domenica, 16 Febbraio , 2025
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Con lo sguardo di Narciso ”Don Carlo” segnò la storia di cinema e fotografia

E’ uno spaccato della vita di Carlo Levi, noto come giornalista, medico, politico, scrittore, artista, e con tanta parte della sua vita dedicata al cinema e alla fotografia, come abbiamo avuto di riportare in altri servizi con i contributi di Emilio Salierno, Armando Lostaglio e di Luciano Veglia, medico come Levi…, che ci offre uno spaccato esauriente sull’esperienza del ”confinato piemontese ” durante il regime fascista,a Grassano prima e ad Aliano dopo, nelle arti dell’immagine fissa e in sequenza. L’occasione è offerta da un contributo pubblicato dalla pubblicazione del libro ” Lo sguardo di Narciso. Carlo Levi tra cinema e fotografia” (Effigi edizioni) curato da Maria Francesca Bonetti e Daniela Fonti. E uno spunto per un contributo ”materano” al corposo e interessante lavoro è venuto da un nostro servizio, pubblicato nei mesi scorsi.

Veglia, da appassionato di cinema come è e autore di pubblicazioni tematiche sul rapporto tra Matera e la settima arte, ha compiuto un puntuale e preciso lavoro di ricerca, partendo dalla considerazione che – come scrive nelle ”Note” sull’impegno di Carlo Levi nel Cinema- un intellettuale come lui , per natura dotato di una marcata curiosità per ogni forma di espressione artistica e di comunicazione sociale, non poteva rimanere estraneo o indifferente al cinema, di cui conobbe gli aspetti innovativi e caratterizzanti rispetto alle altre arti”. Il primo contatto con quel mondo si ebbe nel 1931 con la Cines di Roma nata nel 1906 che si mise al passo con i tempi con l’avvento del sonore produsse ” la canzone dell’amore” di Giampiero Righelli. La collaborazione di Carlo Levi con la casa cinematografica avvenne grazie al ‘regista” Mario a Soldati con il quale scrisse il soggetto per ”Ricordo d’Infanzia”.Ma quel film non venne realizzato. Sorte positiva ebbe ”Patatrac”, uscito nel 1931 per la regia di Gennaro Righelli” , una commedia brillante incentrata sulla figura di un nobile gaudente e spendaccione. E’ la figura del Levi viene fuor l’anno successivo, come consulente dello scenografo ufficiale Gastone Medini a ”Due cuori felici” per la regia di Baldassarre Negroni. Un lavoro interpretato da Vittorio De Sica (un monumento del nostro cinema) e da Umberto Melnati che partecipò, fuori concorso, alla mostra del cinema di Venezia.

La scenografia diventa, così, il faro dell’impegno di Levi nel cinema per le prospettive e l’innovazione che la ispirano. E qui il ‘cinema dei telefoni bianchi’ coinvolge i nomi di artisti dell’arredo e dell’architettura come Levi e Menzio. Dall’inventario dell’archivio centrale dello Stato Luciano Veglia tira fuori due lavori (cartacei, quindi non realizzato del Levi soggettista e sceneggiatore, come ‘Elegia romana’ , ‘Dopo l’acquazzone’ , ‘ L’immagine perduta’ e ‘L’ultimo fascista” scritto con Alberto Moravia. Un rapporto con i grandi nomi della cultura italiana che continua con Mario Soldati, che lo invita a collaborare con la Lux film, fondata dall’imprenditore piemontese Riccardo Gualino legato alle esperienze dell’arte moderna e di avanguardia. Una breve parentesi e in una fase impegnativa, sul piano politico, con l’adesione al movimento Giustizia e Libertà dei Fratelli Rosselli. Nel 1937, comunque, partecipa come disegnatore delle scene e dei costumi alla realizzazione del film sull’ eroe piemontese Pietro Micca, prodotto da Luigi Mottura per la Taurinia Film. Restano di quella pellicola appena 5 minuti, al Museo del cinema di Torino, e disegni,a acquerelli e bozzetti al museo Magi ‘900 di Pieve di Cento (Ferrara).

