sabato, 26 Aprile , 2025
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Petrolio, acqua e ipocrisia …firma la petizione!

Continuiamo a girarci intorno ma il problema petrolio resta, dopo le inchieste ( tutt’ora in piedi) della Magistratura, i refenderum governativi maldestri per piegare la Basilicata, la pressione e le rassicurazioni delle Compagnie che tutto va bene o che siamo nella normalità, le recenti decisione della Regione di intervenire per monitorare un settore- quello energetico- più croce che delizia per i residenti della Val d’Agri e non solo le interrogazioni nazionali, regionali ed europee su quanto accaduto con l’inquinamento della diga del Pertusillo. Il sopralluo dell’Arpab dice che si tratta di alghe ma lo sversamento di petrolio c’è stato e la moria di pesci non è imputabile di certo a fenomeni naturali. La Regione, che ha attivato un tavolo permanente sulla questione,è pronta a diffidare l’Eni. Servirà ? Chissà’. Siamo per soluzioni drastiche e ultimative vista la scarsa sensibilità delle Compagnie a rispettare i diritti alla salute e, quindi, alla sicurezza dei cittadini lucani. Scanziamo le scorie, intanto, ha promosso una petizione su ”change.org” per chiedere al presidente della giunta regionale Marcello Pittella di fermare i pozzi di petrolio in Basilicata. Personalmente l’ho fatto, perchè la Basilicata ha bisogno di un modello di sviluppo sostenbile. Una richiesta che risale ai fatti del sito unico nucleare di Scanzano Jonico del 2003. Quel pericolo non è ancora scongiurato e pende come una ”spada di Damocle” sulla testa di una popolazione lucana che diminuisce sempre di più. Quasi una ”strategia” per desertificare il territorio, con emigrazione continua, decessi per malattie oncologiche e via elencando. Così proprio non va. Rinunciare alle royalties petrolifere, e quindi tagliare il bilancio per istruzione, welfare e altro? La salute non ha prezzo. E su questo dovremmo essere tutti d’accordo….

LA PETIZIONE PROMOSSA DA SCANZIAMO LE SCORIE

Il Presidente della Giunta della Regione Basilicata Marcello Pittella e i Consiglieri regionali devono aprire subito una discussione che porti ad una moratoria di chiusura delle attività estrattive sul territorio della Basilicata.
Da sempre denunciamo come ScanZiamo le Scorie i pericoli d’inquinamento che l’attività estrattiva petrolifera potrebbero determinare nella zona della Val D’Agri e non solo mettendo a rischio la salute dei Lucani.
Le attività estrattive degli idrocarburi producono in Basilicata uno “sviluppo distorto” che non si concilia con la vocazione economica del territorio (caratterizzato dalla presenza di produzioni agricole e di attività turistiche), con la sua bellezza, il suo paesaggio, la sua cultura.
Nel 2015, durante il convegno Quale economia e quali rischi dal petrolio per il territorio lucano? – Bene comune e salvaguardia del creato abbiamo accertato che la produzione di idrocarburi non crea ricchezza in Basilicata. Le speranza sull’oro nero sono disattese.
Riteniamo inoltre che gli strumenti di monitoraggio per capire come l’estrazione petrolifera impatti sull’ambiente, la salute e la condizione sociale sono del tutto insufficienti. Non è possibile che la Regione Basilicata abbia gli strumenti per effettuare un reale monitoraggio sull’attività e non li utilizzi. Basta andare sul sito internet dell’Osservatorio Ambientale “Val D’Agri” per capire la situazione. La sezione online dell’Osservatorio sulla produzione e le royalties non offre alcun dato ed è sempre in aggiornamento. A che scopo? Quella sul monitoraggio delle acque superficiali e di reignezione sono inaccessibili. Mentre manca del tutto una valutazione di impatto sulla salute delle persone.
L’Osservatorio era previsto nell’ambito del Protocollo di intenti tra ENI e Regione Basilicata del 1998, quale misura di compensazione ambientale in relazione al progetto di sviluppo petrolifero nell’area della Val d’Agri.
Nei giorni scorsi abbiamo lanciato un appello agli organi di controllo ambientale e sanitario presenti nella Regione Basilicata affinché si accerti con urgenza lo stato e le condizioni del bacino idrico del Pertusillo (PZ), oggetto in questi giorni della presenza di elementi di colore scuro che non assicurano la purezza dell’acqua presente nell’invaso.
Abbiamo perciò chiesto di individuare e rimuovere la causa e la fonte che hanno prodotto l’intorbidamento dell’invaso e siano intraprese tutte le azioni a tutela dell’impiego dell’acqua per l’utilizzo potabile ed irriguo da parte dei consumatori senza alcun pericolo per la salute. Tra la Regione Basilicata e la Regione Puglia nel 2015 sono stati impiegati 102.277.000 di m3 di acqua per utilizzo potabile e 12.600.000 m3 per utilizzo irriguo.
C’è troppo mistero e poca trasparenza dietro questa storia. E per queste ragioni, prima che sia troppo tardi, l’estrazione petrolifera deve essere interrotta.
I Lucani hanno il diritto di conoscere la verità.
Questa petizione sarà consegnata a:
Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella
Consiglieri Regione Basilicata

