…e, di certo, per quanto aveva fatto per un progetto rimasto incompiuto, finito sotto la spada dei sicari,armati dalla nobilltà locale, avrebbe puntato il dito per quanti a futura memoria hanno via via eroso, o stanno per farlo, per ridimensionare quella collina ormai difesa da pochi. E Michele Morelli per il circolo di Legambiente di Matera ritorna sulle modifiche al regolamento urbanistico, sul consumo di suolo non compensato dai capannoni dismessi delle aree Paip, e dalla prassi mai accantonata di passare da una variante all’altro per sbancare, demolire, magari (chissà) fino a colmare il fossato dell’antico maniero con una ”artistica” (si fa per dire) recinzione in calcarenite abbellita da faretti a led e dispositivi di impronta stellare con tanto di QR Code. C’è poco da ironizzare, ricordando, un celebre e sconsolato commento del senatore e consigliere comunale Emanuele Cardinale ( Pci) che aveva condannato la pratica del ricorso alle variante che avevano riempito la città ”come un uovo” ( eravamo agli inizi degli anni ’90) con il rischio di cementificare l’ultimo spazio disponibile che era piazza Duomo.
E a leggere la lunga e dettagliata nota di Michele Morelli il rischio che si prosegua con quella china c’è tutta, tra le maglie del regolamento urbanistico, e con un consumo di suolo che è fuori luogo visto il calo demografico. Piuttosto si potrebbe andare avanti con il piani di recupero, con la rigenerazione urbana di fabbricati da mettere a norma, il restauro e la creazione di servizi per una comunità che è cambiata. Serve un disegno di città che tuteli spazi verdi, di incontro, utilizzando le macchine movimento terra per gestire meglio quello che si ha. E il conte GiovanCarlo Tramontano, piaccia o no, come il ” Generale” di Francesco De Gregori, difese fino all’ultimo la collina del castello.
LA NOTA DI MICHELE MORELLI
Il consumo di suolo : No alla variante urbanistica delle aree verdi pertinenziali della collina del Castello, No alle modifiche del regolamento urbanistico.
“Senza il suolo saremmo morti”, così Paolo Pileri, docente di Pianificazione urbanistica al Politecnico di Milano, commentava in un intervista di qualche anno fa sulla mancanza nel nostro paese di una legge sul consumo del suolo.
L’Europa e l’Onu ci richiamano alla tutela del suolo e ci chiedono di azzerarne il consumo entro il 2050, ma anche di allinearlo alla crescita demografica e di non aumentare il degrado del territorio entro il 2030.
Non credo sia possibile traguardare questi obiettivi con le leggi e i piani urbanistici che abbiamo (pensate alla legge regionale sul piano casa o al nostro regolamento urbanistico approvato qualche anno fa dall’attuale amministrazione) .
Diciamo che un buon obiettivo sarebbe non peggiorare la situazione dotandosi al più presto di una legge di tutela dei suoliche affronti il tema della rimozione dell’urbanizzato o azzeramento dell’edificabilità.
Che fermi subito il consumo di suolo fuori misura e fare spazio alla sola rigenerazione delle aree dismesse e dei patrimoni edilizi non utilizzati.
Un nuovo modello di regolamentazione maggiormente incline a considerare prioritari i processi di riuso e sostituzione edilizia senza consumo di nuovo suolo orientato a garantire una più netta perimetrazione dei margini di confine dei centri abitati, configurando l’espansione edilizia come “eccezione”.
L’argomento sembra per il momento estraneo alla politica, nonostante che la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi sia inserita nella nostra Costituzione.
La necessità di attuare interventi di rigenerazione urbana, territoriale ed edilizia, che non si limitino ad una attività di manutenzione del tessuto edificato e del territorio o di sola riqualificazione energetica e anti-sismica del patrimonio immobiliare, ma si spingano più in profondità in grado di operare profonde trasformazioni dell’ assetto urbano, ecosistemici e sociali.
L’esigenza non più rinviabile di predisporre una legge nazionale per il contenimento del suolo è prevista tra le riforme del PNRR e che ancora tarda ad essere approvata. Un quadro di azioni sinergiche che, in linea con gli obiettivi dell’agenda globale per lo sviluppo sostenibile, dovrà garantire la protezione e il recupero della qualità del suolo, il ripristino dei terreni degradati
e l’arresto dell’impermeabilizzazione del suolo. L’azzeramento del consumo di suolo, considerato una misura chiave per l’adattamento ai cambiamenti climatici, dovrà avvenire sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani.
