E sì sono 30 anni dalla sua istituzione e per il Parco del Pollino la ricorrenza sarà ricordata a Rotonda ( Potenza) con un convegno in programma il 15 novembre, alle 16.30, presso il cineteatro comunale sul tema ” Passato, presente e futuro i trent’anni del parco del Pollino”. “Sarà un momento – è riportato sulla pagina social del Parco- per raccontare le principali attività , gli importanti riconoscimenti ottenuti come quello di Geosito Unesco, i progetti di tutela, protezione e sviluppo sostenibile oltre che il legame con le comunità di Basilicata e Calabria. Sul palco, intervistati da Margherita Sarli, si alterneranno più voci per un racconto corale di trent’anni di storia, mentre si dibatterà sul futuro in un talk dedicato con i rappresentanti istituzionali delle due Regioni, del Ministero dell’Ambiente e di Federparchi.Durante l’evento inoltre, verrà presentato il Fotolibro realizzato in occasione dell’anniversario e la mostra allestita presso l’Ecomuseo del Parco che ospiterà gli scatti più significativi fino alla fine del mese. A seguire è previsto il concerto folk di musica popolare Radio Lausberg” .
Fin qui il programma del convegno, ricordando il lavoro preparatorio fatto 20 anni prima per arrivare alla istituzione. Fu il WWF nel febbraio del 1968, ad avanzare la “Proposta di un Parco Nazionale Calabro-Lucano del Pollino”. Richiesta accolta dal Cnr, che nel 1970, incaricò un gruppo di naturalisti , e tra questi Franco Tassi, Fulco Pratesi e Valerio Giacomini, di elaborare un “Piano d’assetto naturalistico territoriale ”. E con loro ricordiamo l’apporto propositivo di Mario Tommaselli, naturalista che con Franco Tassi aveva spinto per istituire quel parco e successivamente anche quello regionale delle chiese rupestri del Materano, istituito il 3 aprile 1990. Il resto è storia d’oggi tra tutela, promozione e periodiche lamentele da parte di residenti e operatori di quello che si potrebbe fare e non si riesce o non si vuole fare. Il ”massiccio” è una risorsa per Basilicata e Calabria, ma va rispettato guardando e con lungimiranza a un turismo di prossimità, senz’altro gestibile. A confermarcelo un appassionato dei luoghi come il fotografo naturalista e amante delle tradizioni, Gaetano Plasmati, pronto a inerpicarsi tra monti e tratturi anche in bici.
” In 30 anni- dice Plasmati- nel Parco on è cambiato molto, la natura è presente. Ma andrebbero attenzionati i problemi di sempre ed è il caso di infrastrutture materiale, come le strade, o immateriali dalla banda larga alla telefonia a servizi di pubblica utilità, tagliati o ridimensionati a causa della logica dei numeri…che alimentano spopolamento ed emigrazione nei piccoli centri del Parco. Restano le attrattive paesaggistiche e naturalistiche del Parco, ma vanno migliorati la fruizione della sentieristica, non sempre tracciata, e poi potenziati i servizi di soccorso che ci sono, ma non in alcuni luoghi che è difficile da raggiungere se non si è esperti. C’è ancora tanto da fare sul piano della organizzazione dell’offerta, valorizzando e promuovendo meglio la fruizione di risorse e attrattive ambientali, dell’escursionismo, dell’artigianato, della gastronomia e delle tradizione, come le feste. Occorre lavorare sul turismo di prossimità delle regioni vicine, che è continuo e meglio gestibile. Dubito che possano venire dal Giappone o dalla Finlandia sul Pollino. Serve una politica organica dei piccoli passi, ma con una visione di insieme tra due regioni, per mantenere la presenza dell’uomo nell’area del massiccio. Su questo c’è tanto da fare, per evitare lo spopolamento e creare opportunità di lavoro concreto e continuo per i giovani”.
Concretezza e lungimiranza per evitare, ironia a parte, che il Pino Loricato- simbolo del Parco- resti coricato sui pendii… Un invito a politica, enti, a darsi una mossa, come continua a ripetere continuamente il cibosofo Federico Valicenti da Terranova. Le elezioni regionali sono dietro l’angolo. E prima di quella data serve mettere mano alla coscienza e al portafogli…
dal sito www.parcopollino.it
Il Parco Nazionale del Pollino si estende su 192.565,00 ettari di terreno ed è posto a cavallo tra due regioni, la Basilicata, detta anche Lucania, e la Calabria. Inoltre spazia dal mar Tirreno allo Jonio, da Cozzo del Pellegrino a Serra Dolcedorme, dai Piani di Campolongo, di Novacco, e di Lanzo, ai Piani del Pollino, dai fiumi Argentino e Abatemarco, alle gole del Lao e del Raganello, ai torrenti Peschiera e Frido. L’intera zona del Pollino è formata dai Massicci del Pollino e dell’Orsomarso. La catena montuosa che fa parte dell’Appennino meridionale a confine con la Basilicata e la Calabria vanta le vette più alte del Sud Italia le quali rimangono innevate per un lungo periodo che inizia a partire dal mese di novembre e finisce nel mese di maggio con lo sciogliersi della prima neve. L’altezza delle sue vette arriva a quota 2.200 mt slm. L’area naturale che gode di un ampio prestigio è composta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine architettonica, di dirupi, di gole molto profonde, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli posti ad alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali e di massi erratici.