Abbiamo appena lanciato la petizione “Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella: Fermiamo i pozzi di petrolio in Basilicata” e vorremmo sapere se puoi darci una mano aggiungendo la tua firma e divulgando l’appello.

Il nostro obiettivo è raggiungere più firme possibili. Abbiamo bisogno di tutto il tuo sostegno. Puoi saperne di più e firmare la petizione qui:
Fermiamo i pozzi di petrolio in Basilicata

Grazie per la divulgazione!

TAVOLO DI CONFRONTO ALLA REGIONE BASILICATA
In Regione un tavolo sulla diga del Pertusillo

Nel corso dell’incontro è emerso che dalle ultime analisi effettuate dall’Arpab non è stata riscontrata presenza di idrocarburi, ma soltanto di alghe. Resta da chiarire la vicenda di uno sversamento di greggio da un serbatoio: la Regione sta  predisponendo una diffida all’Eni

Nelle acque della diga del Pertusillo, secondo le ultime analisi effettuate, non è stata riscontrata la presenza di idrocarburi, nonostante un episodio di sversamento da una cisterna avvenuto nei giorni scorsi e per il quale l’Asi aveva invitato l’Eni a intervenire. Proprio per questo gli uffici regionali, su richiesta del presidente Pittella, stanno preparando una diffida nei confronti del colosso petrolifero. La Regione Basilicata e l’Arpab – con il  coordinamento e la supervisione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) – avvieranno comunque un piano straordinario per il controllo dell’invaso: saranno poste in essere una serie di attività, fra cui il campionamento della qualità dell’acqua ed il riconoscimento della specie delle alghe, ma saranno anche anticipati i tempi per le analisi sulla potabilizzazione, così come per il censimento di tutti gli scarichi, a partire da quelli delle aziende agricole.
E’ quanto emerso questa mattina a Potenza, dal tavolo di lavoro presieduto dal presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella e dall’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono, per fare il punto sulle attività di monitoraggio e controllo eseguite in queste settimane da Arpab sulle acque della diga del Pertusillo. Alla riunione hanno partecipato funzionari e dirigenti del Dipartimento Ambiente e della Presidenza della giunta regionale, rappresentanti dell’Arpab – fra cui il direttore generale Edmondo Iannicelli – ed anche il coordinatore dell’Ispra, Fabio Pascarelli, uno dei maggiori esperti in Italia di siti contaminati.
Dopo che il direttore generale dell’Arpab ha chiarito che “da tutti i controlli fatti finora, su impulso delle forze dell’ordine o dei sindaci dell’area, non è risultato che nel laghetto o nella diga del Pertusillo ci fosse inquinamento da idrocarburi”, la Regione Basilicata ha chiesto all’Ispra “di avviare comunque uno studio sul funzionamento dell’impianto petrolifero del Cova”, così come “sulla situazione dei pozzi dismessi presenti nel territorio, per capire , con chiarezza scientifica se esista realmente un collegamento tra l’attività complessiva e la presenza di materiali inquinanti o delle macchie di colore scuro che stanno creando allarme tra la popolazione”.
Allo stesso tempo, però, viene considerata con maggiore convinzione l’ipotesi – avvalorata dalle analisi già effettuate negli anni dall’Arpab – che la presenza di sostanze come azoto o fosforo sia determinata da fattori legati all’attività antropica (da quella agricola a quella di depurazione) e non quindi ad attività estrattive. Lo hanno ribadito, nel corso della riunione, gli stessi tecnici dell’Arpab, spiegando che “il fenomeno  si è verificato in altre situazioni già nel 2010: in quel caso, dopo le analisi, non erano state riscontrate evidenze di contaminazione di tipo chimico correlabili ad attività industriali, ma era  stato registrato, invece, uno sviluppo abnorme di materiale algale, determinato da fattori legati all’attività antropica, ma anche al repentino cambio di temperature e quindi alle condizioni climatiche. Tra il 2014 e il 2015, nell’ambito del progetto Ecosistemi della val d’Agri, che prevedeva una definizione di tipo qualitativo dei corpi idrici lago e fiume Agri a monte del Pertusillo – ha aggiunto l’Arpab – è stata riscontrata presenza di fosforo, che proviene da attività agricole o da depurazione. La colorazione scura – ha evidenziato l’Agenzia- deriva da una proliferazione abnorme di alghe, che nella fattispecie può essere stata innescata dalla presenza di nutrienti, così come da bruschi cambi di temperature. E’ un fenomeno che ciclicamente si ripeterà, perché del tutto naturale”.