Il riuso, la rigenerazione urbana e il contenimento, dovrebbero costituire princìpi fondamentali della materia di governo del territorio. Un insieme coordinato di azioni volte alla salvaguardia e alla gestione dei paesaggi urbani e periurbani, come definite all’articolo 1, lettere d) ed e), della Convenzione europea sul paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre 2000, ratificata ai sensi
della legge 9 gennaio 2006, n. 14.
Interventi paesaggistici, urbanistici ed edilizi nelle aree urbanizzate, che determinino un consumo di suolo a saldo zero, che sviluppano e migliorano la dotazione di servizi primari e secondari, la residenza sociale, l’innalzamento del potenziale ecologico e ambientale, l’efficienza energetica, la gestione delle acque a fini di invarianza idraulica e di riduzione dei deflussi.
I dati aggiornati sul consumo di suolo in Italia ci dicono che il consumo di suolo “non solo non rallenta, ma a partire dal 2021 riprende a correre con maggiore forza”, si veda il rapporto 2023 “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici ” pubblicato dall’ISPRA.
Ciò significa paesaggi urbani e periurbani che continuano ad essere “predati”, servizi ecosistemici che seguitano a subire trasformazioni, maggiori rischi di dissesto idrogeologico, meno prevenzione e mitigazione, perdita di biodiversità.
Secondo gli ultimi rapporti sull’ecosistema urbano di Legambiente, la nostra città risulta ai primi posti della graduatoria nazionale se si tiene conto del rapporto consumo suolo/residenti – urbanizzazione/residenti.
Se non si mette mano alla legge regionale 25/2009 “piano casa”, legge stabilizzata nel 2019 (l’INU la definì un obbrobrio giuridico)e al Regolamento Urbanistico 2021 il quadro potrà solo peggiorare. Ricordiamo le aree urbane prossime alla trasformazione
edilizia contenute nel RU2021 (oltre 60 ettari) : serra Rifusa, via Montescaglioso, Tre Pini, Parco di Serra Venerdì, Centro Direzionale, Via dei Messapi …
Previsioni RU2021
Serra Rifusa Via Montescaglioso Tre Pini Parco Serra Venerdì Centro Direzionale Via dei Messapi
Ricordiamo gli interventi che hanno compromesso il paesaggio periurbano per affetto anche (e non solo) della legge regionale n.25/2009 piano casa2 : in Via Gravina, Aia del Cavallo, Contrada Scattolino … via Gravina Aia del Cavallo Contrada Scattolino
L’impermeabilizzazione del suolo, ovvero la copertura permanente di parte del terreno con materiali artificiali (quali asfalto o calcestruzzo), costituisce la forma più evidente e più diffusa di copertura artificiale.
Questa premessa ci dà l’occasione per segnalare un ultimo provvedimento che questa amministrazione si presta ad assumere con l’ennesima variante urbanistica su aree verdi pertinenziali e/o interstiziali per realizzare parcheggi/box privati.
Questo tipo di scelta, divergente da quella ormai consolidata a livello nazionale ed europeo, finisce per incentivare l’ulteriore artificializzazione, produce consumo di suolo e perdita di servizi ecosistemici.I parcheggi/box, cosiddetti “pertinenziali”, che si intendono realizzare lungo la salita di via LaNera interessa un’ampia area verde “interstiziale”, parte integrante della collina Castello e dunque del parco della collina del “Lapillo”.
Secondo la normativa attuale queste aree hanno un valore ambientale intrinseco e costituiscono specifici riferimenti paesaggistici ed ecosistemici. Gli interventi ammessi dall’attuale normativa sono di tipo conservativo. Si vuole, in sostanza,con una “variante urbanistica” continuare a perforare e cementificare la collina così come ha fatto la precedente amministrazione, adoperando la stessa retorica della riqualificazione a “impatto 0”. Sottovalutando, ancora una volta, il dissesto non solo della collina ma dell’intero sistema di drenaggio delle acque che rischia di travolgere gli antichi
rioni Sassi.
Negli ultimi cinquant’anni si è proceduto alla cementificazione quasi totale delle colline sovrastanti la città antica ( la collina di Chiancalata, di Caropreso, di LaNera, del Lapillo, di Macamarda e del Cimitero monumentale) . Aree fragili e vulnerabili. Il dibattito sulle regole urbanistiche non può più prescindere dalla sostenibilità, concreta e non solo annunciata, che possa
diventare il principio ispiratore della pianificazione urbanistica e della trasformazione edilizia e non il grande contenitore di ogni azione di “green washing” nel quale sono annegati molti dei programmi e progetti urbanistici degli ultimi anni.
Legambiente dice No alla variante urbanistica che intende trasformare queste aree verdi pertinenziali e/o interstiziali a favore della nuova frontiera della speculazione.
Matera, 15/02/2024
M.Morelli – Legambiente circolo di Matera