Avevo sentito parlare, letto qualcosa in passato del Firenze Archeofilm 2024, che lega la cinematografia all’archeologia, in maniera interessante e intelligente,la storia di popoli, di esperienze di vita che invitano a riflettere e a lottare, per la pace, i diritti e per la libertà, come scrive il direttore del festival Giuditta Prunetti nella presentazione al programma 2024 www.firenzearcheofilm.it. E quest’anno, quella rassegna che presenta anche attività diffuse in altre città ospita a Firenze il documentario ” Uomini di Altamura. Memorie da un campo di prigionia”. Per Domenico Bolognese e gli altri volontari di Campo 65 è un riconoscimento, che rafforza un progetto di ricerca storica e archeologica contemporanea avviato nei mesi scorsi con l’università di Bari. E la vetrina fiorentina può aprire ad altri contributi, legati agli archivi della memoria. E magari in futuro a ospitare sulla murgia, un evento del Firenze archeofilm.
L’ANNUNCIO
Sabato 9 marzo alle ore 11:00 il documentario “Uomini di Altamura. Memorie da un campo di prigionia” verrà proiettato nel corso della sesta edizione di Firenze Archeofilm, il grande Festival Internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente a cadenza annuale, organizzato da Archeologia Viva (Giunti Editore) nell’ambito delle manifestazioni promosse da “tourismA”.
Per ogni edizione vengono selezionati documentari prodotti a livello mondiale.
Una importantissima vetrina internazionale per il Campo 65 e per la città di Altamura.
Cogliamo l’occasione per ringraziare nuovamente e rinnovare i nostri complimenti al regista Eugenio Farioli Vecchioli ed all’autrice Brigida Gullo di Rai Storia.
FIRENZE ARCHEOFILM 2024.
Ottantotto film per un’unica storia che riguarda tutti noi, abitanti attuali del pianeta. Perché chi volta le spalle alla realtà volta le spalle al nemico. E fin troppi film hollywoodiani insegnano che non è cosa saggia.
L’archeologia è così destinata ad abbracciare, anche in questa sesta edizione del Festival, mondi affini, alleati, legati a un doppio filo, molto stretto e intimo. A tirar fuori la testa dallo scavo per guardare dritto negli occhi la storia, l’arte, l’ambiente, l’oggi. Il risultato è un’apertura totale, per una visione più complessa e completa del nostro passato e del presente. Quello sguardo in più, quell’orizzonte, che ci aiutano a spaziare, contemplare e comprendere.
Quest’anno al centro del Festival cade l’8 marzo. Una festa importante, una data da celebrare. Una giornata all’insegna della donna, archeologa, studiosa, regista, attrice o spettatrice che sia. Questo giorno. Almeno un giorno. È dedicato a lei. Lo dobbiamo a tutte le donne: quelle imbavagliate dai regimi, quelle bastonate dai consorti, quelle ancora in lotta, quelle che non possono lottare più. A tutte le donne che hanno cambiato il mondo, e a quelle che vogliono provare a farlo.
Lo dedichiamo anche agli uomini, nella speranza che un cambiamento avvenga. Anche attraverso il cinema che racconta un passato comune, una storia che ci lega, che unisce…
Come sempre, un sorriso e un pensiero speciale vannoal nostro pubblico.
Giuditta Pruneti
direttore “Firenze Archeofilm”
