: il nome di colui che scoprì la balena giuliana è GIANFRANCO LIONETTI
Certo …. ma come ho risposto a Gianfranco non era questo il luogo della cronistoria di oltre 15 anni della Balena Giuliana. Contano i fatti e nell’articolo, relativo all’intesa tra le parti sul suo recupero, ho espresso perplessità e auspici