Il governatore Pittella a conclusione della riunione ha detto: “Esistono due questioni: una riguarda lo sversamento da una delle quattro cisterne all’interno del Cova, l’altra le macchie colorate sulle acque della diga del Pertusillo. Sul primo punto vogliamo capire se c’è stata l’inosservanza da parte di Eni delle prescrizioni del Comitato tecnico regionale (Ctr), che prevedevano la realizzazione di sottofondi nei quattro serbatoi entro il 2017 e stiamo già predisponendo una diffida, affinché si attivi immediatamente a farlo. L’altra vicenda – ha evidenziato il presidente – riguarda la diga del Pertusillo. Dalle analisi possiamo escludere la presenza di idrocarburi, nonostante l’episodio dello sversamento da una delle cisterne, nel frattempo l’Arpab con Ispra sta continuando le indagini per comprendere fino in fondo le cause dei cambiamenti cromatici, che si verificano in generale su tutti i grandi invasi del mondo e non solo della Basilicata. E’ stata riscontrata, invece, la presenza di un’alga, di cui cercheremo la nature e l’origine, che potrebbe essere addebitata agli sversamenti impropri che provengono dall’agricoltura. Sono state fatte tra l’altro ulteriori indagini che ci dicono che l’acqua è assolutamente potabile. Una volta ottenuti tutti i risultati saremo in grado di agire. Lo faremo in fretta, perché esiste un problema di credibilità nel rapporto tra noi e i cittadini. Non faremo sconti a nessuno ed andremo avanti.

Il SOPRALLUOGO DELL’ON. COSIMO LATRONICO

“La gestione dei sistemi di monitoraggio e controllo degli invasi lucani a partire da quello del Pertusillo va fatta con rigore e sistematicità, approfondendo tutte le componenti e le cause delle evidenti alterazioni.
A vista la diga del Pertusillo si presenta in uno stato di grave ed allarmante degrado a cui è urgente porre rimedio. Non ci sono più le acque cristalline di un bacino idrico che colpiva per splendore e brillantezza alimentato da decine di sorgenti provenienti dai monti del parco della Val d’Agri”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (DI) al termine di un sopralluogo sulla diga del Pertusillo, alla presenza degli amministratori dell’area. ” Continuo a ritenere che siano valide le osservazioni del presidente della commissione parlamentare speciale dei rifiuti, Alessandro Bratti , che sollecita l’assunzione di responsabilità da parte di organismi nazionali come l’Ispra muniti di competenza e strumenti all’altezza delle problematiche che presenta il più grande centro petrolifero europeo. Bisogna superare la sproporzione che c’è oggi tra le reali capacità di controllo e l’enorme complessità e vastità dei fenomeni e dei processi da osservare. Superare la fase della improvvisazione e della inadeguatezza costruendo un sistema di monitoraggio pervasivo e capaci di prevenire fenomeno di degrado e di alterazione delle matrici ambientali. In questo senso incalzeremo il governo nazionale ed il ministro dell’Ambiente”.

Potenza 24 febbraio 2017

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