Ma sarà un viaggio negli Stati Uniti d’America tra il 1947 e il 1953, con Ferruccio Parri, a rafforzare il rapporto con il cinema, per l’interesse suscitato dal libro ”Cristo si è fermato a Eboli”. Film che non si realizza, ma con riflessioni pubblicate sulla rivista ”Life” sul tema ” Il mito dell’America”. Emigrazione, rapporto con la terra che mettono radici incentrato sulla storia di ebrei liberati ”Il grido della terra” diretto da Duilio Coletti per la Lux film e con scene girate secondo i dettami del cinema neorealista in un campo profughi sorto a Palese ( Bari) e e a Bari vecchia. Ma ogni tanto tornano le richieste per girare il film sul ”Cristo’ con una proposta di Luigi Comencini per la Star film e con una disponibilità alla direzione di Vittorio De Sica . Progetto destinato a restare nel limbo insieme alla scarsa propensione a cedere i diritti del libro. Rifiutò anche una proposta americana, con una direzione affidata a Charlie Chaplin, ma con la forzatura nel copione con la richiesta di inserire la storia di una ragazza morta a causa di una frana. Nè più nè meno come accade oggi nelle fiction, ispirate a storie o a successi letterari, con l’inserimento di scene passionali, mode, condizioni di pari opportunità fuori dal solco dello scritto originale. Esigenze di business… Il film sul Cristo si è fermato a Eboli avverrà solo nel 1979, grazie a Francesco Rosi, e alle esemplari interpretazioni di Gian Maria Volontè e, lo ricordiamo con affetto, a quelle di illustri sconosciuti come il materano Peppino Persia nel ruolo di Ufficiale Esattoriale.

Luciano Veglia ricorda intesa e collaborazione tra Levi e Rocco Scotellaro per il lavoro sull’esperienza di confino nel Materano, dal quale venne tratto quel libro di successo tradotto in tante lingue, e poi per il soggetto e la sceneggiatura de ‘ ‘ I fuochi di San Pancrazio”. Il sindaco poeta di Tricarico aveva scritto del lavoro di due artigiani che confezionavano fuochi pirotecnici nelle feste e sagre di paese nella ”Lucania” degli anni Trenta, ma quel progetto degli anni Cinquanta rimase sulla carta. Veglia riserva spazio ai rapporti con diverse personalità del cinema italiano, a cominciare da Mario Soldati che lo volle alla Lux film e per il quale disegnò la copertina del libro ‘America primo amore’’ e la scrittura del film ‘La donna del fiume’.

A Soldati si deve la presentazione a Pier Paolo Pasolini, che faceva parte con Levi di un gruppo di intellettuali di ‘spessore”: da Alberto Moravia ad Elsa Morante, da Enzo Siciliano ad Alfonso Gatto, da Roberto Rossellini a Federico Fellini, da Pietro Germi a Francesco Rosi. E di lì a poco, era il 1961 Carlo Levi – scrive Veglia- l’esordio con un ruolo di primo piano in un film ”Accattone” di Pier Paolo Pasolini, che alimentò non poche polemiche. Lo scrittore piemontese curò la prefazione alla prima edizione della sceneggiatura originale e disegnò la copertina, con i tratti dell’interprete principale Franco Citti.

Ritratti di vita…e quello a olio dedicato alle grandi attrici Anna Magnani e Silvana Mangano ne sono un esempio.

Il cinema deve tanto a Carlo Levi senza dimenticare il contributo della tv, con interviste , documentari e via elencando. E poi le dediche postume, che non ti aspetti. Come quella del regista e attore lucano Rocco Papaleo che nel film ” Basilicata coast to coast” 2010 che propone ai compagni di viaggio, durante la tappa ad Aliano, un brindisi in onore di Carlo Levi ”un intellettuale che ha lasciato un segno nella cultura italiana del Novecento, ma soprattutto un uomo che ci ha spinto a indagare sulla nostra identità”.

Fin qui le riflessioni di Luciano Veglia, in attesa della presentazione del libro a Matera, nato nell’ambito delle attività promosse dalla Fondazione Carlo Levi e incentrato sul suo rapporto con fotografia e cinema . Un lavoro di ricerca interessante, destinato ad alimentare l’interesse su un intellettuale sempre attuale legato alla storia della Basilicata e che in questo momento guarda con attenzione e speranza alla candidatura della ”sua” Aliano, candidata a capitale italiana della cultura 2027.

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